giovedì 18 settembre 2008

Fare in modo che Thunderbird utilizzi Firefox come browser predefinito

La verità è che non sono mai riuscito a far aprire a Thunderbird un maledetto link! O quanto meno credo che in un passato remoto questo sia successo ma è da parecchio tempo, probabilmente dopo una delle mie riformattazioni periodiche, che la mitica aquila (o quello che cavolo è) non ne vuole sapere di lanciare un browser qualunque quando clicco su un link.
Era un po' che cercavo una soluzione e finalmente l'ho trovata qui:

http://www.ilnissardo.com/programmi/firefox/thunderbird-non-apre-i-link-http-in-ubuntu-ecco-la-soluzione/

dove a sua volta si rimanda a qui:

http://ubuntuforums.org/showthread.php?p=3356507#post3356507

In poche parole niente di più semplice (quando uno lo sa):

  • dal menù Modifica cliccare su Preferenze.
  • andare su Avanzate e poi su Generali
  • cliccare su Editor di configurazione
  • tasto destro e poi Nuovo -> Stringa
  • inserire come nome network.protocol-handler.app.http
  • e poi come valore /usr/bin/firefox
... non c'è neanche bisogno di riavviare Thunderbird!

sabato 9 agosto 2008

Eseguire VLC 0.9.0 da root su Gentoo

So che non è una abitudine corretta ma su tutte le mie macchine utilizzo sempre e soltanto l'utente root. Questo mi permette di non dover digitare centinaia di volte la stessa password e di avere un controllo completo sulla mia macchina. Inoltre in questo modo ci si abitua a pensare sempre due volte prima di fare qualcosa il che non è male anche in altri ambiti.

Ogni tanto però sorgono dei problemi. L'altro giorno ad esempio ho avuto modo di utilizzare sul pc di un amico la nuova versione di VLC (0.9.0) e ho scoperto con mio sommo piacere che essa permette di visualizzare una barra di navigazione dei contenuti anche in modalità fullscreen. Era una delle poche cose che mi facevano veramente arrabbiare in VLC per cui ho pensato di installarla subito smascherando il corrispondente pacchetto in portage. Direte voi qual'è il problema?

Il problema è che, sorpresa delle sorprese, gli sviluppatori di VLC hanno pensato bene si inserire in questa nuova versione una fantastica porzioncina di codice che impedisce a root di eseguire il programma. La porzioncina di codice è questa:

if (geteuid () == 0)
{
fprintf (stderr, "VLC is not supposed to be run as root. Sorry.\n"
"If you need to use real-time priorities and/or privileged TCP ports\n"
"you can use %s-wrapper (make sure it is Set-UID root first and\n"
"cannot be run by non-trusted users first).\n", ppsz_argv[0]);
return 1;
}

e si trova nel file src/vlc.c.

Lasciando perdere l'arrabbiatura voglio solo riportare due motivi per cui questa scelta da parte degli sviluppatori VLC mi sembra una emerita stupidaggine:
  1. In questo modo si impedisce all'utente root di fare qualcosa in nome della sicurezza. Questo è assolutamente assurdo e va contro ogni definizione di superutente che su una macchina linux dovrebbe avere pressappoco gli stessi poteri di Dio. Invece in questo modo un utente normale può fare qualcosa che root non può fare. Inconcepibile.
  2. Inoltre si va contro la stessa filosofia di Linux che è basata sul concetto della scelta. Se io voglio essere costantemente root sulla mia macchina sicuramente non devono impedirmelo gli sviluppatori di VLC. Al massimo possono mettere un warning che io provvederò ad ignorare dato che tutti i possibili problemi di sicurezza che utilizzare VLC da root può comportare si possono evitare in altri modi come settando un buon firewall sulla rete interna. Inoltre se devo utilizzare VLC solo per vedere ogni tanto qualche DVD non credo che questi problemi siano effettivamente tanto gravi da comportare questa limitazione.
Al di là di tutto, comunque, questa macabra scoperta mi ha permesso di imparare qualcosa di nuovo su Gentoo quindi in fondo posso solo essere contento. In particolare ho imparato meglio a realizzare un overlay con un ebuild personalizzato e soprattutto a prevedere una patch per il codice sorgente applicandola al momento dell'esecuzione di emerge.
Ho seguito strettamente la guida http://gentoo-wiki.com/HOWTO_Create_an_Updated_Ebuild di cui riporterò i passaggi principali adattandoli al mio caso.

