sabato 20 marzo 2010

Siamo qui per il mio... ehmmm... nostro diritto a non essere spiati!

Sto guardando, in questo momento, la diretta di Sky TG24 sulla manifestazione del Popolo della Libertà a Roma. Non hanno dato, ancora, nessun numero certo ma dalle inquadrature dall'alto, che ogni tanto vengono trasmesse, non sembra ci sia moltissima gente. Sicuramente una cosa spicca: il colore uniforme delle bandiere. Nell'ultimo periodo ci ho riflettuto molto e sono sempre più convinto che preservare le diversità sia l'unica speranza per costruire qualcosa di sensato e duraturo. Per questo, la prima cosa che mi viene in mente guardando questo "spettacolo" è che un mare di bandiere bianche tutte uguali non può che essere, a parte tutte le considerazioni politiche e le critiche che possono essere sollevate sul merito di ciò che viene detto dal palco, intrinsecamente, intimamente, per propria natura oltremodo deleterio. Mi si potrebbe dire: è la manifestazione di un solo partito, che ti aspettavi? Ovvio, ed è proprio questo il punto.

Oggi Di Pietro (a differenza di Bersani che spicca sempre per la sua capacità di sbagliare calci di rigore a porta vuota) ha detto qualcosa di molto intelligente, a mio parere, a tal proposito. Ha detto che un partito che si trovi a governare non ha alcun motivo per manifestare. Se manifesta rinnega sé stesso. Per definizione: il Governo governa, l'opposizione manifesta. E, infatti, l'opposizione riunisce in sé tante anime, tante opinioni, tanti modi diversi di vedere la stessa cosa, tanti partiti per entrare nel concreto. Alla manifestazione del 13 marzo c'erano bandiere di tutti i colori. La cosa aveva un senso proprio per la sua eterogeneità. Una manifestazione che unisce persone che la pensano, in generale, diversamente e che spinge queste persone a guardare tutte ad un obbiettivo comune ha un senso. Una manifestazione in cui tutti cantano "meno male che Silvio c'è" è inutile, è populismo, è un forma di venerazione pagana, è un flash mob, è qualunque altra cosa ma sicuramente non è politica, non è democrazia, non è partecipazione, non costruisce niente.

Senza contare che, ho il sospetto, la gente le bandiere non le ha neanche portate da casa. Sono state, probabilmente, distribuite sul posto a camionate. D'altra parte i mezzi ci sono, perché non sfruttarli? Questo pensiero si rafforza quando vedo le inquadrature dall'alto. Quasi tutte persone anziane; giovani, pochissimi. Poi inquadrano le prime file. E qui il dubbio diventa certezza. Stranamente, chissà perché, nelle prime file ci sono solo ragazze bellissime, tutte con il cappellino bianco e una magliettina con una scritta diversa, ma comunque inneggiante a Silvio. Tutte perfette, tutte pronte per essere inquadrate. D'altra parte, si erano già sentite in giro voci sul fatto che fossero stati promessi soldi a ragazze disoccupate affinché si presentassero a Roma per la manifestazione. Potete leggere il tutto qui e qui. Le inquadrature non fanno altro che confermare questi sospetti. Ma i potenti mezzi del PDL sono arrivati oltre: migliaia di sms firmati Silvio Berlusconi sono stati mandati, in maniera apparentemente casuale, per invitare più persone possibile ad essere presenti. C'è già chi sporge denuncia, non sapendo come il proprio numero di cellulare sia finito nelle mani di Silvio. Potete leggere di questo qui.

Dopo aver discusso parecchio sulla forma, passiamo ai contenuti. Nei pochi minuti in cui sono riuscito a seguire il suo discorso senza essere colto da malore, Silvio ha parlato delle liste del PDL nel Lazio e di come queste andassero accettate, al di là di ogni regola e/o condizione di legge, solo perché il suo è il partito più grosso del paese. E non si è vergognato di mascherare tutto questo con il diritto della gente a poter votare per chi crede. Ha parlato del proprio bisogno insaziabile di farsi gli affari propri e di utilizzare il proprio potere per fare pressioni su organi che dovrebbero essere indipendenti (lo ha ammesso lui stesso) nel tentativo di eliminare chi non è d'accordo con lui. E non si è vergognato di nasconderlo dietro il diritto di tutti a non essere spiati.

