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lunedì 1 ottobre 2012

Soddisfazioni

Ho sempre pensato di essere un uomo intransigente. Non è facile darmi soddisfazioni. In questi giorni mi sono però dovuto ricredere. Mi sono infatti meravigliato di come una singola persona potesse darmi così tante soddisfazioni con così alta frequenza. Penserete che sto parlando della mia fidanzata o del mio migliore amico. No, niente di tutto questo. Molto meglio. Esiste una persona in questa ci
ttà che mi riempie di molte più soddisfazioni: una soddisfazione ad ogni curva, ad ogni cassonetto, ad ogni fermata dell'autobus, ad ogni cabina elettrica. "Chi è questo genio?" vi direte. Beh ve lo faccio vedere in foto. 


Si tratta dell'inimitabile "onorevole" Carmelo Currenti detto Pippo, non l'unico ma sicuramente il migliore nell'antico ma sempre moderno sport che consiste nel tappezzare le nostre povere città della propria faccia, in ogni luogo, in ogni centrimetro quadrato disponibile, senza il benchè minimo freno inibitore. Volevo, con tutto il cuore, rivolgerle il mio più sentito ringraziamento, "onorevole" Currenti: lei e tutti i suoi "simili" mi date la soddisfazione di rendermi conto che noi non saremo mai come voi ogni volta che vedo le vostre facce in giro.


PS: ed ecco alcuni amici dei nostri amici che contribuiscono alle mie soddisfazioni anche a notte fonda. Sono veramente orgoglioso.

domenica 20 novembre 2011

Di(s)missioni

Riflessioni ed Appunti  dal consiglio comunale del 16/11/2011:
Non c’e altra economia a Messina se non quella alimentata dalla speculazione edilizia. Mentre nel porto ci sono due navi da crociera e in giro per la città ci sono turisti come cani smarriti che non sanno dove andare, noi continuiamo a basare la nostra economia sui palazzoni. Non è concepibile che lavoratori di una impresa che niente ha a che vedere con l’edilizia siano costretti a basare il loro futuro e quello dei loro figli sulla speculazione. A Messina abbiamo solo imprenditori con i soldi degli altri. Imprenditori che non hanno idea di come innovare, portare avanti le loro aziende, che parlano di rischio e vogliono invece solo garantite le loro rendite. Non ci sono strumenti adatti a impedire a questi mercenari di fare ciò che vogliono. Dove sono i sindacati? Quel è la posizione della CGIL in merito? Dov’è il PD, assente ingiustificato come sempre?.
Il consigliere Saglimbeni dichiara di votare la delibera nonostante già immagini che l’imprenditore non abbia alcuna intenzione di preoccuparsi del futuro dei suoi lavoratori ma sia interessato solo all’operazione immobiliare. Come dire: siamo dei pupi di pezza e ce ne vantiamo. Trischitta dice che l’unico obbiettivo doveva essere quello di mantenere la fabbrica dov’è per ragioni storiche ed economiche. Precisa inoltre che se non si fosse presa la decisione di chiudere la Molini Gazzi per questioni sempre riconducibili a speculazione edilizia non si sarebbe creato un precedente che ha poi portato ad una sentenza del TAR e a questa situazione.
Questa classe politica nelle persone dei singoli consiglieri comunali non è in grado di svolgere il proprio compito. Sarebbe facile dichiarare che la mancanza di decisione è dovuta a interessi personali ma in realtà traspare più che altro una complessiva incapacità, inettitudine. Al di la delle indicazioni di dirigenti di partito o di poteri forti extra-consiliari traspare che ogni testa è un tribunale e di solito non particolarmente brillante.

giovedì 13 ottobre 2011

Case e casse vuote

L'obiettivo principale del Comune di Messina nella vendita del terreno su cui attualmente sorgono gli ex Magazzini Generali (domani si apriranno le buste con le offerte e si aggiudicherà l'appalto) e su cui dovrà sorgere un palazzone di 8 piani è sostanzialmente fare cassa. Qualcuno addirittura se ne rallegra.

Non sarebbe più semplice valorizzare la risorsa rappresentata dai croceristi e dai turisti che ogni estate affollano le nostre spiagge promuovendo una politica di sviluppo turistico, artistico, storico, culturale? E' troppo complicato valorizzare gli innumerevoli punti di interesse della città (zona falcata, forti umbertini, musei già esistenti o - se si ha un minimo di intelligenza - di semplice ideazione e realizzazione, tante zone archeologiche dimenticate come - solo per dirne una - il Monastero di Santa Maria del Gesù a Ritiro abbandonato ai rovi e tante altri attrazioni assolutamente sconosciute ai più)?

Tali punti di interesse potrebbero essere dati in gestione dal Comune a cooperative o società private e il Comune potrebbe guadagnare una percentuale degli introiti derivanti dalla vendita dei biglietti di ingresso o dalla proposta di pacchetti di visite guidate che portino i turisti a scoprire le bellezze paesaggistiche, storiche, artistiche, culturali del nostro martoriato territorio contribuendo nel contempo allo sviluppo di una economia sana e sostenibile.

Esiste un assessore al Turismo a Messina? Se esiste, cosa fa dalla mattina alla sera? Come mai i principali beni di cui sopra passeranno o sono già passati sotto la diretta gestione della Regione Sicilia? E' forse perché il Comune, nelle persone dei sindaci e degli assessori che si sono succeduti negli anni, non hanno saputo riconoscere di essere in possesso di una ricchezza inestimabile e qualcuno dall'alto ha pensato bene di toglierla loro di mano prima che potessero svegliarsi e scoprire di avere un tesoro a loro disposizione?

E ancora, chi sono le famiglie che avranno vantaggio da tale situazione? Quanto costeranno gli appartamenti che verranno costruiti sopra gli ex Magazzini Generali? Chi potrà permettersi di andarci a vivere? Sono sempre i soliti noti di cui si parla forse anche troppo ma che continuano a fare il loro comodo perché sanno che in fondo la città se ne disinteressa. I palazzinari sono stati, sono, sfortunatamente saranno, i principali interlocutori delle istituzioni in una città dove le case - e le casse - sono vuote e dove nonostante ciò continua a costruire.

Come cantava qualcuno "le case vuote puzzano di marcio e di sconfitta". In questo caso il marcio è nelle istituzioni, la sconfitta è dei cittadini.

giovedì 30 giugno 2011

Appartenenza (ovvero pulitura del monastero di S.Maria di Gesù)


Uno dei mali peggiori che attanagliano la nostra città è la completa assenza di uno dei sentimenti fondamentali che guidano l'agire dell'uomo: il senso di appartenenza. La mancanza di tale sentimento sfocia nel menefreghismo e ha come conseguenza fondamentale lo stato di abbandono in cui versano spazi importanti della nostra città che altrove verrebbero ampiamente valorizzati.
Molto spesso si crede che la causa di ciò sia da ricercare nelle istituzioni: "il pesce puzza dalla testa" si dice spesso. In realtà noi crediamo che non sia così. Forse per ragioni storiche, peculiari della nostra città, ma molto più probabilmente per quella cecità che caratterizza la maggior parte dei siciliani e che gli impedisce di vedere al di là del proprio naso la bellezza, la ricchezza e le opportunità che hanno a disposizione, noi messinesi, semplicemente, inesorabilmente, ce ne freghiamo. Non ci rendiamo conto, cioè, che qualunque sasso, qualunque strada, fontana, scalinata, Chiesa, mattone o muro diroccato in realtà appartiene a tutti i cittadini e può (molto spesso a Messina accade) essere cimelio, eredità, di una storia antica e nobile.
E come in una casa, in cui i proprietari non si interessano costantemente di come la servitù accudisca i loro beni, la polvere insozzerà ben presto tutte le stanze, così in una città in cui i cittadini non sentono proprio ogni angolo, ogni vicolo, ogni molecola dell'aria che respirano, le istituzioni certamente si limiteranno a gestire i propri interessi o al più realizzare il minimo indispensabile per assicurarsi la rielezione alla tornata successiva. Così è Messina.
Uno degli esempi di tale stato di cose sono i resti del Monastero di Santa Maria di Gesù presso il Viale Giostra. Siamo certi, purtroppo, che la storia di questo monastero risulta sconosciuta ai più per cui riportiamo sotto quanto può essere trovato in rete con una semplice ricerca (fonte http://messinesisiamonoi.italianoforum.com):
Nel 1989 durante i lavori d'ampliamento della carreggiata stradale di Viale Giostra a Messina sono stati fortuitamente rinvenuti i resti dell'antico cenobio di Santa Maria di Gesù Superiore. A seguito del ritrovamento la Sezione per i beni archeologici ha avviato una campagna di scavi che ha portato alla luce la chiesa ad unica navata con retrostante cripta e parte dell'attiguo chiostro con al centro un pozzo. Secondo le fonti storiche locali, la fondazione del complesso abbaziale risalirebbe alla metà del secolo XII (1166?) ad opera di alcuni monaci dell'Ordine dei Carmelitani che, di ritorno dalla Palestina, si stabilirono lungo il torrente San Michele, circa due chilometri a monte della contrada "Giostra", dove edificarono un cenobio ed una chiesa, dedicata a Santa Maria del Carmelo. La località, per la presenza del monastero, venne denominata "Ritiro" ed il toponimo è tutt'oggi d'uso corrente. A seguito della scoperta del testamento di Antonello da Messina (1903), sulla base delle disposizioni in esso contenute, Gaetano La Corte Cailler, ipotizzò che la chiesa - dove peraltro nel corso del quattrocento avevano trovato sepoltura insigni personalità cittadine quali: Galeotto Bardaxi, Andreota Staiti e Antonio La Rocca - custodisse la tomba del pittore, morto nel 1479.
Se si tralasciano alcune opere di riqualificazione avvenute nel 2006, il monastero è attualmente in uno stato di completo abbandono. Poco importa se in esso sia effettivamente custodita la tomba del pittore messinese: il monastero rappresenta comunque parte importante della nostra storia e una ricchezza per l'intera città.
Navigavo distrattamente su Facebook alcune settimane fa quando mi sono imbattuto in un evento creato dall'attuale Presidente del Consiglio Comunale Pippo Previti in cui egli invita i cittadini volenterosi a darsi da fare per riportare ad uno stato degno questo luogo sopravvissuto ai terremoti e all'incuria. L'appuntamento era alle 15.30. Leggo dell'evento alle 15.00. Un giro di messaggi ed siamo già sul posto.
Oggi eravamo di nuovo lì e, sempre coordinati da Pippo Previti, abbiamo imbracciato forbici, rastrelli, pale e abbiamo lavorato alla scerbatura e alla pulizia dei vari spazi, abbiamo dissotterrato grosse pietre che si sono rivelate essere capitelli di colonne ormai scomparse, ci siamo imbattuti nei resti di un motorino probabilmente rubato che è stato poi conferito ad un furgone di Messina Ambiente giunto in nostro soccorso, abbiamo sudato sotto il sole, ma alla fine abbiamo sentito la gratificante soddisfazione di chi si prende cura di casa propria.
Sabato prossimo saremo nuovamente lì alle ore 15.00 e invitiamo tutti i cittadini liberi di Messina a darci una mano intervenendo attivamente in questa opera di riqualificazione che non è solo un semplice lavoro manuale ma è anche e soprattutto un riprendere contatto con la propria città, con la propria terra, con le proprie origini e, inesorabilmente, con il proprio futuro. Vi aspettiamo.