Per prima cosa è necessario settare la directory nella quale vogliamo realizzare l'overlay:
mkdir -p /usr/local/portage && echo 'PORTDIR_OVERLAY="/usr/local/portage"' >> /etc/make.conf
Successivamente si individua l'ebuild del pacchetto che si vuole modificare e lo si copia nella nuova directory:
cp /usr/portage/media-video/vlc/vlc-0.9.0_beta3.ebuild /usr/local/portage/media-video/vlc/xchat-2.0.9.ebuild 
Conviene utilizzare la stessa versione perchè l'ebuild dell'overlay avrà sempre precedenza su quello del portage tree standard ma si avrà comunque la possibilità di rendersi conto di ulteriori aggiornamenti e scegliere di effettuarli. Sarebbe stato necessario smascherare il pacchetto ma io lo avevo già fatto in precedenza.

Affinchè la patch venga applicata è necessario creare una directory files nella stessa directory dell'ebuild e copiarvi dentro tutti i file necessari. Nel nostro caso l'unico file sufficiente è la patch. Per creare quest'ultima non ho fatto altro che scompattare l'archivio di VLC presente in /usr/portage/distfiles/, copiare il file src/vlc.c in src/vlc.c.orig, modificarlo commentando la porzione di codice suddetta e creare il file delle differenze:
diff -u vlc.c.orig vlc.c > my-new-patch.patch
Successivamente ho copiato in files la patch e ho inserito nell'ebuild la direttiva che dice al portage di applicarla:
cd "${S}/src"
epatch "S{FILESDIR}"/my-new-patch.patch
aggiungendola prima della parentesi graffa finale nella sezione src_unpack().

Una volta che si è fatto digerire a portage il nuovo ebuild tramite il comando:
ebuild /usr/local/portage/media-video/vlc/vlc-0.9.0_beta3.ebuild digest
si è pronti per effettuare il nuovo emerge che compilerà VLC con l'inutile controllo di sicurezza disabilitato. Voglio solo concludere facendo notare come Gentoo si dimostri anche una volta essere la migliore distribuzione esistente dato che mi permette di modificare il codice sorgente di un software secondo le necessità mantenendo però la nuova versione all'interno del sistema di gestione dei pacchetti. Meravigliosamente elegante direi.

domenica 8 giugno 2008

Gomorra: una sinfonia sulla tristezza


Crudo, drammatico, autenticamente reale. Solo così può essere definito Gomorra il recente film di Matteo Garrone tratto dall'omonimo libro di Roberto Saviano già vincitore del Premio Viareggio come miglior opera prima. Il capolavoro di Garrone segue le fortune del libro e viene premiato a Cannes col Gran Premio della Giuria pur meritando ampiamente secondo il parere di molti il premio come miglior film.
Gomorra è una musica, una sinfonia che intreccia e alterna generi musicali differenti sotto forma di arte cinematografica. Ci sono le melodie spirituali alla Lou Redd, il pesante industrial gotic tipico dei più vecchi Marilyn Manson e pezzi blues moderni alla Ryan Adams, il tutto scandito da una regia sempre attenta ai movimenti di camera e all'estetica delle inquadrature. Non c'è niente di più simile alla tristezza perfetta di Lou Reed che la scena del commiato tra Totò e il suo amico di sempre che si salutano con un bacio dopo essersi promessi di non indugiare nell'uccidersi a vicenda nella guerra tra gli scissionisti e il clan di Don Lauro che impazza a Scampia: una guerra i cui colpi di mitra, di pistola, di kalashnikov rimbombano pesantemente nel cervello dello spettatore ancora più potenti dei colpi di batteria sintetica tipica della musica del reverendo Manson. Sono più un allegro ma malinconico blues alla Ryan Adams i camion pieni di scorie tossiche che, guidati da ragazzini forse inconsapevoli ma sicuramente eccitati per il compito affidatogli, riverseranno il loro pestilenziale contenuto nelle ferite della terra campane, nelle cave che diventeranno il loro segreto nascondiglio: "com'è rovinata questa campagna, tutta piena di fossi" dirà una vecchietta al giovane Roberto donandogli un cesto di pesche putride prima che lui decida di abbandonare quel lavoro che rende anche i frutti della terra immondi e immangiabili.
E salterebbero sicuramente alla mente dello spettatore altri accostamenti musicali da riportare se, man mano che la sinfonia procede, la verità del film non si stagliasse incontrovertibile contro un'orizzonte illuminato dalle luci dell'alba. Quello stesso orizzonte che in una mattina d'estate come tante altre vede la morte di Marco e Ciro, due ragazzi cresciuti nel mito di Tony Montana detto Scarface, freddati dai casalesi perchè avevano osato "avere le palle".
Ed eccola la verità che Garrone ci rivela, eccola in tutta la sua cruda, drammatica, autentica realtà: la Camorra prima fabbrica sogni e poi li uccide, prima genera persone tristi e poi li distrugge, prima produce miseria e poi ti toglie anche quella.

