sabato 20 febbraio 2010

Il Mito sparente

E' sorprendente come, a volte, accadono delle cose che ti rimangono in testa. Ed è ancora più sorprendente come, quando qualcosa ti rimane in testa, subito dopo accade qualcos'altro e poi qualcos'altro ancora e poi ancora, fino a quando non ti formi un'opinione su un concetto. Ecco allora che scatta il post sul blog.

L'altro giorno, eravamo fuori dalla chiesa del Ringo, dopo aver assistito alla celebrazione del Mercoledì delle Ceneri. Classiche frasi: cosa facciamo, dove andiamo, dai facciamo qualcosa! Io e Sandro allora scattiamo insieme nella (per noi assolutamente classica) litania fanciullesca alla Jim Morrison: "Dai! Fondiamo una religione! Dai, dai! Di più, di più!". Federica, che era li accanto a noi, ci ha presi per pazzi. Io me ne sono accorto ma poi la pioggia ci ha impedito di parlarne. La cosa mi è tornata in mente ieri, mentre guardavo questo video sul sito del Fatto Quotidiano:




Vi consiglio di guardarlo direttamente dal sito del MisFatto perché c'è la versione completa. Anzi vi consiglio di guardare anche la sezione dal titolo "Il barzellettiere": semplicemente inquietante.
Comunque....

Stavo dicendo, guardo questo video e mi viene in mente quella situazione davanti al Ringo nonché alcune altre cose che racconterò a breve. Penserete che sono pazzo e che non ho niente da fare (e non ci andreste lontani), però la cosa ha un senso. Il video di Verdone, infatti, parla della decadenza del Mito nella nostra società. Carlo racconta di come, un giorno (fine anni sessanta), gli sia capitato di incontrare per strada Gian Maria Volontè (se non sapete chi è Gian Maria Volontè allora è inutile che continuate a leggere questo post... no scherzo!) e di come si sia avvicinato, rispettosamente e timorosamente, per fargli i complimenti. Subito dopo, fa un parallelo con un episodio in cui la situazione si capovolge: questa volta è lui l'attore famoso che viene avvicinato da un fan. Solo che questa volta il fan è un burino romano che praticamente aggredisce Carlo e lo costringe a telefonare ad un amico per fargli una delle sue classiche voci. Carlo racconta anche di un episodio che vede protagonista Alberto Sordi e fa notare, con un atteggiamento abbastanza auto-ironico, come da Gian Maria Volontè e Alberto Sordi si sia "scesi" a Carlo Verdone nella classifica del Mito.

E allora qui cominciano le associazioni di idee. Intanto ho pensato subito a come, pochi anni di distanza tra me, Sandro e Federica, possa comportare una differenza, a volte anche notevole, nel linguaggio e nei punti di riferimento culturali, magari anche solo nell'ambito del mondo dello spettacolo. Se chiedi a qualcuno della mia età se ha visto il film "The Doors" (o se conosce almeno Jim Morrison) penso che una buona percentuale risponderà di si e avrà presente la scena di cui sopra. Già pochi anni e la percentuale si abbassa. Questo ovviamente, di per se non significa nulla. E' ovvio che, nello scorrere degli anni, i modelli culturali, le icone e (appunto) il Mito si modifichino e si evolvano. Inoltre, a parità di età, tutto dipende anche dall'ambiente culturale in cui si è cresciuti, dalle persone che si è frequentate, dalle esperienze. Non si può essere troppo superficiali. Penso però che una cosa sia innegabile. Il Mito, inteso come modello culturale, come riferimento, come avanguardia, come agente che modifica la realtà e la rende più ricca, non si sta solo modificando. Sta sparendo.

Verdone fa notare come, nella società attuale, la visibilità viene data ai "senza talento". E qui mi viene in mente un'altra cosa su cui ho ragionato un po' di recente: il trailer del film "Genitori & Figli, agitare bene prima dell'uso". Penso che ce l'avrete tutti presente: quel film in cui Andrea Facchinetti, nella parte del figlio, dichiara "Sei milioni di italiani guardano il Grande Fratello! Siamo tutti dei coglioni?" e i suoi genitori, Michele Placido e Margherita Buy, gli rispondono in coro un sonoro "SI!". Al di là della speculazione ricorsiva da parte del mondo dello spettacolo, che è capace di criticarsi e prendersi in giro, solo ed esclusivamente per incrementare ancora di più gli introiti senza alcuna volontà di cambiamento effettiva, sicuramente questa scena fa riflettere. Forse sono io che frequento molte persone che non fanno altro che parlare di Grande Fratello, di Mauro, Veronica e altri che non so assolutamente chi siano, però è innegabile che in Italia negli ultimi anni fra i ragazzi e le ragazza della mia età o più piccoli non ci sia molto di cui parlare se non di quello. Quali altri modelli, quali altri Miti vengono forniti?

Prendiamo ad esempio il festival di San Remo, che ovviamente io sto boicottando e ignorando con tutte le mie forze (non che ci sia bisogno di un grosso impegno). Come tutti sappiamo, Morgan è stato cacciato e gli è stato impedito di partecipare al festival per aver fatto una battuta (sicuramente infelice) sul suo consumo abituale di cocaina. Io lo chiamerei il festival di San Ipocrisia ovviamente ma non è questo il punto. Il punto è che, mentre un cantautore con un innegabile talento (naturalmente non è che Morgan sia un genio ma lo sto prendendo come esempio perchè il caso è noto) è stato escluso dal festival per un motivo opinabile, assolutamente nessuno si è opposto, o sta discutendo (parlo di un'attenta analisi della situazione e non del gossip), sul fatto che Emanuele Filiberto abbia avuto la possibilità di presentarsi sul palco dell'Ariston, insieme a Pupo, come se fosse un vero artista quando invece non è assolutamente nessuno. Tanto è vero che, almeno, hanno avuto la decenza di buttarli fuori subito. (EDIT: O mio Dio, mi hanno appena detto che sono stati ripescati e sono in finale! Che vomito.)

E di questi episodi potrei raccontarne infiniti. La verità purtroppo è che, come dice Verdone, il nostro è un mondo di "senza talento" e in realtà, se ci pensate, la definizione si estende non solo al
mondo dello spettacolo. Prima c'era Moro, De Gasperi, Sturzo, Pasolini, Bobbio, Sciascia, Biagi, De Andrè, Rino Gaetano. Ora chi c'è? Calderoli? Vespa? Emanuele Filiberto? Un altro paio di decenni e non avremo più Miti veri grazie ai quali emozionarci, riflettere, analizzare il mondo e renderlo migliore.