lunedì 22 novembre 2010

Il peccato originale

Leggo oggi sul Fatto Quotidiano un articolo di Luca Telese con allegato un video molto illuminante:


Io credo che non ci sia assolutamente alcun commento possibile se non una costatazione: una bambina che nasce in Italia da madre extracomunitaria ha un peccato originale che nessun battesimo le potrà togliere. Nessun vaccino, nessun certificato medico, niente assistenza sanitaria ordinaria, niente di niente.

E la Chiesa cosa fa?

A volta lavorare solo in silenzio non basta.

venerdì 22 ottobre 2010

Il sonno fa brutti scherzi

Ogni tanto Napolitano si sveglia e, con ancora gli occhi impastati dal sonno e la bocca amara, si chiede dove si trova e cosa stava facendo. Poi, solitamente, scorge di fronte a sè un foglio di carta e lo firma senza nemmeno leggerlo, come per scacciare un brutto sogno, per poi ritornare a dormire. Altre volte, quando il sonno è stato particolarmente riposante e gli consente di tenere gli occhi aperti per più di cinque minuti e di parlare mettendo una dietro l'altra un paio di parole che gli sembrano avere senso, si esercita nel suo secondo sport preferito (dopo la firma carpiata con avvitamento doppio) ovvero il monito (detto anche moral dissuasion in inglese, che fa più figo). 

Ecco, oggi è uno di quei giorni fortunati.

Nei giorni come questo, Napolitano si sveglia e, come preso da un atavico e lancinante dubbio, si chiede cosa sia mai quella cosa strana e lontana nel tempo (quasi leggendaria) di cui stava sognando e di cui (ce l'ho proprio qui sulla punta della lingua!) purtroppo non ricorda il nome. Solitamente, osserva la sua grande biblioteca stracolma di pesanti volumi e tra questi trova la risposta al sua dilemma; scorge un libretto piuttosto sottile, quasi insignificante, vecchio, un po' sgualcito e tutto ad un tratto si alza, allunga la mano per prenderlo, lo osserva e ne legge il titolo, sulla copertina ingiallita: la Costituzione della Repubblica Italiana.

Vero! Esiste la Costituzione! Come ho fatto a dimenticarmene?

Solitamente, almeno nel mondo occidentale, fin da piccoli ci insegnano che, per iniziare a leggere un libro, si parte dalla prima pagina. Ma Napolitano oggi era in vena di essere alternativo. Forse avrà pensato: se leggo solo la fine (la dove dicono chi è l'assassino!), magari mi ricordo anche tutto il resto. Aprendo una delle ultime pagine, capisce al volo che quello che ha di fronte è qualcosa di importante (cavolo parla di me!):

Articolo 90
Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri.

Bellino. Quasi quasi ci faccio un monito! Uno di quelli pesanti. Non sia mai che dicano che non faccio il mio dovere! 

"Visto l'esito della discussione svoltasi sulla proposta di legge costituzionale e nell'imminenza della conclusione dell'esame referente, ritengo di dover esprimere profonde perplessità sulla conferma da parte della commissione della scelta d'innovare la normativa vigente prevedendo che la sospensione dei processi penali riguardi anche il presidente della Repubblica. Questa previsione non era del resto contenuta nella legge Alfano da me promulgata il 23 luglio 2008. Come già ribadito più volte, è mia intenzione rimanere estraneo nel corso dell'esame al merito di decisioni delle camere, specialmente allorché riguardino proposte d'iniziativa parlamentare e di natura costituzionale. Non posso peraltro fare a meno di rilevare che la decisione assunta dalla Commissione da lei presieduta incide, al di là della mia persona, sullo status complessivo del Presidente della Repubblica riducendone l’indipendenza nell’esercizio delle sue funzioni. Infatti tale decisione, che contrasta con la normativa vigente risultante dall’articolo 90 della Costituzione e da una costante prassi costituzionale, appare viziata da palese irragionevolezza nella parte in cui consente al Parlamento in seduta comune di far valere asserite responsabilità penali del Presidente della Repubblica a maggioranza semplice anche per atti diversi dalle fattispecie previste dal citato articolo 90."

Ah! Gliele ho cantate!

Purtroppo, a volte, i libri è meglio leggerli partendo dalla prima pagina. Se, infatti, Napolitano avesse aperto il libro dalla parte giusta, avrebbe probabilmente scorto un altro articolo, addirittura un po' più corto di quello da lui scoperto ma certamente più importante, su cui avrebbe potuto "monitare" in maniera più sensata:

Articolo 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità  sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Ma a volte si sa, il sonno fa brutti scherzi.

sabato 16 ottobre 2010

La vita in diretta

Sto seguendo il dibattito su TVTalk, ovviamente su Rai3 (sulle altre reti non fanno analisi così interessanti). Stanno parlando dell'ultima settimana televisiva italiana. Per combinazione, stavo proprio pensando di scrivere su questo argomento. E' da quando sono tornato a casa dagli Stati Uniti che penso di scrivere qualcosa sulla televisione in Italia. Direte: certo sei appena tornato dall'America, chissà che programmi interessanti ci sono sugli infiniti canali della TV via cavo made in U.S.A. Ebbene, è proprio tutto il contrario. Sono tornato e mi sembra di essere ancora lì. Quando sono arrivato negli Stati Uniti una delle prime cose che ho fatto è cercare di procurarmi una televisione. Ovviamente, la TV è uno degli strumenti migliori se vuoi abituare l'orecchio all'accento americano ma, onestamente, la mia scelta era motivata anche da un'altra componente: la curiosità. Volevo vedere con i miei occhi quello che ogni giorno gli "Omer Simpson" americani guardano in TV spiaggiati sui propri divani. Ecco, come qualunque altra cosa che ho visto negli Stati Uniti anche la TV mi ha profondamente deluso. In pratica non c'è nessuna differenza sostanziale con la televisione italiana: telegiornali che riempiono il cervello delle persone con quintali di cronaca nera, rosa, gialla,blu (e di qualunque altro colore si gradisca), programmi di approfondimento imbarazzanti e privi di qualunque ragione d'esistere, sport, sport e ancora sport.

Ieri ho avuto una discussione piuttosto accesa con alcuni amici. Sono molto contento di averla avuta perché è sintomo che ogni tanto siamo in grado di parlare di qualcosa di sensato. Dicevo, ho avuto questa discussione incentrata sull'argomento degli ultimi giorni: il caso Sarah Scazzi. In queste ultime settimane non si è parlato praticamente di nient'altro: girando tra i 7 principali canali della nostra TV generalista (ma preferirei utilizzare l'aggettivo qualunquista) c'è solo l'imbarazzo della scelta. Si passa dall'analisi pseudo sociologica a quella para psicologica, dalle interviste al fruttivendolo di fiducia alle lacrime in diretta degli amici e dei parenti, fino ad arrivare ai bocconcini per i palati più sopraffini: particolari e dettagli macabri su cosa indossava la ragazza al momento della morte o su cosa avrebbe fatto lo zio dopo averla uccisa (addirittura ieri comunicavano agli interessatissimi spettatori che lo zio, una volta seppellita la ragazzina, aveva avuto la sensibilità di dire due o tre Ave Maria).