sabato 12 aprile 2008

Installazione Netgear WG111v2 su Gentoo AMD64

Purtroppo non sono ancora riuscito a fare funzionare la dannata scheda wireless PCI del mio dannato notebook ovvero una Broadcom BCM4318 che a quanto pare presenta l'unico chipset per cui il driver è dichiarato instabile. Per questo ho dovuto optare per l'adapter USB Netgear WG111v2 che mi hanno fornito insieme al router acquistato di recente. Per installare e configurare il tutto ho seguito la seguente procedura.
Inserendo l'adapter in una porta USB libera e lanciano lsusb sono andato a visualizzare le caratteristiche del dispositivo:

Bus 001 Device 008: ID 0846:6a00 NetGear, Inc. WG111 WiFi (v2)

Google mi ha quindi permesso di scovare le pagine che mi hanno aiutato nella configurazione:

http://forums.gentoo.org/viewtopic-t-575253.html?sid=dff3ca147eb5584389fc00d2a1d0bc3b
http://gentoo-wiki.com/HARDWARE_rtl8187

Riassumendo esiste un driver funzionante nel kernel dalla versione 2.6.23 e precisamente è il modulo rtl8187 che ha bisogno naturalmente dello strato mac802.11. Ho quindi configurato il kernel come di seguito:

Networking --->
Wireless --->
-*- Improved wireless configuration API
[*] nl80211 new netlink interface support
-*- Wireless extensions
<*> Generic IEEE 802.11 Networking Stack (mac80211)
[ ] Enable debugging output
< > Generic IEEE 802.11 Networking Stack

Device Drivers --->
[*] Network device support --->
Wireless LAN --->
Realtek 8187 USB support
[*] Misc Devices --->
EEPROM 93CX6 support

[*]Cryptographic API
<*>ARC4 cipher algorithm
Library routines

---CRC32 functions

Successivamente ho semplicemente configurato il sistema in modo da effettuare l'autenticazione alle mie reti wifi preferite in maniera automatica. Per prima cosa:

ln -s /etc/init.d/net.lo /etc/init.d/net.wlan0

Successivamente ho modificato il file /etc/conf.d/net nel modo seguente:

config_wlan0=( "dhcp" )
key_ESSID1=( "chiave_in_formato_esadecimale enc open" )
key_ESSID2=( "s:chiave_in_formato_ascii enc open" )
preferred_aps=( "ESSID1" "ESSID2" )
associate_order="forcepreferredonly"

Ho notato che l'autenticazione non viene effettuata correttamente se si elimina l'ultima istruzione. Ancora da testare l'autenticazione tramite wpa_supplicant.

martedì 8 aprile 2008

Installazione RaLink RT2561/RT61 su Gentoo AMD64

Ho installato la famigerata interfaccia wireless RaLink RT2561/RT61 sulla mia gentoo box AMD64 seguendo alcune guide trovate in rete. In particolare mi sono state utili:

http://forums.gentoo.org/viewtopic-t-518601-postdays-0-postorder-asc-start-75.html
http://ubuntuforums.org/showthread.php?t=160090

Per prima cosa è necessario configurare opportunamente il kernel:

Networking --->
Wireless --->
< > Improved wireless configuration API
--- Wireless extensions
< > Generic IEEE 802.11 Networking Stack (mac80211)
<*> Generic IEEE 802.11 Networking Stack
[ ] Enable full debugging output
--- IEEE 802.11 WEP encryption (802.1x)
<*> IEEE 802.11i CCMP support
<*> IEEE 802.11i TKIP encryption
<*> Software MAC add-on to the IEEE 802.11 networking stack
[ ] Enable full debugging output

Successivamente si può effettuare l'emerge del driver:

emerge -av ralink-rt61

Una volta installato il driver si può configurare il tutto affinchè all'avvio venga effettuata l'associazione con il nostro AP preferito tramite:

ln -s /etc/init.d/net.lo /etc/init.d/net.ra0

e editando opportunamente il file /etc/conf.d/net:

config_ra0=( "dhcp" )
postup() {
if [ ra0 == ${IFACE} ]; then
ifconfig ra0 mtu 1300
fi
}
modules=( "!iwconfig" "!wpa_supplicant" )