Ora, in una giornata in cui si è manifestato, sempre a Roma, per l'acqua pubblica e contro il decreto Ronchi (leggete qui) e, a Milano, per la Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie (date un'occhiata qui), non ci sarebbe neanche bisogno di far notare la differenza. In un paese normale, abitato da cittadini ancora dotati di un cervello e della capacità di discriminare, non sarebbe neanche necessario paragonare le istanze legittime della società civile, su temi fondamentali quali i diritti primari e la legalità, con le urla di un vecchietto che difende il proprio potere ormai vacillante (si spera). Ma proprio perché noi non viviamo in un paese normale è necessario precisare. E' necessario puntualizzare. E' necessario, secondo me, evidenziare le differenze tra le altre manifestazioni che si sono tenute oggi e quella del Popolo della Libertà. E la differenza è una e una sola: le uniche cose di cui Silvio Berlusconi è in grado di parlare sono i propri interessi personali o, al massimo quelli del suo partito. Ed è disposto a spendere una marea di soldi per poter poterlo fare in pubblico.

martedì 16 marzo 2010

Inserire pulsanti di condivisione per i Social Networks su Blogger

Oggi ho ricevuto una mail di invito su FriendFeed da parte di una mia amica. Dato che non ero iscritto, e in realtà non sapevo neanche cos'era, ho deciso di dare un'occhiata. Da oggi, quindi, sono presente anche su FriendFeed: finirà che la mia vita sarà più interessante sul Web che nel mondo reale! A parte gli scherzi, la cosa più importante di tutte è che mi sono reso conto che sul mio blog non era presente il pulsante per condividere i contenuti dei miei post su FriendFeed: avevo il pulsante per Facebook, Twitter, Delicious e un milione di altri social/bookmarking/news/video/etc. network ma FriendFeed mi mancava.

Ho cercato un po' in giro sulla rete e ho trovato il codice html relativo al pulsante per FriendFeed da inserire opportunamente su Blogger. Ho anche pensato che non avevo mai scritto un post su come farlo. Quindi eccoci qui. Come vedete, sotto ogni mio post, sono presenti una marea di pulsanti per condividere sui vari network il contenuto del post. Come inserirli? Niente di più facile (una volta che hai trovato chi te lo spiega!).

Aprite il vostro blog e cliccate sul pulsante Personalizza in alto a destra. Quindi andate su Layout e cliccate su Modifica Html. Nella pagina che vi si apre mettete la spunta su Espandi modelli widget. A quel punto potete modificare il codice html della pagina relativa a ogni vostro post. E' conveniente salvare il modello prima di fare modifiche per evitare problemi se sbagliate qualcosa. A questo punto basta scorrere il codice fino a trovare la riga contenente. Sotto questo riga potete tranquillamente incollare il codice che trovate qui (grazie a Parsifal32 per la spiegazione del metodo, per il codice e per la condivisione delle icone).

Come forse noterete nel codice non è presente né il pulsante per Twitter né quello per FriendFeed. Basta aggiungere il seguente codice:

<a expr:href='"http://twitthis.com/twit?url=" + data:post.url' rel='external nofollow' target='_blank'><img alt='Twitter' src='http://t9pysw.blu.livefilestore.com/y1pAp1tsD3PgXgesBdYmWimF515kypGLQV8PskQRL1lzXTSm-E8SjGAtVmU6iWEh4Y3ODOs2wRQMHURDV8bB2LF6bmaeLiz0YQG/twitter-icona16x16.gif'/></a>