Ora, nel momento in cui io sento cose di questo genere esco completamente fuori di testa. Non ci vedo più proprio. Mi chiedo: è così difficile capire che questo è solo fumo negli occhi? Esattamente, non più e non meno, ad esempio, del calcio? Siamo proprio sicuri che queste siano le cose di cui si dovrebbe parlare con questo livello di approfondimento? Siamo sicuri che la giustificazione "gli italiani sono stati sempre un po' guardoni" sia sufficiente per lasciar correre o addirittura appassionarsi a questo genere di cronaca?

Vi faccio alcune domande:

- Chi ricorda il nome del sindaco di Pollica ucciso dalla Camorra poco più di un mese fa?
- Chi ricorda il nome del vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria della cui uccisione, avvenuta a Locri, ricorre oggi l'anniversario?
- Chi conosce qualche particolare della legge Finanziaria 2010-2011 appena approvata al Consiglio dei Ministri?
- Chi sa, esattamente, perché oggi a Roma ci sono circa 700 mila persone a manifestare insieme ai lavoratori della FIOM?

Ed eccoci all'ultima domanda, quella che da senso alle altre:

- Chi si ricorda il nome della ragazzina quindicenne di Avetrana uccisa dallo zio circa un mese fa e il nome di sua cugina che oggi è stata arrestata per concorso in omicidio.

Ecco le vostre probabili risposte danno il succo del mio discorso.

Aggiornamento del 17/10/10: Intervista  su SkyTG24 a un uomo che visita la tomba di Sarah Scazzi: "Venire qui, in diretta, è tutta un'altra cosa".

venerdì 1 ottobre 2010

Giampilieri

1° Ottobre 2009: l'acqua e il fango si portano via la vita di 37 persone. Pioveva si, ma non così forte. Ha piovuto a lungo forse, ma non era un uragano. Le persone qui muoiono, perché piove. Sembra una frase idiota ma è la pura verità. Forse è semplificare un po' troppo ma, è così: qui a Messina un anno fa 37 persone sono morte perché pioveva.

Non vi sembra la cosa più assurda del mondo?

Di chi è la colpa? Credo che a un anno di distanza sia anche giusto cercare di stabilire la responsabilità. Beh, voglio prendere spunto da questa vignetta disegnata da Lelio Bonaccorso per dire la mia.


Sono molto d'accordo con il fatto che questo paese ha bisogno di uomini e non politici. Ma più di ogni altra cosa sono d'accordo con la didascalia che Lelio ha messo a commento dell'immagine su Facebook: "Per chi non lo sapesse oggi è il triste anniversario della strage di Giampilieri a Messina. Strage di Stato aggiungo io, visto il menefreghismo e la sprezzante considerazione delle autorità nei confronti di terre, quelle del Sud, abbandonate al degrado, a cui a mio avviso si aggiunge la colpevole mancanza d'opposizione di noi cittadini. Almeno non prima che una tragedia prenda forma. Pubblico questo manifesto che disegnai l'anno scorso spinto dalla rabbia per ciò che vidi... manifesto e protagonisti vecchi tanto quanto attuali."

Ecco, vorrei commentare soprattutto la frase in grassetto e vorrei dire: è soprattutto colpa nostra. Per semplificare, da questo momento in poi vorrei dividere la storia in buoni e onesti, e in cattivi e disonesti. Tanto per banalizzare un poco, potremmo dire che, alla fin fine, i cattivi e i disonesti fanno benissimo il loro mestiere mentre i buoni e gli onesti non fanno assolutamente nulla. Forse mi ripeto, ma crediamo veramente che questi cosiddetta "classe dirigente" farà qualcosa per il benessere dei cittadini. Siamo convinti che queste persone abbiano veramente a cuore le sorti del nostro sud? Ovviamente no.

Ma il problema, a mio avviso, non è li. Loro fanno solo il loro sporco mestiere. Ci vuole tanto a capire che loro, in fondo in fondo, stanno facendo solo quello che il loro copione gli impone di fare. Veramente, io non me la prendo con loro. Ho superato questa fase. Anzi, vorrei anche dire che, in fondo, loro sono anche bravi nel loro sporco mestiere. Non potremmo aspettarci niente di meglio da loro. Non dobbiamo aspettarci niente da loro. Dobbiamo prendercelo da noi.

In matematica c'è qualcosa che si chiama implicazione: da A segue B ma da B non segue necessariamente A. Si chiama condizione necessaria ma non sufficiente. Ecco io porrei come condizione A "i cittadini se ne fregano e finché va tutto bene si fanno gli affari propri" e come condizione B "i politici e la classe dirigente si fanno SOLO i fatti loro". Certamente, almeno secondo me, da A segue B. Ma io vorrei andare oltre e dire: A non è solo condizione necessaria, è anche sufficiente. Si chiama coimplicazione. A è condizione necessaria e sufficiente per B e B è condizione necessaria e sufficiente per A. Secondo me, è il nostro caso.

Se non ci fosse cittadini che se ne fregano, che a volte sono anche conniventi, che non fanno bene il loro lavoro, che fanno e chiedono favori, che (e qui mi odierete) costruiscono dove non devono e poi approfittano dei condoni, che si fanno i fatti propri finché non succede qualcosa, non ci sarebbe neanche la classe dirigente che abbiamo adesso. Se c'è la classe dirigente che abbiamo adesso è perché NOI non facciamo assolutamente NIENTE. Si, certo, possiamo andare a manifestare ogni tanto. Quando c'è qualche anniversario siamo tutti lì a piangerci addosso. Ma il giorno dopo? Manifestare può servire, commemorare è dovuto e giusto. Ma non può bastare.

Ogni singolo giorno dovremmo fare la differenza. Certo in un paese normale non sarebbe richiesto. In un paese normale potremmo semplicemente dedicarci alle nostre vite con serenità perché tutte queste cose sarebbero già metabolizzate da tempo e applicate senza accorgersene.

Quando, finalmente, metabolizzeremo che il vero potere ce l'abbiamo noi allora non dovremo più piangere morti.

P.S.
Ad esempio, stiamo tutti aspettando il grosso terremoto nell'area nord orientale dalla sicilia. E' passato più di un secolo dal terremoto del 1908 e sappiamo tutti che, prima o poi, ce ne sarà un altro. Sappiamo tutti che sarà un terremoto grosso. Non sarà certo una pioggia di una notte.

Ma, nonostante tutto, non stiamo facendo assolutamente niente.

Io sono convinto che piangeremo di nuovo. E poi faremo commemorazioni.

domenica 26 settembre 2010

Fini o non Fini? Questo è il dilemma.

Ieri, l'attuale Presidente della Camera ha finalmente deciso di fornire una spiegazione ai suoi elettori e all'intero paese su quello che è ormai noto come l'affare della casa di Montecarlo.
Ecco il video:



Forse mi sarò rincoglionito ma io, in fondo in fondo, gli credo.

Ho particolarmente apprezzato il tono calmo e pacato con cui Fini ha deciso di affrontare la situazione. Voglio dire: si nota abbastanza la differenza, in termini di tecnica comunicativa, tra lui e Berlusconi o tra lui e Di Pietro, ad esempio. Lo vedo più vicino a Vendola, da questo punto di vista (anche se credo proprio che le somiglianze terminino qui). Il discorso è impeccabile, chiaro, comprensibile, senza nessuna sbavatura, calmo ma sufficientemente serio e preciso da dare l'impressione che egli sia effettivamente amareggiato dalla situazione.

Ho letto in giro che molti vedono le spiegazioni di Fini come non sufficientemente dettagliate e troppo fumose per essere credibili. Ma se ci si pensa bene, troppi dettagli su una faccenda di questo tipo sarebbero risultati sospetti. In effetti, la principale giustificazione di Fini è che lui non conosceva nei dettagli l'operazione, si è fidato di Tulliani e ha peccato di ingenuità. Se cioè fosse vero, egli non avrebbe altro modo di dimostrarlo. Tentare di inserire più dettagli sarebbe stato come svelare indirettamente di stare mentendo.

D'altra parte, rischiando di sembrare superficiale, devo dire che più dettagli tecnici sulla questione non mi sarebbero realmente interessati. Come lo stesso Fini dice, il problema è talmente banale e realmente poco significativo dal punto di vista istituzionale e politico (non c'è alcun staccio di reato ed è comunque un affare privato che nulla ha a che vedere con denaro pubblico) che, in realtà, non è questo l'argomento che voglio effettivamente affrontare.

Il punto su cui voglio ragionare è un altro ed è, come sempre, molto semplice. In quest'ultimo periodo, Fini si è improvvisamente svegliato e ha cominciato a parlare "di cultura della legalità, di legge uguale per tutti, di garantismo che non può essere impunità, di riforma della giustizia per i cittadini e non per risolvere problemi personali". Fin qui tutto bene, tutto perfetto, grande! Ma, pensandoci un po' su, questo non può bastare.

Quando ho saputo che Fini avrebbe registrato un video messaggio che sarebbe stato trasmesso su Internet ho pensato: forse è la volta buona in cui ci spiega perché negli ultimi quindici anni ha, senza soluzione di continuità, appoggiato tutte le leggi vergogna e ad-personam concepite dalla mente di Berlusconi e dei suoi faccendieri. Forse, ho pensato, ci dirà: l'ho fatto per questo, per quello e per quell'altro motivo, mi sono sbagliato, mi pento e vi chiedo scusa. In particolare: vi chiedo scusa per aver contribuito pesantemente a distruggere tutto ciò di cui ora parlo come assolutamente necessario e imprescindibile. Ma lui non lo ha fatto.