Adesso viene la parte più importante. Affinchè la nostra interfaccia si associ al nostro AP è necessario configurare il file /etc/Wireless/RT61STA/rt61sta.dat inserendo le informazioni relative:

[Default]
CountryRegion=0
CountryRegionABand=7
WirelessMode=0
SSID=ESSID DEL MIO AP
NetworkType=Infra
Channel=0
AuthMode=WEPAUTO #(nel caso di WEP)
EncrypType=WEP #(nel caso di WEP)
DefaultKeyID=1
Key1Type=0
Key1Str=CHIAVE WEP DEL MIO AP
Key2Type=0
Key2Str=
Key3Type=0
Key3Str=
Key4Type=0
Key4Str=
WPAPSK=abcdefghijklmnopqrstuvwxyz
TxBurst=0
PktAggregate=0
WmmCapable=0
APSDCapable=0
APSDAC=0;0;0;0
BGProtection=0
IEEE80211H=0
TxRate=0
RTSThreshold=2347
FragThreshold=2346
RoamThreshold=75
PSMode=CAM
TxPreamble=0
FastRoaming=0

Successivamente sarà sufficiente inserire rt61 in /etc/modules.autoload/kernel-2.6 affinchè venga caricato all'avvio.

venerdì 14 marzo 2008

Ciarrapico ovvero come mettere il prosciutto sugli occhi ai cittadini

Il finto telegiornale di Rai 1 ha appena dedicato un intero servizio al caso Ciarrapico. Botta e risposta Veltroni-Berlusconi, con quest’ultimo che addirittura ricomincia con il suo solito ritornello sui passati scempi dei comunisti. Perdono in diretta di Fini che poverino quando si parla di fascisti si punge sempre e mette le scuse avanti…
Non ho cronometrato, ma sicuramente tre minuti buoni di servizio. Solo in conclusione 3 secondi per una battuta di Di Pietro. Qual è il problema? Il problema è che quei 3 secondi sui 3 minuti totali rappresentavano l’intero contenuto informativo del servizio: la vera informazione! Ma forse la parola informazione per Gianni Riotta ha un significato tutto personale. In ogni caso ecco per sommi capi le parole di Di Pietro: “Tutti dibattono sulla presunta fede fascista di Ciarrapico ma nessuno dice che è un pluricondann…”, quasi interrotto sulla parola compromettente! Veramente vergognoso.

Solo perché per me la parola informazione ha un significato diverso do un po’ più di 3 secondi a Di Pietro per esprimere il concetto (prelevato dal suo blog):

Se c’è qualcosa di veramente sbalorditivo in questi giorni è la cecità selettiva di tutti i mezzi di informazione sulla vicenda Ciarrapico. Tutti si sono soffermati sulla nostalgia per il ventennio di Ciarrapico che, per quanto triste, appare più che altro un fatto di colore. Ma nessuno si è preso la briga di dire che questo signore è stato condannato a tre anni per la bancarotta di una sua società; che è stato nuovamente condannato con sentenza penale passata in giudicato per finanziamento illecito ai partiti e che, ciliegina sulla torta, è stato condannato a quattro anni e mezzo di carcere per il crack del Banco Ambrosiano e che, come risulta da alcuni mezzi di informazione, non avrebbe mai risarcito un solo centesimo dei danni arrecati alle parti civili, continuando per tutti questi anni a sottrarsi all’esecuzione delle sentenze.

Capisco che Di Pietro si è alleato con Veltrusconi ma almeno facciamolo finire di parlare!

Vota Sonia Alfano Presidente

giovedì 13 marzo 2008

I Incontro sociale Grilli dello Stretto

Domenica 16 Marzo i Grilli dello Stretto organizzano una serata in compagnia presso il ristorante l'Orso. Ci sarà un aperitivo con ampio buffet e sarà un'occasione importante per conoscere di persona Sonia Alfano la nostra candidata alla Presidenza della Regione Sicilia.

Tim Burton's Sweeny Todd

Tim Burton torna con uno dei suoi capolavori. Sweeney Todd, il diabolico barbiere di Fleet Street è nelle nostre sale cinematografiche ormai da due settimane e sarebbe un peccato lasciarselo sfuggire.