<a expr:href='"http://friendfeed.com/?url=" + data:post.url + "&title=" + data:post.title' target='_blank'><img alt='share su Facebook' border='0' src='http://friendfeed.com/static/images/icons/internal.png'/></a>

Che ho trovato qui e qui e modificato un pochino per far funzionare il tutto (dato che soprattutto quello di FriendFeed mi dava problemi). A questo punto avrete anche voi tutti questi bellissimi pulsantini colorati che faranno la gioia dei vostri lettori networkizzati.

lunedì 15 marzo 2010

Oggi mi sento come lui

"Avrei bisogno anche io di un “decreto interpretativo” che mi chiarisse, finalmente, perché ho sempre pagato le tasse. Perché passo con il verde e mi fermo con il rosso. Perché pago di tasca mia viaggi, case, automobili, alberghi. Perché non ho un corista vaticano di fiducia che mi fornisca il listino aggiornato delle mig..tte o dei mign..ti. Perché se un tribunale mi convoca (ai giornalisti capita) non ho legittimi impedimenti da opporre. Perché pago un garage per metterci la macchina invece di lasciarla sul marciapiede in divieto di sosta come la metà dei miei vicini di casa. Perché considero ovvio rilasciare fattura se nei negozi devo insistere per avere la ricevuta fiscale. Perché devo spiegare a chi mi chiede sbalordito “ma le serve la ricevuta?” che non è che serva a me, serve alla legge. Perché non ho mai dovuto condonare un fico secco. Perché non ho mai avuto capitali all´estero. Perché non ho un sottobanco, non ho sottofondi, non ho sottintesi, e se mi intercettano il peggio che possono dire è che sparo ca..ate al telefono.
Io - insieme a qualche altro milione di italiani - sono l´incarnazione di un´anomalia. Rappresento l´inspiegabile. Dunque avrei bisogno di un decreto interpretativo ad personam che chiarisse perché sono così imbecille da credere ancora nelle leggi e nello Stato."

Michele Serra (Repubblica 07/03/10)

domenica 14 marzo 2010

Completamento automatico per Equo

In questi giorni mi stavo chiedendo come mai aprendo una normale Konsole di KDE il completamento automatico di Equo non mi funzionava mentre aprendo uno dei terminali di sistema (Ctrl-Alt-F1 per intenderci) allora tutto funzionava tranquillamente (ed era anche piuttosto figo).
Cercando su Internet ho trovato qual'è il problema e anche la soluzione.
Basta fare così:
  • Aprite una Konsole di KDE
  • Andate su Settings -> Edit Current Profile...
  • Sul tab General vedrete Command: /bin/bash. E' necessario aggiungere un --login. Dovrete quindi mettere /bin/bash --login.
  • Se non lo avete già fatto lanciate da root un:
    # eselect bashcomp enable --global equo
  • Ora killate tutte le bash lanciando sempre da root un:
    # killall -9 bash
  • Ora chiudendo la Konsole appena uccisa e lanciandone una nuova il tutto vi dovrebbe funzionare
Provate a scrivere da utente un:
$ equo search sky
e poi date due colpi di Tab. Dovreste vedere un elenco dei pacchetti nel cui nome è contenuta la parola sky. Il tutto funziona anche con i parametri di Equo ovvero se ad esempio digitate:
$ equo i
e poi date due colpi di Tab la bash vi completerà in
$equo install
Figo no?

sabato 13 marzo 2010

Non funziona così neanche nello Zimbabwe

Stavo facendo una piccola pausa dal lavoro e un lavoratore medio che lavora a casa e fa la sua meritata pausa dopo ore davanti al computer di solito cosa fa? Semplice: accende la TV. Purtroppo in questo paese non si può fare neanche questo. Infatti se accendi la TV rischi che la tua pausa si trasformi in un inferno. Soprattutto se ancora non ti sei rassegnato alle cose assurde che vedi in giro.

