domenica 26 settembre 2010

Fini o non Fini? Questo è il dilemma.

Ieri, l'attuale Presidente della Camera ha finalmente deciso di fornire una spiegazione ai suoi elettori e all'intero paese su quello che è ormai noto come l'affare della casa di Montecarlo.
Ecco il video:



Forse mi sarò rincoglionito ma io, in fondo in fondo, gli credo.

Ho particolarmente apprezzato il tono calmo e pacato con cui Fini ha deciso di affrontare la situazione. Voglio dire: si nota abbastanza la differenza, in termini di tecnica comunicativa, tra lui e Berlusconi o tra lui e Di Pietro, ad esempio. Lo vedo più vicino a Vendola, da questo punto di vista (anche se credo proprio che le somiglianze terminino qui). Il discorso è impeccabile, chiaro, comprensibile, senza nessuna sbavatura, calmo ma sufficientemente serio e preciso da dare l'impressione che egli sia effettivamente amareggiato dalla situazione.

Ho letto in giro che molti vedono le spiegazioni di Fini come non sufficientemente dettagliate e troppo fumose per essere credibili. Ma se ci si pensa bene, troppi dettagli su una faccenda di questo tipo sarebbero risultati sospetti. In effetti, la principale giustificazione di Fini è che lui non conosceva nei dettagli l'operazione, si è fidato di Tulliani e ha peccato di ingenuità. Se cioè fosse vero, egli non avrebbe altro modo di dimostrarlo. Tentare di inserire più dettagli sarebbe stato come svelare indirettamente di stare mentendo.

D'altra parte, rischiando di sembrare superficiale, devo dire che più dettagli tecnici sulla questione non mi sarebbero realmente interessati. Come lo stesso Fini dice, il problema è talmente banale e realmente poco significativo dal punto di vista istituzionale e politico (non c'è alcun staccio di reato ed è comunque un affare privato che nulla ha a che vedere con denaro pubblico) che, in realtà, non è questo l'argomento che voglio effettivamente affrontare.

Il punto su cui voglio ragionare è un altro ed è, come sempre, molto semplice. In quest'ultimo periodo, Fini si è improvvisamente svegliato e ha cominciato a parlare "di cultura della legalità, di legge uguale per tutti, di garantismo che non può essere impunità, di riforma della giustizia per i cittadini e non per risolvere problemi personali". Fin qui tutto bene, tutto perfetto, grande! Ma, pensandoci un po' su, questo non può bastare.

Quando ho saputo che Fini avrebbe registrato un video messaggio che sarebbe stato trasmesso su Internet ho pensato: forse è la volta buona in cui ci spiega perché negli ultimi quindici anni ha, senza soluzione di continuità, appoggiato tutte le leggi vergogna e ad-personam concepite dalla mente di Berlusconi e dei suoi faccendieri. Forse, ho pensato, ci dirà: l'ho fatto per questo, per quello e per quell'altro motivo, mi sono sbagliato, mi pento e vi chiedo scusa. In particolare: vi chiedo scusa per aver contribuito pesantemente a distruggere tutto ciò di cui ora parlo come assolutamente necessario e imprescindibile. Ma lui non lo ha fatto.

In effetti, ragionandoci meglio, anche se Fini un giorno si svegliasse e dicesse: "invece di registrare un video messaggio su un argomento banale e poco significativo come un appartamento a Montecarlo (sembra un film di serie B ma è l'Italia) oggi voglio realmente dare una risposta a tutti quelli che da un paio di mesi a questa parte si domandano che cosa mi sta passando realmente per la testa", noi lo staremmo realmente a ascoltare? Qualunque cosa egli possa dire, infatti, noi non potremmo fare a meno di pensare: "Fini, non sei molto diverso dagli smidollati della prima Repubblica che un giorno prima della fine di Craxi, quando ormai era chiaro che era meglio salvarsi la pelle e collaborare con la magistratura, hanno deciso di cominciare a cantare come tanti uccellini dichiarando eterno pentimento".

Vedi caro Gianfranco, il punto è proprio questo. Non è quello che realmente dici o la tua sincerità a definirti. Purtroppo in politica a definirti è quello che hai fatto, che fai e che farai. E tu ti sei bruciato un po' troppo.