venerdì 22 ottobre 2010

Il sonno fa brutti scherzi

Ogni tanto Napolitano si sveglia e, con ancora gli occhi impastati dal sonno e la bocca amara, si chiede dove si trova e cosa stava facendo. Poi, solitamente, scorge di fronte a sè un foglio di carta e lo firma senza nemmeno leggerlo, come per scacciare un brutto sogno, per poi ritornare a dormire. Altre volte, quando il sonno è stato particolarmente riposante e gli consente di tenere gli occhi aperti per più di cinque minuti e di parlare mettendo una dietro l'altra un paio di parole che gli sembrano avere senso, si esercita nel suo secondo sport preferito (dopo la firma carpiata con avvitamento doppio) ovvero il monito (detto anche moral dissuasion in inglese, che fa più figo). 

Ecco, oggi è uno di quei giorni fortunati.

Nei giorni come questo, Napolitano si sveglia e, come preso da un atavico e lancinante dubbio, si chiede cosa sia mai quella cosa strana e lontana nel tempo (quasi leggendaria) di cui stava sognando e di cui (ce l'ho proprio qui sulla punta della lingua!) purtroppo non ricorda il nome. Solitamente, osserva la sua grande biblioteca stracolma di pesanti volumi e tra questi trova la risposta al sua dilemma; scorge un libretto piuttosto sottile, quasi insignificante, vecchio, un po' sgualcito e tutto ad un tratto si alza, allunga la mano per prenderlo, lo osserva e ne legge il titolo, sulla copertina ingiallita: la Costituzione della Repubblica Italiana.

Vero! Esiste la Costituzione! Come ho fatto a dimenticarmene?

Solitamente, almeno nel mondo occidentale, fin da piccoli ci insegnano che, per iniziare a leggere un libro, si parte dalla prima pagina. Ma Napolitano oggi era in vena di essere alternativo. Forse avrà pensato: se leggo solo la fine (la dove dicono chi è l'assassino!), magari mi ricordo anche tutto il resto. Aprendo una delle ultime pagine, capisce al volo che quello che ha di fronte è qualcosa di importante (cavolo parla di me!):

Articolo 90
Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri.

Bellino. Quasi quasi ci faccio un monito! Uno di quelli pesanti. Non sia mai che dicano che non faccio il mio dovere! 

"Visto l'esito della discussione svoltasi sulla proposta di legge costituzionale e nell'imminenza della conclusione dell'esame referente, ritengo di dover esprimere profonde perplessità sulla conferma da parte della commissione della scelta d'innovare la normativa vigente prevedendo che la sospensione dei processi penali riguardi anche il presidente della Repubblica. Questa previsione non era del resto contenuta nella legge Alfano da me promulgata il 23 luglio 2008. Come già ribadito più volte, è mia intenzione rimanere estraneo nel corso dell'esame al merito di decisioni delle camere, specialmente allorché riguardino proposte d'iniziativa parlamentare e di natura costituzionale. Non posso peraltro fare a meno di rilevare che la decisione assunta dalla Commissione da lei presieduta incide, al di là della mia persona, sullo status complessivo del Presidente della Repubblica riducendone l’indipendenza nell’esercizio delle sue funzioni. Infatti tale decisione, che contrasta con la normativa vigente risultante dall’articolo 90 della Costituzione e da una costante prassi costituzionale, appare viziata da palese irragionevolezza nella parte in cui consente al Parlamento in seduta comune di far valere asserite responsabilità penali del Presidente della Repubblica a maggioranza semplice anche per atti diversi dalle fattispecie previste dal citato articolo 90."

Ah! Gliele ho cantate!

Purtroppo, a volte, i libri è meglio leggerli partendo dalla prima pagina. Se, infatti, Napolitano avesse aperto il libro dalla parte giusta, avrebbe probabilmente scorto un altro articolo, addirittura un po' più corto di quello da lui scoperto ma certamente più importante, su cui avrebbe potuto "monitare" in maniera più sensata:

Articolo 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità  sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Ma a volte si sa, il sonno fa brutti scherzi.