Dicevo, accendo la TV e faccio un po' di zapping tra SkyTG24 e Rai Tre: gli unici due canali che guardo in questo periodo. Mi appare la seguente citazione a tutto schermo: "Non funziona così neanche nello Zimbabwe" (Mauro Masi, direttore generale della Rai). Vado a cercare di che programma si tratta e vedo che è l'anteprima di "Che tempo che fa". In questo momento mentre scrivo Fabio Fazio sta intervistando l'attuale direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli.

Lasciando perdere il fatto che intervistare Ferruccio De Bortoli sull'argomento del momento, ovvero l'indipendenza dell'informazione dalla politica, mi sembra assolutamente appropriato (il Corriere della Sera si mette in evidenza per la sua indipendenza così tanto che Travaglio ad esempio lo chiama Pompiere della sera) mi incuriosisce la frase di cui sopra quindi vado a dare un'occhiata su Internet per capire cosa mi sono perso. Becco subito questo articolo di Repubblica che vi incollo. Leggete e fatevi una pausa anche voi:

"Voglio una lettera, bloccate tutto" E a Santoro: "Per te una multa del 3%"

TRANI - Silvio Berlusconi non ne poteva più. "Basta con i processi che si tengono in televisione. Sono inaccettabili". C'era bisogno di fermare quei "pollai". Parlava così il presidente del consiglio al telefono con il commissario dell'Agcom, Giancarlo Innocenzi, ascoltato dai finanzieri baresi. Il premier era su tutte le furie con l'Authority, incapace di bloccare Annozero come invece lui pretendeva.

Un pressing continuo, asfissiante. Il premier, in base alle carte, chiede a Innocenzi di attivarsi con il presidente dell'Agcom Corrado Calabrò : "Devi convincerlo a scrivere una lettera a Michele Santoro", insiste, che sottolinei i rischi insiti in una trasmissione che parli del processo Mills senza sufficiente contraddittorio. Innocenzi esegue, ed informa il presidente del consiglio dei progressi che sta facendo. Progressi scarsi, in verità, perché alla fine Calabrò la famosa lettera di avvertimento a Santoro non la firmerà mai. Berlusconi è irritato, e con Innocenzi non è diplomatico: azioni inutili. Allora cambia strategia e fa intervenire il direttore generale della Rai Mauro Masi. Sarà lui , pur sbottando ("Queste cose, nemmeno in Zimbabwe") a parlare con Santoro, agitando lo spettro di una supermulta: " Se saremo querelati, avrai una sanzione pari al 3% del risarcimento che la Rai sarà costretta a pagare". Missione inutile anche questa, la trasmissione andrà comunque in onda.

Secondo il sostituto procuratore di Trani, Michele Ruggiero, Innocenzi avrebbe violato i doveri di imparzialità di un pubblico ufficiale. Da qui la richiesta di interdizione, firmata ieri, che però ha aperto l'ennesima ferita nel suo rapporto con il procuratore capo, Carlo Maria Capristo. Non è un mistero che questa inchiesta abbia fortemente incrinato i rapporti tra i due. Capristo - che ieri si è trincerato in un secco e cortese "no comment" - non era d'accordo sull'impostazione dell'inchiesta: aveva sollevato problemi di competenza e sulla classificazione del reato. Il problema non sarebbe soltanto la posizione di Innocenzi. Nell'ufficio del sostituto procuratore negli scorsi giorni sarebbe rimbalzata la possibilità di chiedere una misura interdittiva anche per il presidente del Consiglio, sulla base delle intercettazioni telefoniche definite "pesantissime" dagli investigatori. Un'ipotesi questa definita come "impensabile" da Capristo che avrebbe dovuto controfirmarla.

Il discorso era comunque aperto, anche perché l'indagine aveva un altro calendario: qualsiasi decisione doveva arrivare dopo le elezioni regionali. Ieri, però, la fuga di notizie (è stato aperto un fascicolo parallelo) ha cambiato le carte in tavola. Imponendo una rapidissima accelerata all'indagine. Alle nove della mattina è arrivata dalla cancelleria di Ruggiero sul tavolo del gip, Roberto Oliveri del Castillo, in busta chiusa, una richiesta dall'ufficio del pm. Dopo c'è stato un vertice di quasi due ore tra Ruggiero e Capristo al termine del quale il procuratore è andato via mentre il suo sostituto è tornato in stanza dove lo aspettava la Guardia di finanza.