In effetti, ragionandoci meglio, anche se Fini un giorno si svegliasse e dicesse: "invece di registrare un video messaggio su un argomento banale e poco significativo come un appartamento a Montecarlo (sembra un film di serie B ma è l'Italia) oggi voglio realmente dare una risposta a tutti quelli che da un paio di mesi a questa parte si domandano che cosa mi sta passando realmente per la testa", noi lo staremmo realmente a ascoltare? Qualunque cosa egli possa dire, infatti, noi non potremmo fare a meno di pensare: "Fini, non sei molto diverso dagli smidollati della prima Repubblica che un giorno prima della fine di Craxi, quando ormai era chiaro che era meglio salvarsi la pelle e collaborare con la magistratura, hanno deciso di cominciare a cantare come tanti uccellini dichiarando eterno pentimento".

Vedi caro Gianfranco, il punto è proprio questo. Non è quello che realmente dici o la tua sincerità a definirti. Purtroppo in politica a definirti è quello che hai fatto, che fai e che farai. E tu ti sei bruciato un po' troppo.

mercoledì 1 settembre 2010

Proprietà privata

"Ah che bello! Ho finito quello che dovevo fare per il mio professore! Ora posso rilassarmi un paio di minuti dando un'occhiata alla mia bacheca su Facebook!"

Ma quando mai! Ma è mai possibile che mi devo fare il sangue acido anche quando cerco di rilassarmi? Dicevo, accedo alla mia pagina di Facebook ed ecco che mi si parano d'avanti ben due notizie una di seguito all'altra.

La prima è tratta da www.infomessina.it:

http://www.infomessina.it/index.php?option=com_content&view=article&id=12340%3Ablitz-allex-inceneritore-di-s-raineri-arrestati-3-extracomunitari&catid=40%3Anews&Itemid=2

Molto brevemente, ci sono questi 8 poverazzi che se ne stanno tranquillamente al riparo all'interno della struttura dell'ex-incenerito di S.Raineri. Alcuni sono clandestini con un provvedimento di espulsione già emesso a loro carico. I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Messina Centro e quelli della Stazione di Messina Arcivescovado fanno un blitz (manco fossero un pericoloso gruppo terroristico) e li arrestano con l'accusa di aver abusivamente occupato un'area privata. Tecnicamente per "invasione di terreni o edifici". Prestate molta attenzione alla denominazione del reato perché ci ritorno.

Primo commento: ma i politici e gli amministratori che hanno realizzato l'obbrobrio di un inceneritore costruito sulle mura della vecchia cittadella, mai collaudato e quindi mai utilizzato, ormai in completo disfacimento, nessuno ha mai pensato di arrestarli per invasione di terreni?

La seconda notizia viene da www.noponte.it:

http://www.noponte.it/2010/08/vogliono-entrare-con-prepotenza.html


In pratica "In data odierna è giunta comunicazione agli intestatari degli immobili dei condomini DUE TORRI e TORRE FARO della autorizzazione, da parte del Dirigente Delegato per le Espropriazioni della Società Stretto di Messina S.p.a., ad introdursi all’interno dei suddetti condomini, al fine di transitare con mezzi d’opera ed indagini geognostiche...".

Ora io dico: ma stiamo scherzando? Non si configura questa come "invasione di terreni o edifici"? Oppure loro sono autorizzati a farlo in nome dell' "interesse primario" della costruzione del ponte? "Interesse primario" di chi? Di Impregilo? Di Stretto di Messina S.p.a.?

E il bello è che ho letto anche, da qualche altra parte, che se i condomini dei due condomini opporranno resistenza come, hanno giustamente intenzione di fare, quelli dello Stretto di Messina entreranno con la forza scortati dalle forze di polizia.

Assolutamente meraviglioso: le stesse forze dell'ordine che buttano fuori da un edificio assolutamente inutile 8 poveracci, il cui unico reato è quello di non avere una casa, aiuterà una società miliardaria e assolutamente inutile (come il ponte che vogliono costruire) ad entrare nella casa delle persone per perforargli il giardino e fargli respirare azoto liquido!

Ma è un film dell'orrore o cosa?

lunedì 12 aprile 2010

Io sto con Emergency

In questi giorni si sta assistendo ad un teatrino veramente grottesco. Come spero sappiate ormai un po' tutti, l'associazione Emergency, fondata da Gino Strada, è al centro delle cronache per l'arresto di tre suoi operatori italiani in Afghanistan (Matteo Dell'Aira, Marco Garatti e Matteo Pagani), accusati dal governo locale di un complotto per uccidere il governatore della regione Helmand. Penso che non ci voglia molto per capire il motivo di queste infamanti accuse. Sono un sostenitore di Emergency da parecchi anni. Sulla tessera di quest'anno c'è scritto: "Io ripudio la guerra. Emergency è la mia idea di Pace". Ecco, è proprio questa la ragione di queste indegne manovre politiche (perché non sono altro che questo). Emergency sbatte in faccia, giorno dopo giorno, la tragedia della guerra a chi non la vuole o non la sa vedere. Fa capire con il proprio lavoro che le missioni, cosiddette di pace, alle quali partecipa anche il nostro paese, in realtà non fanno altro che portare morte e dolore. Proprio in questo momento sto ascoltando al telegiornale che le autorità afghane hanno dichiarato che le notizie sulle presunte confessioni da parte dei tre medici italiani sono assolutamente infondate. Ma il danno ormai è fatto, l'obbiettivo è raggiunto. Per la maggior parte delle persone in Italia (quelle lobotomizzate dalla televisione), Emergency ormai significherà complicità con i terroristi, aiuto e appoggio ai talebani (come se non fosse, in ogni caso, giusto aiutare chiunque da qualunque parte delle trincee si trovi).

Per fortuna esiste la Rete. Vi invito a firmare la petizione online sul sito di Emergency, che in queste ore è spesso irraggiungibile per l'elevato numero di accessi (provate e riprovate, prima o poi riuscirete ad accedere). C'è inoltre una pagina su facebook: diventate fan di Io sto con Emergency. Inoltre se avete un blog, un sito o direttamente sulla vostra bacheca di Facebook vi invito a condividere il seguente video e tutti quelli che troverete. Purtroppo saranno quasi sempre video di Sky TG 24 dato che quasi tutti gli altri telegiornali del sistema hanno pensato bene di non trasmettere alcuna dichiarazione di Gino Strada che potesse far aprire gli occhi alle persone.



Infine,volevo personalmente rispondere a queste dichiarazioni di Gasparri:

"Sul caso Emergency-Afghanistan il governo italiano deve intervenire, ma per le ragioni opposte a quelle citate da certi personaggi. Già in occasione di altre vicende emersero opinabili posizioni e contatti di questa organizzazione. Ora che ci fossero armi in luoghi gestiti da questa gente si è visto chiaramente su tutte le televisioni. Il nostro governo deve tutelare la reputazione dell’Italia che impegna le proprie Forze armate in Afghanistan e in altre parti del mondo a tutela della pace e della libertà minacciate dal terrorismo. Chi dovesse vigilare poco, e siamo generosi a limitarci a questo, crea un gravissimo danno. Ci riferiamo ad Emergency. L’Italia non può essere danneggiata da queste situazioni. La nostra linea è chiara. Quella di altri no".

Caro Gasparri sono le persone come lei, come il suo padrone Berlusconi, come i suoi "amici" della Lega, come quelle nullità del PD ad essere un danno e una vergogna per l'Italia. Nonché tutte le altre persone, io per primo, che vivono la propria vita chiusi in se stessi e pensando agli affari propri sempre e comunque. I medici di Emergency sono un vanto e un esempio per l'Italia: sono persone che mettono in gioco tutto, lasciano le proprie comodità, lavorano gratis e salvano vite umane. Lei esattamente cosa fa dalla mattina alla sera, oltre a sparare cazzate?

sabato 20 marzo 2010

Siamo qui per il mio... ehmmm... nostro diritto a non essere spiati!

Sto guardando, in questo momento, la diretta di Sky TG24 sulla manifestazione del Popolo della Libertà a Roma. Non hanno dato, ancora, nessun numero certo ma dalle inquadrature dall'alto, che ogni tanto vengono trasmesse, non sembra ci sia moltissima gente. Sicuramente una cosa spicca: il colore uniforme delle bandiere. Nell'ultimo periodo ci ho riflettuto molto e sono sempre più convinto che preservare le diversità sia l'unica speranza per costruire qualcosa di sensato e duraturo. Per questo, la prima cosa che mi viene in mente guardando questo "spettacolo" è che un mare di bandiere bianche tutte uguali non può che essere, a parte tutte le considerazioni politiche e le critiche che possono essere sollevate sul merito di ciò che viene detto dal palco, intrinsecamente, intimamente, per propria natura oltremodo deleterio. Mi si potrebbe dire: è la manifestazione di un solo partito, che ti aspettavi? Ovvio, ed è proprio questo il punto.