sabato 16 ottobre 2010

La vita in diretta

Sto seguendo il dibattito su TVTalk, ovviamente su Rai3 (sulle altre reti non fanno analisi così interessanti). Stanno parlando dell'ultima settimana televisiva italiana. Per combinazione, stavo proprio pensando di scrivere su questo argomento. E' da quando sono tornato a casa dagli Stati Uniti che penso di scrivere qualcosa sulla televisione in Italia. Direte: certo sei appena tornato dall'America, chissà che programmi interessanti ci sono sugli infiniti canali della TV via cavo made in U.S.A. Ebbene, è proprio tutto il contrario. Sono tornato e mi sembra di essere ancora lì. Quando sono arrivato negli Stati Uniti una delle prime cose che ho fatto è cercare di procurarmi una televisione. Ovviamente, la TV è uno degli strumenti migliori se vuoi abituare l'orecchio all'accento americano ma, onestamente, la mia scelta era motivata anche da un'altra componente: la curiosità. Volevo vedere con i miei occhi quello che ogni giorno gli "Omer Simpson" americani guardano in TV spiaggiati sui propri divani. Ecco, come qualunque altra cosa che ho visto negli Stati Uniti anche la TV mi ha profondamente deluso. In pratica non c'è nessuna differenza sostanziale con la televisione italiana: telegiornali che riempiono il cervello delle persone con quintali di cronaca nera, rosa, gialla,blu (e di qualunque altro colore si gradisca), programmi di approfondimento imbarazzanti e privi di qualunque ragione d'esistere, sport, sport e ancora sport.

Ieri ho avuto una discussione piuttosto accesa con alcuni amici. Sono molto contento di averla avuta perché è sintomo che ogni tanto siamo in grado di parlare di qualcosa di sensato. Dicevo, ho avuto questa discussione incentrata sull'argomento degli ultimi giorni: il caso Sarah Scazzi. In queste ultime settimane non si è parlato praticamente di nient'altro: girando tra i 7 principali canali della nostra TV generalista (ma preferirei utilizzare l'aggettivo qualunquista) c'è solo l'imbarazzo della scelta. Si passa dall'analisi pseudo sociologica a quella para psicologica, dalle interviste al fruttivendolo di fiducia alle lacrime in diretta degli amici e dei parenti, fino ad arrivare ai bocconcini per i palati più sopraffini: particolari e dettagli macabri su cosa indossava la ragazza al momento della morte o su cosa avrebbe fatto lo zio dopo averla uccisa (addirittura ieri comunicavano agli interessatissimi spettatori che lo zio, una volta seppellita la ragazzina, aveva avuto la sensibilità di dire due o tre Ave Maria).

Ora, nel momento in cui io sento cose di questo genere esco completamente fuori di testa. Non ci vedo più proprio. Mi chiedo: è così difficile capire che questo è solo fumo negli occhi? Esattamente, non più e non meno, ad esempio, del calcio? Siamo proprio sicuri che queste siano le cose di cui si dovrebbe parlare con questo livello di approfondimento? Siamo sicuri che la giustificazione "gli italiani sono stati sempre un po' guardoni" sia sufficiente per lasciar correre o addirittura appassionarsi a questo genere di cronaca?

Vi faccio alcune domande:

- Chi ricorda il nome del sindaco di Pollica ucciso dalla Camorra poco più di un mese fa?
- Chi ricorda il nome del vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria della cui uccisione, avvenuta a Locri, ricorre oggi l'anniversario?
- Chi conosce qualche particolare della legge Finanziaria 2010-2011 appena approvata al Consiglio dei Ministri?
- Chi sa, esattamente, perché oggi a Roma ci sono circa 700 mila persone a manifestare insieme ai lavoratori della FIOM?

Ed eccoci all'ultima domanda, quella che da senso alle altre:

- Chi si ricorda il nome della ragazzina quindicenne di Avetrana uccisa dallo zio circa un mese fa e il nome di sua cugina che oggi è stata arrestata per concorso in omicidio.

Ecco le vostre probabili risposte danno il succo del mio discorso.

Aggiornamento del 17/10/10: Intervista  su SkyTG24 a un uomo che visita la tomba di Sarah Scazzi: "Venire qui, in diretta, è tutta un'altra cosa".

venerdì 1 ottobre 2010

Giampilieri

1° Ottobre 2009: l'acqua e il fango si portano via la vita di 37 persone. Pioveva si, ma non così forte. Ha piovuto a lungo forse, ma non era un uragano. Le persone qui muoiono, perché piove. Sembra una frase idiota ma è la pura verità. Forse è semplificare un po' troppo ma, è così: qui a Messina un anno fa 37 persone sono morte perché pioveva.

Non vi sembra la cosa più assurda del mondo?