Per tutta la giornata, nella caserma di Bari, i finanzieri hanno trascritto decine e decine di intercettazioni telefoniche (oggi esistono soltanto i brogliacci) e preparato le informative che verranno depositate a breve. La prossima settimana ci saranno anche nuovi interrogatori: martedì è fissato quello di Michele Santoro, chiamato come persona informata sui fatti. E probabilmente non sarà il solo.

Intanto - ma forse è soltanto un caso - nei giorni scorsi il procuratore Capristo ha cambiato a sorpresa i pool di lavoro dei sostituti procuratori: Ruggiero dal 15 marzo non si occuperà più di pubblica amministrazione ma di reati finanziari. Ruggiero è a Trani da quattro anni all'incirca. È considerato un pm rigoroso ma aggressivo: negli ultimi anni ha condotto indagini che hanno fatto molto parlare come quelle sulla corruzione nell'ispettorato del lavoro o sulla sofisticazione degli oli.

Capristo - un passato da pm a Bari dove, tra le altre cose, condusse l'accusa nel processo per il rogo del teatro Petruzzelli - è invece a Trani da poco più di un anno. La sua nomina è stata al centro di un'inchiesta della procura di Roma e del tribunale dei ministri, poi conclusasi con un'archiviazione. Furono indagati il ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto e il Guardasigilli, Angelino Alfano.

GIULIANO FOSCHINI

domenica 7 marzo 2010

Operazione Valchiria di Bryan Singer (ma non solo)

"Voi non portaste il peso della vergogna. Avete resistito". E' da ieri che mi frulla in testa questa frase. Ovvero da quando ho finito di vedere "Operazione Valchiria" di Bryan Singer. Il film si conclude proprio con questa epigrafe, scritta sul monumento ai caduti della Resistenza tedesca, a Berlino. Continua così: "Sacrificando la vostra vita per la libertà, per il diritto e per l'onore".

Operazione Valchiria era il nome in codice, utilizzato ai tempi della Germania nazista, per indicare una serie di provvedimenti che avrebbero dovuto essere presi in caso di grave ed improvvisa emergenza nazionale. E quale più grave ed improvvisa crisi di stato, per il Terzo Reich, della morte del suo indiscusso leader Adolf Hitler? Proprio per questo motivo, l'Operazione Valchiria è passata alla storia per essere stata utilizzata come ultima fase di un tentativo di colpo di stato, avvenuto nel luglio del 1944. In quei giorni, un piccolo e sparuto manipolo di eroici cospiratori (uomini politici dell'opposizione, alte classi dell'esercito, componenti dell'amministrazione pubblica), intenzionati a salvare il proprio paese dalla rovina definitiva, organizzarono nei minimi dettagli un attentato alla vita di Hitler. L'attentato, effettivamente, venne portato a termine e, nelle ore immediatamente seguenti, i cospiratori fecero scattare l'Operazione Valchiria, nel tentativo di prendere il controllo della Germania, prima che lo facessero le SS o la Gestapo. Purtroppo, tutti sappiamo che Hitler non venne mai ucciso quel giorno. Si salvò miracolosamente e anche il resto dell'operazione fallì a causa di svariati contrattempi e difficoltà minime. Piccoli dettagli che però, uniti alla codardia e alla conseguente esitazione di parecchie persone che ebbero la possibilità di scegliere se aiutare i cospiratori o mettersi in mezzo, portarono in breve tempo all'arresto di tutti i golpisti e alla loro successiva fucilazione. La storia ci insegna quello che accadde dopo.