Oggi Di Pietro (a differenza di Bersani che spicca sempre per la sua capacità di sbagliare calci di rigore a porta vuota) ha detto qualcosa di molto intelligente, a mio parere, a tal proposito. Ha detto che un partito che si trovi a governare non ha alcun motivo per manifestare. Se manifesta rinnega sé stesso. Per definizione: il Governo governa, l'opposizione manifesta. E, infatti, l'opposizione riunisce in sé tante anime, tante opinioni, tanti modi diversi di vedere la stessa cosa, tanti partiti per entrare nel concreto. Alla manifestazione del 13 marzo c'erano bandiere di tutti i colori. La cosa aveva un senso proprio per la sua eterogeneità. Una manifestazione che unisce persone che la pensano, in generale, diversamente e che spinge queste persone a guardare tutte ad un obbiettivo comune ha un senso. Una manifestazione in cui tutti cantano "meno male che Silvio c'è" è inutile, è populismo, è un forma di venerazione pagana, è un flash mob, è qualunque altra cosa ma sicuramente non è politica, non è democrazia, non è partecipazione, non costruisce niente.

Senza contare che, ho il sospetto, la gente le bandiere non le ha neanche portate da casa. Sono state, probabilmente, distribuite sul posto a camionate. D'altra parte i mezzi ci sono, perché non sfruttarli? Questo pensiero si rafforza quando vedo le inquadrature dall'alto. Quasi tutte persone anziane; giovani, pochissimi. Poi inquadrano le prime file. E qui il dubbio diventa certezza. Stranamente, chissà perché, nelle prime file ci sono solo ragazze bellissime, tutte con il cappellino bianco e una magliettina con una scritta diversa, ma comunque inneggiante a Silvio. Tutte perfette, tutte pronte per essere inquadrate. D'altra parte, si erano già sentite in giro voci sul fatto che fossero stati promessi soldi a ragazze disoccupate affinché si presentassero a Roma per la manifestazione. Potete leggere il tutto qui e qui. Le inquadrature non fanno altro che confermare questi sospetti. Ma i potenti mezzi del PDL sono arrivati oltre: migliaia di sms firmati Silvio Berlusconi sono stati mandati, in maniera apparentemente casuale, per invitare più persone possibile ad essere presenti. C'è già chi sporge denuncia, non sapendo come il proprio numero di cellulare sia finito nelle mani di Silvio. Potete leggere di questo qui.

Dopo aver discusso parecchio sulla forma, passiamo ai contenuti. Nei pochi minuti in cui sono riuscito a seguire il suo discorso senza essere colto da malore, Silvio ha parlato delle liste del PDL nel Lazio e di come queste andassero accettate, al di là di ogni regola e/o condizione di legge, solo perché il suo è il partito più grosso del paese. E non si è vergognato di mascherare tutto questo con il diritto della gente a poter votare per chi crede. Ha parlato del proprio bisogno insaziabile di farsi gli affari propri e di utilizzare il proprio potere per fare pressioni su organi che dovrebbero essere indipendenti (lo ha ammesso lui stesso) nel tentativo di eliminare chi non è d'accordo con lui. E non si è vergognato di nasconderlo dietro il diritto di tutti a non essere spiati.

Ora, in una giornata in cui si è manifestato, sempre a Roma, per l'acqua pubblica e contro il decreto Ronchi (leggete qui) e, a Milano, per la Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie (date un'occhiata qui), non ci sarebbe neanche bisogno di far notare la differenza. In un paese normale, abitato da cittadini ancora dotati di un cervello e della capacità di discriminare, non sarebbe neanche necessario paragonare le istanze legittime della società civile, su temi fondamentali quali i diritti primari e la legalità, con le urla di un vecchietto che difende il proprio potere ormai vacillante (si spera). Ma proprio perché noi non viviamo in un paese normale è necessario precisare. E' necessario puntualizzare. E' necessario, secondo me, evidenziare le differenze tra le altre manifestazioni che si sono tenute oggi e quella del Popolo della Libertà. E la differenza è una e una sola: le uniche cose di cui Silvio Berlusconi è in grado di parlare sono i propri interessi personali o, al massimo quelli del suo partito. Ed è disposto a spendere una marea di soldi per poter poterlo fare in pubblico.

lunedì 15 marzo 2010

Oggi mi sento come lui

"Avrei bisogno anche io di un “decreto interpretativo” che mi chiarisse, finalmente, perché ho sempre pagato le tasse. Perché passo con il verde e mi fermo con il rosso. Perché pago di tasca mia viaggi, case, automobili, alberghi. Perché non ho un corista vaticano di fiducia che mi fornisca il listino aggiornato delle mig..tte o dei mign..ti. Perché se un tribunale mi convoca (ai giornalisti capita) non ho legittimi impedimenti da opporre. Perché pago un garage per metterci la macchina invece di lasciarla sul marciapiede in divieto di sosta come la metà dei miei vicini di casa. Perché considero ovvio rilasciare fattura se nei negozi devo insistere per avere la ricevuta fiscale. Perché devo spiegare a chi mi chiede sbalordito “ma le serve la ricevuta?” che non è che serva a me, serve alla legge. Perché non ho mai dovuto condonare un fico secco. Perché non ho mai avuto capitali all´estero. Perché non ho un sottobanco, non ho sottofondi, non ho sottintesi, e se mi intercettano il peggio che possono dire è che sparo ca..ate al telefono.
Io - insieme a qualche altro milione di italiani - sono l´incarnazione di un´anomalia. Rappresento l´inspiegabile. Dunque avrei bisogno di un decreto interpretativo ad personam che chiarisse perché sono così imbecille da credere ancora nelle leggi e nello Stato."

Michele Serra (Repubblica 07/03/10)

sabato 13 marzo 2010

Non funziona così neanche nello Zimbabwe

Stavo facendo una piccola pausa dal lavoro e un lavoratore medio che lavora a casa e fa la sua meritata pausa dopo ore davanti al computer di solito cosa fa? Semplice: accende la TV. Purtroppo in questo paese non si può fare neanche questo. Infatti se accendi la TV rischi che la tua pausa si trasformi in un inferno. Soprattutto se ancora non ti sei rassegnato alle cose assurde che vedi in giro.

Dicevo, accendo la TV e faccio un po' di zapping tra SkyTG24 e Rai Tre: gli unici due canali che guardo in questo periodo. Mi appare la seguente citazione a tutto schermo: "Non funziona così neanche nello Zimbabwe" (Mauro Masi, direttore generale della Rai). Vado a cercare di che programma si tratta e vedo che è l'anteprima di "Che tempo che fa". In questo momento mentre scrivo Fabio Fazio sta intervistando l'attuale direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli.

Lasciando perdere il fatto che intervistare Ferruccio De Bortoli sull'argomento del momento, ovvero l'indipendenza dell'informazione dalla politica, mi sembra assolutamente appropriato (il Corriere della Sera si mette in evidenza per la sua indipendenza così tanto che Travaglio ad esempio lo chiama Pompiere della sera) mi incuriosisce la frase di cui sopra quindi vado a dare un'occhiata su Internet per capire cosa mi sono perso. Becco subito questo articolo di Repubblica che vi incollo. Leggete e fatevi una pausa anche voi:

"Voglio una lettera, bloccate tutto" E a Santoro: "Per te una multa del 3%"

TRANI - Silvio Berlusconi non ne poteva più. "Basta con i processi che si tengono in televisione. Sono inaccettabili". C'era bisogno di fermare quei "pollai". Parlava così il presidente del consiglio al telefono con il commissario dell'Agcom, Giancarlo Innocenzi, ascoltato dai finanzieri baresi. Il premier era su tutte le furie con l'Authority, incapace di bloccare Annozero come invece lui pretendeva.

Un pressing continuo, asfissiante. Il premier, in base alle carte, chiede a Innocenzi di attivarsi con il presidente dell'Agcom Corrado Calabrò : "Devi convincerlo a scrivere una lettera a Michele Santoro", insiste, che sottolinei i rischi insiti in una trasmissione che parli del processo Mills senza sufficiente contraddittorio. Innocenzi esegue, ed informa il presidente del consiglio dei progressi che sta facendo. Progressi scarsi, in verità, perché alla fine Calabrò la famosa lettera di avvertimento a Santoro non la firmerà mai. Berlusconi è irritato, e con Innocenzi non è diplomatico: azioni inutili. Allora cambia strategia e fa intervenire il direttore generale della Rai Mauro Masi. Sarà lui , pur sbottando ("Queste cose, nemmeno in Zimbabwe") a parlare con Santoro, agitando lo spettro di una supermulta: " Se saremo querelati, avrai una sanzione pari al 3% del risarcimento che la Rai sarà costretta a pagare". Missione inutile anche questa, la trasmissione andrà comunque in onda.

Secondo il sostituto procuratore di Trani, Michele Ruggiero, Innocenzi avrebbe violato i doveri di imparzialità di un pubblico ufficiale. Da qui la richiesta di interdizione, firmata ieri, che però ha aperto l'ennesima ferita nel suo rapporto con il procuratore capo, Carlo Maria Capristo. Non è un mistero che questa inchiesta abbia fortemente incrinato i rapporti tra i due. Capristo - che ieri si è trincerato in un secco e cortese "no comment" - non era d'accordo sull'impostazione dell'inchiesta: aveva sollevato problemi di competenza e sulla classificazione del reato. Il problema non sarebbe soltanto la posizione di Innocenzi. Nell'ufficio del sostituto procuratore negli scorsi giorni sarebbe rimbalzata la possibilità di chiedere una misura interdittiva anche per il presidente del Consiglio, sulla base delle intercettazioni telefoniche definite "pesantissime" dagli investigatori. Un'ipotesi questa definita come "impensabile" da Capristo che avrebbe dovuto controfirmarla.