Burton è certamente uno dei pochi registi hollywoodiani veramente creativi e forse l’unico a risultare immediatamente riconoscibile persino ad un occhio poco attento. Anche in quest’ultima prova, sebbene per lui il musical sia una novità, se escludiamo i capolavori in stop-motion Nightmare Before Christmas e La sposa cadavere, la firma del regista è evidente. Soprattutto nei colori della pellicola, che passano dalle varie gradazioni di grigio delle atmosfere nebbiose e putrescenti di una Londra che più gotica non si può, agli sgargianti ed enfatizzati azzurro e verde dei paesaggi sognati dalla superba attrice Helena Carter (compagna del regista) che nel film recita la parte dell’innamoratissima complice del barbiere assassino, interpretato da un bravissimo Johnny Depp.

Memorabile la scena nella quale i due preparano il menù che verrà servito ai tavoli del loro ristorante discutendo sulle proprietà nutritive che le carni delle persone appartenenti alle varie classi sociali di Londra possono presentare: molti degli abitanti del quartiere verranno effettivamente sgozzati sulla poltrona del barbiere in cerca di vendetta e cucinati in un infernale forno sotto forma di succulenti pasticci di carne.

Johnny Depp, che non si aggiudica l’oscar come migliore attore protagonista vinto invece da Daniel Day-Lewis in Il Petroliere, si conferma uomo dell’ottocento per eccellenza e piazza una interpretazione magistrale, come sempre basata sulla sua eccezionale mimica, nella quale armato di rasoi d’argento ricorda immediatamente il pur sempre burtoniano Edward.

Rimpiangendo le musiche di Danny Elfman ci consoliamo con l’oscar degli italiani Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo che ci consentono di sperare che anche il talento italiano possa ogni tanto mostrare qualcosa di veramente apprezzabile.

Insomma, Burton trasforma il granguignolesco musical di Broadway in una delle meravigliose danze alle quali ci ha ormai abituato e nella quale poetici fiumi di sangue, rigorosamente rosso pastello, saranno apprezzati anche dai deboli di stomaco.

Articolo già pubblicato su www.messinanews.com.

mercoledì 12 marzo 2008

Replicanti vivi o morti?


Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di orione; e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tennhauser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia… è tempo di morire.

Sono le ultime parole di Roy Batty. Gli ultimi pensieri di un replicante, di uno schiavo, di un essere umano che poco prima di morire, a causa di un imperativo scritto nel suo stesso DNA dai suoi creatori, grida in silenzio la disperazione per non essere libero, per essere nato in catene, per essere solo la copia di un altro essere umano.

Sono parole che resteranno nella storia del cinema. I versi del più profetico film di fantascienza mai girato: “Blade Runner”, di Ridley Scott, tratto dal libro “Do the androids dream electronic sheeps?” di P.K. Dick.

Parole affascinanti, evocative, ma in fondo sono solo le parole di un film; niente più che una citazione da scrivere sul proprio blog o da inserire come firma personale su MSN per fare colpo su qualcuno. D’altra parte i replicanti non esistono e certamente quello dipinto in Blade Runner è un futuro che non si realizzerà mai.
Proviamo però a guardarci intorno. Siamo così sicuri che quel futuro non sia già il nostro presente?

Giriamo per le strade a passo svelto, con le auricolari del nostro Ipod alle orecchie, il cellulare ultimo modello appeso al collo, mettendoci in fila per entrare tutti negli stessi locali di tendenza del momento, parlando tutti delle stesse cose e stando sempre bene attenti a nascondere i nostri reali pensieri.

Guardiamo in tivvù le armate che replicano questo nostro Occidente in ogni angolo del mondo.

Ogni giorno ci guardiamo allo specchio ormai convinti dai nostri creatori di non poter fare nulla, anzi, di non voler fare nulla: perchè fa tutto schifo, perchè pensiamo che i nostri sogni non si possono realizzare, che le cose non si possono cambiare, e crediamo che l’unica cosa che ci resta da fare è non pensare, distraendoci con tutto il vacuo che la nostra società in rovina ci offre.
E allora, forse, ci accorgeremo presto che Roy, quanto meno, grida che lui non ci sta. Grida che lui non lo vuole quel destino che altri hanno scelto al suo posto. In fondo, dopo tutto, lui è un replicante libero, un replicante che si ribella, un replicante vivo; noi, forse (?), siamo solo replicanti morti.

Articolo già pubblicato su www.messinanews.com.

domenica 20 gennaio 2008