Non conoscevo la trama di Operazione Valchiria, quando ho pensato di vederlo. E' stata una bella sorpresa. Soprattutto, come sempre mi accade, la visione del film si è rivelata perfettamente in tema con il periodo. Proprio stamattina, infatti, mi trovavo insieme a pochi altri (purtroppo) di fronte alla Prefettura, per commemorare le vittime della prima strage di stato dell'Italia repubblicana, avvenuta il 7 Marzo del 1947 qui a Messina. Abbiamo deposto un fiore sulla lapide (mai inaugurata volontariamente, come ci è stato confermato da chi ha vissuto quel periodo) e abbiamo letto qualche brano di un libro che racconta l'accaduto. Subito dopo, ci siamo spostati di fronte al cancello della Prefettura, per protestare contro il decreto salva-Polverini, come è stato subito ribattezzato.

E' veramente comico come in questo paese ci siano due/tre assurdità diverse per le quali manifestare ogni giorno. Ma è altrettanto comico, o forse sarebbe meglio dire grottesco, il vedere come, ogni giorno, sempre meno sono le persone che se ne rendono conto. Ma torniamo alla frase iniziale: "Voi non portaste il peso della vergogna. Avete resistito. Sacrificando la vostra vita per la libertà, per il diritto e per l'onore". Ora, è ovvio che nessuno, attualmente, ha la necessità di sacrificare la propria vita per i propri valori. Nonostante si viva in Italia. Ci si dovrebbe chiedere, però, due cose.

Primo: quanto tempo passerà prima di arrivare a quel punto? Oggi Diego mi ha detto: noi, avendo avuto il fascismo, dovremmo avere degli anticorpi pazzeschi. Invece qui sembriamo tutti tanti ingenui bambinetti, pronti a credere alle favole. Vediamo tutto quello che succede e pensiamo sempre che sia una buona ragione per tutto. Prendiamo ad esempio il decreto salva-Polverini. Si è vero, probabilmente delle elezioni nelle quali una delle due parti politiche predominanti è esclusa e, quindi, nelle quali l'altra parte vince praticamente a tavolino, sono un po' una farsa. Ma siamo sicuri che, se il problema si fosse verificato per una lista civica di cittadini liberi esterni ai partiti, il governo sarebbe immediatamente intervenuto con un decreto per riportare la democrazia? Penso di no. Quando un semplice cittadino sbaglia le regole si attuano sempre, mentre se sbaglia un politico o un intero partito, le regole possono anche essere cambiate in corso d'opera. Si chiama potere. E in Italia non ce l'ha il cittadino. Già da tempo. Praticamente da sempre.

Secondo: se non siamo chiamati a donare fisicamente la vita per i nostri diritti, cosa significa, ora come ora, sacrificarsi? Stamattina , parlandone sempre con Diego e con altri, siamo giunti alla conclusione che sacrificarsi significa andare avanti con tutte le proprie forze combattendo per ciò in cui si crede. Probabilmente, nel mio caso, sacrificarsi significa andare ogni giorno in facoltà a lavorare per il mio dottorato sapendo che, essendo io figlio di nessuno e non avendo alcuna raccomandazione, nella migliore delle ipotesi sarò un precario a vita. Forse, nel mio caso, significa andare avanti con il lavoro che facciamo con Energia Messinese, e fare tutto questo senza portare il peso della vergogna, ovvero senza scendere mai a compromessi e cercare strade diverse, più semplici, per poter realizzare quello in cui credo, rischiando però al contempo di snaturarmi e di perdere la mia identità. Ho preso, anche io, la mia decisione.

Un fiore per il 7 Marzo







Pubblico un articolo molto bello di un ragazzo che si sta avvicinando da poco alla realtà di Energia Messinese. E' un articolo sulla memoria. In una città in preda all'oblio, nella quale anche gli eventi storici più drammatici e gli episodi più eroici che videro protagonisti i nostri concittadini sono dimenticati, ricordare è un atto rivoluzionario.