Di chi è la colpa? Credo che a un anno di distanza sia anche giusto cercare di stabilire la responsabilità. Beh, voglio prendere spunto da questa vignetta disegnata da Lelio Bonaccorso per dire la mia.


Sono molto d'accordo con il fatto che questo paese ha bisogno di uomini e non politici. Ma più di ogni altra cosa sono d'accordo con la didascalia che Lelio ha messo a commento dell'immagine su Facebook: "Per chi non lo sapesse oggi è il triste anniversario della strage di Giampilieri a Messina. Strage di Stato aggiungo io, visto il menefreghismo e la sprezzante considerazione delle autorità nei confronti di terre, quelle del Sud, abbandonate al degrado, a cui a mio avviso si aggiunge la colpevole mancanza d'opposizione di noi cittadini. Almeno non prima che una tragedia prenda forma. Pubblico questo manifesto che disegnai l'anno scorso spinto dalla rabbia per ciò che vidi... manifesto e protagonisti vecchi tanto quanto attuali."

Ecco, vorrei commentare soprattutto la frase in grassetto e vorrei dire: è soprattutto colpa nostra. Per semplificare, da questo momento in poi vorrei dividere la storia in buoni e onesti, e in cattivi e disonesti. Tanto per banalizzare un poco, potremmo dire che, alla fin fine, i cattivi e i disonesti fanno benissimo il loro mestiere mentre i buoni e gli onesti non fanno assolutamente nulla. Forse mi ripeto, ma crediamo veramente che questi cosiddetta "classe dirigente" farà qualcosa per il benessere dei cittadini. Siamo convinti che queste persone abbiano veramente a cuore le sorti del nostro sud? Ovviamente no.

Ma il problema, a mio avviso, non è li. Loro fanno solo il loro sporco mestiere. Ci vuole tanto a capire che loro, in fondo in fondo, stanno facendo solo quello che il loro copione gli impone di fare. Veramente, io non me la prendo con loro. Ho superato questa fase. Anzi, vorrei anche dire che, in fondo, loro sono anche bravi nel loro sporco mestiere. Non potremmo aspettarci niente di meglio da loro. Non dobbiamo aspettarci niente da loro. Dobbiamo prendercelo da noi.

In matematica c'è qualcosa che si chiama implicazione: da A segue B ma da B non segue necessariamente A. Si chiama condizione necessaria ma non sufficiente. Ecco io porrei come condizione A "i cittadini se ne fregano e finché va tutto bene si fanno gli affari propri" e come condizione B "i politici e la classe dirigente si fanno SOLO i fatti loro". Certamente, almeno secondo me, da A segue B. Ma io vorrei andare oltre e dire: A non è solo condizione necessaria, è anche sufficiente. Si chiama coimplicazione. A è condizione necessaria e sufficiente per B e B è condizione necessaria e sufficiente per A. Secondo me, è il nostro caso.

Se non ci fosse cittadini che se ne fregano, che a volte sono anche conniventi, che non fanno bene il loro lavoro, che fanno e chiedono favori, che (e qui mi odierete) costruiscono dove non devono e poi approfittano dei condoni, che si fanno i fatti propri finché non succede qualcosa, non ci sarebbe neanche la classe dirigente che abbiamo adesso. Se c'è la classe dirigente che abbiamo adesso è perché NOI non facciamo assolutamente NIENTE. Si, certo, possiamo andare a manifestare ogni tanto. Quando c'è qualche anniversario siamo tutti lì a piangerci addosso. Ma il giorno dopo? Manifestare può servire, commemorare è dovuto e giusto. Ma non può bastare.

Ogni singolo giorno dovremmo fare la differenza. Certo in un paese normale non sarebbe richiesto. In un paese normale potremmo semplicemente dedicarci alle nostre vite con serenità perché tutte queste cose sarebbero già metabolizzate da tempo e applicate senza accorgersene.

Quando, finalmente, metabolizzeremo che il vero potere ce l'abbiamo noi allora non dovremo più piangere morti.

P.S.
Ad esempio, stiamo tutti aspettando il grosso terremoto nell'area nord orientale dalla sicilia. E' passato più di un secolo dal terremoto del 1908 e sappiamo tutti che, prima o poi, ce ne sarà un altro. Sappiamo tutti che sarà un terremoto grosso. Non sarà certo una pioggia di una notte.

Ma, nonostante tutto, non stiamo facendo assolutamente niente.

Io sono convinto che piangeremo di nuovo. E poi faremo commemorazioni.