sabato 20 marzo 2010

Siamo qui per il mio... ehmmm... nostro diritto a non essere spiati!

Sto guardando, in questo momento, la diretta di Sky TG24 sulla manifestazione del Popolo della Libertà a Roma. Non hanno dato, ancora, nessun numero certo ma dalle inquadrature dall'alto, che ogni tanto vengono trasmesse, non sembra ci sia moltissima gente. Sicuramente una cosa spicca: il colore uniforme delle bandiere. Nell'ultimo periodo ci ho riflettuto molto e sono sempre più convinto che preservare le diversità sia l'unica speranza per costruire qualcosa di sensato e duraturo. Per questo, la prima cosa che mi viene in mente guardando questo "spettacolo" è che un mare di bandiere bianche tutte uguali non può che essere, a parte tutte le considerazioni politiche e le critiche che possono essere sollevate sul merito di ciò che viene detto dal palco, intrinsecamente, intimamente, per propria natura oltremodo deleterio. Mi si potrebbe dire: è la manifestazione di un solo partito, che ti aspettavi? Ovvio, ed è proprio questo il punto.

Oggi Di Pietro (a differenza di Bersani che spicca sempre per la sua capacità di sbagliare calci di rigore a porta vuota) ha detto qualcosa di molto intelligente, a mio parere, a tal proposito. Ha detto che un partito che si trovi a governare non ha alcun motivo per manifestare. Se manifesta rinnega sé stesso. Per definizione: il Governo governa, l'opposizione manifesta. E, infatti, l'opposizione riunisce in sé tante anime, tante opinioni, tanti modi diversi di vedere la stessa cosa, tanti partiti per entrare nel concreto. Alla manifestazione del 13 marzo c'erano bandiere di tutti i colori. La cosa aveva un senso proprio per la sua eterogeneità. Una manifestazione che unisce persone che la pensano, in generale, diversamente e che spinge queste persone a guardare tutte ad un obbiettivo comune ha un senso. Una manifestazione in cui tutti cantano "meno male che Silvio c'è" è inutile, è populismo, è un forma di venerazione pagana, è un flash mob, è qualunque altra cosa ma sicuramente non è politica, non è democrazia, non è partecipazione, non costruisce niente.

Senza contare che, ho il sospetto, la gente le bandiere non le ha neanche portate da casa. Sono state, probabilmente, distribuite sul posto a camionate. D'altra parte i mezzi ci sono, perché non sfruttarli? Questo pensiero si rafforza quando vedo le inquadrature dall'alto. Quasi tutte persone anziane; giovani, pochissimi. Poi inquadrano le prime file. E qui il dubbio diventa certezza. Stranamente, chissà perché, nelle prime file ci sono solo ragazze bellissime, tutte con il cappellino bianco e una magliettina con una scritta diversa, ma comunque inneggiante a Silvio. Tutte perfette, tutte pronte per essere inquadrate. D'altra parte, si erano già sentite in giro voci sul fatto che fossero stati promessi soldi a ragazze disoccupate affinché si presentassero a Roma per la manifestazione. Potete leggere il tutto qui e qui. Le inquadrature non fanno altro che confermare questi sospetti. Ma i potenti mezzi del PDL sono arrivati oltre: migliaia di sms firmati Silvio Berlusconi sono stati mandati, in maniera apparentemente casuale, per invitare più persone possibile ad essere presenti. C'è già chi sporge denuncia, non sapendo come il proprio numero di cellulare sia finito nelle mani di Silvio. Potete leggere di questo qui.

Dopo aver discusso parecchio sulla forma, passiamo ai contenuti. Nei pochi minuti in cui sono riuscito a seguire il suo discorso senza essere colto da malore, Silvio ha parlato delle liste del PDL nel Lazio e di come queste andassero accettate, al di là di ogni regola e/o condizione di legge, solo perché il suo è il partito più grosso del paese. E non si è vergognato di mascherare tutto questo con il diritto della gente a poter votare per chi crede. Ha parlato del proprio bisogno insaziabile di farsi gli affari propri e di utilizzare il proprio potere per fare pressioni su organi che dovrebbero essere indipendenti (lo ha ammesso lui stesso) nel tentativo di eliminare chi non è d'accordo con lui. E non si è vergognato di nasconderlo dietro il diritto di tutti a non essere spiati.

Ora, in una giornata in cui si è manifestato, sempre a Roma, per l'acqua pubblica e contro il decreto Ronchi (leggete qui) e, a Milano, per la Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie (date un'occhiata qui), non ci sarebbe neanche bisogno di far notare la differenza. In un paese normale, abitato da cittadini ancora dotati di un cervello e della capacità di discriminare, non sarebbe neanche necessario paragonare le istanze legittime della società civile, su temi fondamentali quali i diritti primari e la legalità, con le urla di un vecchietto che difende il proprio potere ormai vacillante (si spera). Ma proprio perché noi non viviamo in un paese normale è necessario precisare. E' necessario puntualizzare. E' necessario, secondo me, evidenziare le differenze tra le altre manifestazioni che si sono tenute oggi e quella del Popolo della Libertà. E la differenza è una e una sola: le uniche cose di cui Silvio Berlusconi è in grado di parlare sono i propri interessi personali o, al massimo quelli del suo partito. Ed è disposto a spendere una marea di soldi per poter poterlo fare in pubblico.