Il discorso era comunque aperto, anche perché l'indagine aveva un altro calendario: qualsiasi decisione doveva arrivare dopo le elezioni regionali. Ieri, però, la fuga di notizie (è stato aperto un fascicolo parallelo) ha cambiato le carte in tavola. Imponendo una rapidissima accelerata all'indagine. Alle nove della mattina è arrivata dalla cancelleria di Ruggiero sul tavolo del gip, Roberto Oliveri del Castillo, in busta chiusa, una richiesta dall'ufficio del pm. Dopo c'è stato un vertice di quasi due ore tra Ruggiero e Capristo al termine del quale il procuratore è andato via mentre il suo sostituto è tornato in stanza dove lo aspettava la Guardia di finanza.

Per tutta la giornata, nella caserma di Bari, i finanzieri hanno trascritto decine e decine di intercettazioni telefoniche (oggi esistono soltanto i brogliacci) e preparato le informative che verranno depositate a breve. La prossima settimana ci saranno anche nuovi interrogatori: martedì è fissato quello di Michele Santoro, chiamato come persona informata sui fatti. E probabilmente non sarà il solo.

Intanto - ma forse è soltanto un caso - nei giorni scorsi il procuratore Capristo ha cambiato a sorpresa i pool di lavoro dei sostituti procuratori: Ruggiero dal 15 marzo non si occuperà più di pubblica amministrazione ma di reati finanziari. Ruggiero è a Trani da quattro anni all'incirca. È considerato un pm rigoroso ma aggressivo: negli ultimi anni ha condotto indagini che hanno fatto molto parlare come quelle sulla corruzione nell'ispettorato del lavoro o sulla sofisticazione degli oli.

Capristo - un passato da pm a Bari dove, tra le altre cose, condusse l'accusa nel processo per il rogo del teatro Petruzzelli - è invece a Trani da poco più di un anno. La sua nomina è stata al centro di un'inchiesta della procura di Roma e del tribunale dei ministri, poi conclusasi con un'archiviazione. Furono indagati il ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto e il Guardasigilli, Angelino Alfano.

GIULIANO FOSCHINI

domenica 7 marzo 2010

Operazione Valchiria di Bryan Singer (ma non solo)

"Voi non portaste il peso della vergogna. Avete resistito". E' da ieri che mi frulla in testa questa frase. Ovvero da quando ho finito di vedere "Operazione Valchiria" di Bryan Singer. Il film si conclude proprio con questa epigrafe, scritta sul monumento ai caduti della Resistenza tedesca, a Berlino. Continua così: "Sacrificando la vostra vita per la libertà, per il diritto e per l'onore".

Operazione Valchiria era il nome in codice, utilizzato ai tempi della Germania nazista, per indicare una serie di provvedimenti che avrebbero dovuto essere presi in caso di grave ed improvvisa emergenza nazionale. E quale più grave ed improvvisa crisi di stato, per il Terzo Reich, della morte del suo indiscusso leader Adolf Hitler? Proprio per questo motivo, l'Operazione Valchiria è passata alla storia per essere stata utilizzata come ultima fase di un tentativo di colpo di stato, avvenuto nel luglio del 1944. In quei giorni, un piccolo e sparuto manipolo di eroici cospiratori (uomini politici dell'opposizione, alte classi dell'esercito, componenti dell'amministrazione pubblica), intenzionati a salvare il proprio paese dalla rovina definitiva, organizzarono nei minimi dettagli un attentato alla vita di Hitler. L'attentato, effettivamente, venne portato a termine e, nelle ore immediatamente seguenti, i cospiratori fecero scattare l'Operazione Valchiria, nel tentativo di prendere il controllo della Germania, prima che lo facessero le SS o la Gestapo. Purtroppo, tutti sappiamo che Hitler non venne mai ucciso quel giorno. Si salvò miracolosamente e anche il resto dell'operazione fallì a causa di svariati contrattempi e difficoltà minime. Piccoli dettagli che però, uniti alla codardia e alla conseguente esitazione di parecchie persone che ebbero la possibilità di scegliere se aiutare i cospiratori o mettersi in mezzo, portarono in breve tempo all'arresto di tutti i golpisti e alla loro successiva fucilazione. La storia ci insegna quello che accadde dopo.

Non conoscevo la trama di Operazione Valchiria, quando ho pensato di vederlo. E' stata una bella sorpresa. Soprattutto, come sempre mi accade, la visione del film si è rivelata perfettamente in tema con il periodo. Proprio stamattina, infatti, mi trovavo insieme a pochi altri (purtroppo) di fronte alla Prefettura, per commemorare le vittime della prima strage di stato dell'Italia repubblicana, avvenuta il 7 Marzo del 1947 qui a Messina. Abbiamo deposto un fiore sulla lapide (mai inaugurata volontariamente, come ci è stato confermato da chi ha vissuto quel periodo) e abbiamo letto qualche brano di un libro che racconta l'accaduto. Subito dopo, ci siamo spostati di fronte al cancello della Prefettura, per protestare contro il decreto salva-Polverini, come è stato subito ribattezzato.

E' veramente comico come in questo paese ci siano due/tre assurdità diverse per le quali manifestare ogni giorno. Ma è altrettanto comico, o forse sarebbe meglio dire grottesco, il vedere come, ogni giorno, sempre meno sono le persone che se ne rendono conto. Ma torniamo alla frase iniziale: "Voi non portaste il peso della vergogna. Avete resistito. Sacrificando la vostra vita per la libertà, per il diritto e per l'onore". Ora, è ovvio che nessuno, attualmente, ha la necessità di sacrificare la propria vita per i propri valori. Nonostante si viva in Italia. Ci si dovrebbe chiedere, però, due cose.

Primo: quanto tempo passerà prima di arrivare a quel punto? Oggi Diego mi ha detto: noi, avendo avuto il fascismo, dovremmo avere degli anticorpi pazzeschi. Invece qui sembriamo tutti tanti ingenui bambinetti, pronti a credere alle favole. Vediamo tutto quello che succede e pensiamo sempre che sia una buona ragione per tutto. Prendiamo ad esempio il decreto salva-Polverini. Si è vero, probabilmente delle elezioni nelle quali una delle due parti politiche predominanti è esclusa e, quindi, nelle quali l'altra parte vince praticamente a tavolino, sono un po' una farsa. Ma siamo sicuri che, se il problema si fosse verificato per una lista civica di cittadini liberi esterni ai partiti, il governo sarebbe immediatamente intervenuto con un decreto per riportare la democrazia? Penso di no. Quando un semplice cittadino sbaglia le regole si attuano sempre, mentre se sbaglia un politico o un intero partito, le regole possono anche essere cambiate in corso d'opera. Si chiama potere. E in Italia non ce l'ha il cittadino. Già da tempo. Praticamente da sempre.

Secondo: se non siamo chiamati a donare fisicamente la vita per i nostri diritti, cosa significa, ora come ora, sacrificarsi? Stamattina , parlandone sempre con Diego e con altri, siamo giunti alla conclusione che sacrificarsi significa andare avanti con tutte le proprie forze combattendo per ciò in cui si crede. Probabilmente, nel mio caso, sacrificarsi significa andare ogni giorno in facoltà a lavorare per il mio dottorato sapendo che, essendo io figlio di nessuno e non avendo alcuna raccomandazione, nella migliore delle ipotesi sarò un precario a vita. Forse, nel mio caso, significa andare avanti con il lavoro che facciamo con Energia Messinese, e fare tutto questo senza portare il peso della vergogna, ovvero senza scendere mai a compromessi e cercare strade diverse, più semplici, per poter realizzare quello in cui credo, rischiando però al contempo di snaturarmi e di perdere la mia identità. Ho preso, anche io, la mia decisione.

Un fiore per il 7 Marzo







Pubblico un articolo molto bello di un ragazzo che si sta avvicinando da poco alla realtà di Energia Messinese. E' un articolo sulla memoria. In una città in preda all'oblio, nella quale anche gli eventi storici più drammatici e gli episodi più eroici che videro protagonisti i nostri concittadini sono dimenticati, ricordare è un atto rivoluzionario.

Era il 7 Marzo del 1947 la mattina in cui esplosero i colpi. Paradossalmente in Piazza Unità d’Italia, davanti alla Prefettura di Messina. Nemmeno un anno dalla Repubblica, nemmeno due mesi prima di Portella della Ginestra. Decine di migliaia in piazza fra artigiani, impiegati, operai. Sul fronte opposto Carabinieri e Polizia. Causa della protesta le nuove imposte di consumo sui generi di prima necessità e la mancata osservanza del contratto nazionale a favore dei lavoratori industriali. I sindacati tentano invano un incontro col Prefetto, mentre fra la folla gruppi monarchico-fascista e agenti infiltrati fomentano l’agitazione popolare. Si affaccia il viceprefetto Castrogiovanni, inizia la sassaiola, i lavoratori sono un fiume in piena, incontenibili, nel panico e in netta minoranza le forze dell’ordine. “Avanti Savoia!” riecheggia così il grido di un ufficiale dei Carabinieri. Esplodono i colpi. Sulla trentina i feriti, tre uomini toccano il suolo, due non si solleveranno più: il calzolaio Giuseppe Maiorana di 41 anni, e il manovale Biagio Pellegrino di 34, entrambi militanti nel PCI. Il terzo, Giuseppe Lo Vecchio operaio di 19 anni, morirà giorni dopo all’ospedale Regina Margherita. Minimo il rilievo sulla stampa cittadina mentre in campo nazionale sorgono domande. Si apre il capitolo giudiziario, nel ’54 viene celebrato il processo, cinque fra carabinieri e poliziotti accusati non sono ritenuti responsabili del crimine. Sentenza confermata in appello l’anno seguente. Termina così la prima pagina nera della Repubblica e della Messina postbellica. Caduta nel dimenticatoio, questa vicenda è nota a pochi, solo al 40° anniversario il Comune di Messina pone una lapide nel luogo dell’accaduto senza preoccuparsi di inaugurarla. Dopo un’iniziativa spontanea proveniente dal web, l’associazione Energia Messinese abbraccia con entusiasmo la causa e invita tutti i cittadini, Domenica 7 Marzo a porre liberamente e senza vincoli di orario un fiore sulla lapide. Un piccolo gesto spontaneo a basso costo, per tenere accesa la luce della memoria; con la speranza di far conoscere la storia Messinese, quel patrimonio comune che spesso viene dimenticato, riferito male, a metà, strumentalizzato. La sconfitta la paghiamo oggi, nell’anticultura profusa da una parte consistente del circuito mediatico, nel sapere di pochi e nel silenzio di troppi, con la conseguenza, perseguita troppo spesso dal sistema dominante, di calare una coltre di oblìo su vicende che, invece, dovrebbero essere assunte con orgoglio al patrimonio civile di un comunità intera. La sconfitta la paghiamo oggi, quando non ci ricordiamo che molti dei nostri diritti nascono dal sangue di persone che per i propri ideali hanno perso la vita. E invece va coltivato il piacere di ricordarli quei martiri, perché il loro sacrificio possa ancora significare qualcosa in tempi duri in cui i diritti conquistati con anni di battaglie vengono progressivamente cancellati . Il 7 Marzo il fiore di ognuno di noi sulla lapide di Piazza Unità d’Italia può essere, e non sarà mai troppo tardi, un contributo per ricominciare su basi nuove eppure antiche un percorso di solidarietà civile.

Antonio Marchese

venerdì 26 febbraio 2010

Per il Tg1 Mills è stato assolto

Ho appena finito di vedere il servizio del Tg1 delle 13.30 sugli ultimi recenti sviluppi del caso Mills. Come spero sappiano almeno tutti i frequentatori della Rete, l'avvocato inglese David Mills è stato condannato, in primo e in secondo grado, a quattro anni e mezzo di reclusione per la falsa testimonianza resa ai Pubblici Ministeri di Milano che indagavano sul caso All Iberian e sulla corruzione di alcuni ufficiali della Guardia di Finanza. La falsa testimonianza, secondo le sentenza della Procura di Milano, è stata resa al fine di favorire l'attuale Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ed è stata pagata profumatamente con circa 600 mila dollari.

Ieri la Corte di Cassazione ha messo la parola fine al caso (almeno parzialmente) annullando le sentenze precedenti per sopravvenuta prescrizione del reato. Secondo la sentenza della Corte, il reato sarebbe stato commesso in data 11 novembre 1999 (ovvero nel momento in cui l'avvocato fornisce le istruzioni per il trasferimento del denaro), e non il 29 febbraio 2000 (ovvero il giorno in cui il denaro effettivamente viene trasferito) come sostenuto fino al secondo grado di giudizio. Ora, il reato è prescritto ma il colpevole rimane tale. Mills, infatti, non è stato prosciolto nel merito e, così come è stato chiesta dal sostituto Procuratore generale della Cassazione Ciani, dovrà risarcire la Presidenza del Consiglio per il danno all'immagine e per l'intralcio al corretto funzionamento della giustizia prodotto dalla sua reticenza.

Al di là dell'ironia della sorte (il corrotto che deve rimborsare il corruttore non si è mai visto neanche nei peggiori film), non credo proprio che una persona innocente venga solitamente obbligata a sborsare altri soldi a causa del processo che ha dovuto subire. Anzi solitamente una persona che è stata proclamata innocente, viene risarcita o quanto meno non è tenuta al pagamento delle spese legali. Ecco, invece, Mills sarà tenuto anche a quello. Mi è piaciuto molto il commento del presidente dei senatori dell'Italia dei Valori, Felice Belisario, il quale ha dichiarato: "Dalla sentenza della Corte di Cassazione al processo All Iberian si evincono due fatti definitivi e incontrovertibili: Silvio Berlusconi ha corrotto David Mills e lo stesso Mills (come presumibilmente anche Berlusconi nel processo che riprende sabato) l'ha fatta franca solo perché il corruttore si è fatto una legge ad personam che ha diminuito i tempi di prescrizione. In ogni paese civile un Presidente del Consiglio per molto meno si sarebbe dimesso. Invece nel centrodestra c'è chi festeggia e tarocca la sentenza facendola passare per assoluzione. Berlusconi va sconfitto politicamente, ma va anche denunciato con forza il tentativo di mistificazione della verità che i suoi giornali, le televisioni di sua proprietà e quella pubblica che controlla direttamente e i suoi più stretti collaboratori stanno compiendo in queste ore". Niente da eccepire: finalmente un politico che parla chiaro e tondo. Non ce ne sono molti.

Purtroppo, il direttore del Tg1 Augusto Minzolini probabilmente non è d'accordo con questa interpretazione, dato che, come dicevo, mi sono dovuto sorbire un servizio veramente scandaloso. Le parole "assoluzione", "assolto" e roba del genere sono state ripetute con vomitevole frequenza in modo che non venisse dato adito a dubbi, mentre la parola "prescrizione" è stata utilizzata una sola volta, in una frase sbrigativa e poco chiara, probabilmente per tenersi al riparo da eventuali problemi. Se fosse stato solo per Minzolini certamente non ci sarebbe stato alcun motivo per pronunciarla. Al danno che i cittadini per bene devono subire, vedendo che i ladri la fanno sempre franca mentre chi fa le spese di tutto sono sempre loro, si aggiunge la beffa della presa in giro e della mistificazione della verità. In questi giorni mi è capitato di essere spesso in macchina e di sentire molti giornali radio. La serie di notizie che ero costretto a sentire mi hanno portato a pensare che in nessun altro paese tali giornali radio avrebbero potuto mai essere trasmessi: lo scandalo Telecom-Fastweb, un senatore della Repubblica coinvolto con la 'ndrangheta (Di Girolamo) e i commenti assurdi sulla situazione, il petrolio che avanza nel Po' verso l'Adriatico, gli strascichi dello scandalo sulla Protezione Civile, la sentenza Mills. Assolutamente assurdo in qualunque altro paese. E c'è ancora gente che si interroga se la situazione attuale possa essere paragonata allo scoppio di Tangentopoli più di dieci anni fa. Qua il problema non è se si può parlare di nuova Tangetopoli oppure no. Il problema adesso e sempre è se i colpevoli verranno condannati o la faranno franca: dagli ultimi sviluppi pare proprio che la faranno franca.

venerdì 12 febbraio 2010

Fuori e dentro il Palazzo

C'era più gente di quanto pensassi oggi al Sit-in contro la presentazione del progetto per il Ponte sullo Stretto di Messina di fronte al Palazzo della Cultura, in occasione della sua inaugurazione. Abbiamo cominciato in pochi ma, via via che il tempo passava e il traffico diminuiva, la gente affluiva. Certo, paragonare questa manifestazione ad uno qualunque dei presidi del movimento No-Tav o No-DalMolin fa scemare ogni ottimismo. Certo, c'erano sempre le stesse facce, le stesse persone che lottano da una vita all'interno del movimento. Certo, i ragazzi sotto i 25 anni si contavano sulle dite di una mano. Ma in fondo meglio vedere il lato positivo della cosa, giusto?

Durante il Sit-in, ho avuto modo di parlare con un fotografo che se l'è presa con me perché le persone erano poche. Mi ha detto di essere di destra e mi ha rinfacciato che il movimento No-Ponte non è aperto ad associazioni e/o partiti che, pur essendo di destra, vorrebbero partecipare più attivamente e contribuire. Prima di tutto, non ho mai capito per quale motivo il movimento No-Ponte dovrebbe essere necessariamente di sinistra (questa necessità di taggare politicamente e/o ideologicamente qualunque cosa mi ha sempre dato fastidio). In ogni caso, non ho potuto fare a meno di confermargli che aveva perfettamente ragione. Pur non essendo presente in prima persona alle riunioni organizzative, so di per certo, tramite il ragazzo che solitamente rappresenta Energia Messinese all'interno del movimento, che buona parte del tempo viene speso in discussioni e litigi relativi alla possibilità o meno di consentire ad associazioni e partiti di destra di partecipare attivamente e dare una mano. Non è la prima volta che sento cose di questo genere e credo che in questo modo non andremo assolutamente da nessuna parte.

Successivamente, ho avuto la possibilità di entrare all'interno del Palazzo proibito. E' affascinante notare con quanta facilità io sia riuscito ad entrare mentre Renato Accorinti e alcuni altri avevano perso mezz'ora a litigare con il questore, a farsi spingere, a gridare, prima di avere il permesso di mettere un piede dentro (vi consiglio di dare un'occhiata al secondo video in fondo). Dicevo, ho avuto la possibilità di entrare per dare un'occhiata e sentire una piccola parte della conferenza (il tempo di scocciarmi e uscire di nuovo). Ho sentito parlare prima il presidente della società Stretto di Messina Calarco, poi il nostro amato Sindaco Buzzanca, infine il presidente della Provincia di Messina Ricevuto. La mia prima, direi quasi folgorante, impressione è stato il distacco assoluto tra quanto accadeva fuori e quanto vedevo e sentivo dentro. Non solo una differenza di contenuti, di opinioni e/o motivazioni. No, qualcosa di più profondo. E' come se si vivesse in universi separati e incomunicabili. Loro, avvolti come bambagia nel loro potere, si muovono attraverso meccanismi oscuri. Quando li si sente parlare, bisogna prestare veramente attenzione perché ogni parola ha due, tre significati e ogni frase è un messaggio per qualcuno. A volte, non riesco a capire se mentono sapendo di mentire o se credono veramente in quello che dicono o in quello che sentono dire agli altri. Noi, d'altra parte, siamo lì che gridiamo, urliamo le nostre ragioni. Ma a volte, mi capita di pensare, urliamo anche la nostra frustrazione per non essere dentro con loro, per non avere il potere di cambiare lo stato delle cose. E subito dopo, torniamo alle nostre vite senza impatto, forse con la coscienza pulita ma sostanzialmente con un nulla di fatto. Ho l'impressione che due siano le cose: o loro vivono sulla luna oppure siamo noi a non vivere affatto. Non sono in grado di definire la sensazione in maniera più accurata ma sono certo che non è sintomo di una situazione sana. Non è sicuramente ciò che si intende quando si usa la parola politica. Rappresentazione perfetta di ciò che ho cercato di esprimere è il terzo video in fondo che mostra, tra l'altro, l'arrivo del Presidente della Regione Sicilia Lombardo e l'accoglienza festosa dei manifestanti.






giovedì 11 febbraio 2010

Contesteremo la parata pontista, renderemo visibile il no al Ponte!

In un un Palazzo della Cultura non ancora agibile e negato alla funzione per cui era stato pensato ( ad oggi neanche le associazioni musicali, che rischiano la chiusura per via dei tagli -decisi dal Governo della Regione- ai finanziamenti per le attività artistiche, vi hanno accesso) verrà presentato venerdì prossimo il progetto (che non esiste) del Ponte sullo Stretto. Nel luogo-simbolo delle incompiute, di questa città verrà illustrata l'opera che, a tutti gli effetti, si candida ad essere la più grande delle incompiute. In uno spazio blindato (e che ha a che fare con la cultura un luogo chiuso a i cittadini?) verranno forniti i dati che scandiscono i tempi dell'ennesimo massacro del nostro territorio. Noi ci battiamo da anni contro una prospettiva che abbiamo definito di devastazione ambientale, sociale e culturale. I nostri argomenti hanno trovato di recente conferma nel pronunciamento della Corte dei Conti, che ha sottolineato la disinvoltura dei dati economici, l'azzardo ingegneristico e il grave impatto ambientale della grande opera. Noi siamo abitanti di questa terra, non siamo sudditi. Per questo motivo, per confermare i tanti SI (alla messa in sicurezza sismica e d idrogeologica del territorio, al rilancio dei trasporti pubblici, alle infrastrutture utili e prossime a i cittadini) ed il solo NO (al Ponte sullo Stretto) che hanno animato le nostre recenti iniziative saremo presenti davanti al Palazzo della Cultura venerdì 12 febbraio alle ore 13 e ci renderemo visibili.

(dall'evento Facebook disponibile qui)

"Grandi eventi"? Grandi occasioni!

In questi due giorni si è scatenato un putiferio: Bertolaso, Balducci, sesso in cambio di appalti, favori, soldi, macchine e chi più ne ha più ne metta. In realtà come sempre l'informazione in Italia si ferma al gossip e non va veramente in fondo alla faccenda. Non è un fenomeno casuale o qualcosa di involontario. E' una cosa studiata con cura. Dai alle persone quello che veramente vogliono, ovvero particolari scabrosi, dettagli insignificanti ma molto molto pruriginosi, insomma gli dai qualcosa di cui poter parlare, ma nascondi, ometti o comunque eviti di ricordare, ciò che sarebbe veramente interessante e importante capire a fondo. In breve mantieni le persone nell'ignoranza che è ciò che veramente importa.

A cosa mi riferisco? Mi riferisco al sistema molto particolare di gestione degli appalti da parte della Protezione Civile ideato nell'ormai lontano (per la memoria di un italiano medio) 2008 sotto il governo Prodi e confermato naturalmente da Berlusconi quasi inalterato fino ad oggi. Veramente oggi ci sarebbe il piccolo particolare del decreto legge 195 del 30 dicembre 2009, che tra l'altro prevede la privatizzazione della Protezione Civile e la sua trasformazione in S.pA., ma di questo possiamo anche non occuparci nel dettaglio. Torniamo invece al discorso veramente interessante ovvero quello del, tutto italiano, sistema di gestione degli appalti per le "grandi emergenze" e per i "grandi eventi". Cosa sono le "grandi emergenze"? Beh sono quelle situazioni come il problema rifiuti a Napoli, il terremoto dell'Aquila, l'alluvione di Messina (quando ce ne si ricorda) che avrebbero, effettivamente, molto più a che fare con la Protezione Civile e che richiedono un intervento urgente e quindi la necessità di bypassare le normali procedure di assegnazione delle competenze e degli appalti.

Ma la cosa veramente particolare riguarda invece i "grandi eventi". Insisto sull'uso delle virgolette perché se voi andate qui trovate ad esempio l'ordinanza sulle "Ulteriori disposizioni per lo svolgimento dei «grandi eventi» relativi alla Presidenza italiana del G8, al 150° anniversario dell'Unità d'Italia e per consentire lo svolgimento nel territorio della regione Lazio dei mondiali di nuoto «Roma 2009». (Ordinanza n. 3684)". Quindi queste virgolette tutto sommato non sono una mia invenzione. In realtà questi "grandi eventi" non si sa bene cosa siano e quindi è necessario utilizzare il termine senza definirlo effettivamente contando sulle virgolette. Ma come funziona la gestione dei grandi eventi? Molto semplice. Ci sono i mondiali di nuoto a Roma? Sono passati 150 da quando la penisola è stata unita sotto un unico governo centrale? Occasione ghiotta! Inventiamoci una genialata: i criteri di selezione delle imprese che si occuperanno dei lavori, chiamate senza pubbliche gare d'appalto, così come i progetti, da ora in poi sono coperti dal segreto di Stato. La scusa? Questioni di sicurezza. In pratica cosa succede? Succede che tutto viene consegnato nelle mani della Protezione civile e del suo direttore, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Guido Bertolaso (futuro Ministro per acclamazione) che può in maniera assolutamente libera prendere decisioni e dare il via a provvedimenti senza dover rendere conto a nessuno se non al Presidente del Consiglio.

Volete altri esempi di "grandi eventi". Contestualizziamoli un po' tanto per capire a cosa servono le virgolette. Per farlo cito di sanapianta da fonte esterna:

LE OPERE SOTTO ACCUSA – Con simili premesse i lavori al centro della vicenda non possono che essere alcune delle più importanti opere in cantiere nel Paese. Non è un caso che alle società riconducibili ad Anemone erano state assegnate tre gare d’appalto relative al G8 che si sarebbe dovuto svolgere alla Maddalena nel 2009, opere riguardanti precisamente la realizzazione del quarto, quinto e sesto lotto di interventi infrastrutturali e complementari, ovvero il palazzo della conferenza e dell’area delegati, la residenza dell’Arsenale e l’area stampa e servizi di supporto. Nelle mani dell’imprenditore romano sono poi finiti anche due appalti per opere da realizzare nell’ambito delle celebrazioni per il 150esimo Anniversario dell’Unità d’Italia del 2011: il completamento dell’aereoporto internazionale dell’Umbria SantEgidio di Perugia e il nuovo Parco della musica a Firenze dove deve sorgere il nuovo Teatro del maggio Musicale. Sotto la lente di ingrandimento degli investigatori, inoltre, sarebbero finite, tra le altre, pure le gare d’appalto per i mondiali di nuoto di Roma 2009, per la ristrutturazione dello stadio centrale del Foro italico, per la realizzazione del nuovo Museo dello sport di Tor Vergata, quella per la scuola per marescialli dei carabinieri di Firenze. Una valanga di denaro che sarebbe stato puntualmente e doverosamente contraccambiato ai tre tecnici. Il prezzo della corruzione sono ristrutturazioni di immobili, auto di lusso a sbafo, assunzioni di domestici e figli, favori sessuali con pagamento di escort a domicilio.

Cioè in pratica è questo: ci sono i mondiali di nuoto a Roma? Dobbiamo per forza fare la scuola dei carabinieri a Firenze. Logico no? Ora io dico non ci vuole un genio a capire che una situazione di questo tipo è sottoposta ad alcuni piccoli rischi tutti italiani. Quando concentri nelle mani di una singola persona un sacco di denaro e di potere cosa può succedere?