Era il 7 Marzo del 1947 la mattina in cui esplosero i colpi. Paradossalmente in Piazza Unità d’Italia, davanti alla Prefettura di Messina. Nemmeno un anno dalla Repubblica, nemmeno due mesi prima di Portella della Ginestra. Decine di migliaia in piazza fra artigiani, impiegati, operai. Sul fronte opposto Carabinieri e Polizia. Causa della protesta le nuove imposte di consumo sui generi di prima necessità e la mancata osservanza del contratto nazionale a favore dei lavoratori industriali. I sindacati tentano invano un incontro col Prefetto, mentre fra la folla gruppi monarchico-fascista e agenti infiltrati fomentano l’agitazione popolare. Si affaccia il viceprefetto Castrogiovanni, inizia la sassaiola, i lavoratori sono un fiume in piena, incontenibili, nel panico e in netta minoranza le forze dell’ordine. “Avanti Savoia!” riecheggia così il grido di un ufficiale dei Carabinieri. Esplodono i colpi. Sulla trentina i feriti, tre uomini toccano il suolo, due non si solleveranno più: il calzolaio Giuseppe Maiorana di 41 anni, e il manovale Biagio Pellegrino di 34, entrambi militanti nel PCI. Il terzo, Giuseppe Lo Vecchio operaio di 19 anni, morirà giorni dopo all’ospedale Regina Margherita. Minimo il rilievo sulla stampa cittadina mentre in campo nazionale sorgono domande. Si apre il capitolo giudiziario, nel ’54 viene celebrato il processo, cinque fra carabinieri e poliziotti accusati non sono ritenuti responsabili del crimine. Sentenza confermata in appello l’anno seguente. Termina così la prima pagina nera della Repubblica e della Messina postbellica. Caduta nel dimenticatoio, questa vicenda è nota a pochi, solo al 40° anniversario il Comune di Messina pone una lapide nel luogo dell’accaduto senza preoccuparsi di inaugurarla. Dopo un’iniziativa spontanea proveniente dal web, l’associazione Energia Messinese abbraccia con entusiasmo la causa e invita tutti i cittadini, Domenica 7 Marzo a porre liberamente e senza vincoli di orario un fiore sulla lapide. Un piccolo gesto spontaneo a basso costo, per tenere accesa la luce della memoria; con la speranza di far conoscere la storia Messinese, quel patrimonio comune che spesso viene dimenticato, riferito male, a metà, strumentalizzato. La sconfitta la paghiamo oggi, nell’anticultura profusa da una parte consistente del circuito mediatico, nel sapere di pochi e nel silenzio di troppi, con la conseguenza, perseguita troppo spesso dal sistema dominante, di calare una coltre di oblìo su vicende che, invece, dovrebbero essere assunte con orgoglio al patrimonio civile di un comunità intera. La sconfitta la paghiamo oggi, quando non ci ricordiamo che molti dei nostri diritti nascono dal sangue di persone che per i propri ideali hanno perso la vita. E invece va coltivato il piacere di ricordarli quei martiri, perché il loro sacrificio possa ancora significare qualcosa in tempi duri in cui i diritti conquistati con anni di battaglie vengono progressivamente cancellati . Il 7 Marzo il fiore di ognuno di noi sulla lapide di Piazza Unità d’Italia può essere, e non sarà mai troppo tardi, un contributo per ricominciare su basi nuove eppure antiche un percorso di solidarietà civile.

Antonio Marchese

venerdì 5 marzo 2010

Inserire formule latex nelle immagini create con Inkscape

A volte, quando si scrive un articolo scientifico, si guarda anche all'eleganza e all'aspetto delle cose. Tra i fattori che contribuiscono all'eleganza espositiva in un articolo, quello al quale io tengo di più è la coerenza nello stile. Se nel corpo del testo utilizzo un particolare font per un simbolo o una formula, ci tengo che lo stesso font venga utilizzato anche nelle figure e nelle tabelle in cui quel simbolo o quella formula viene richiamata. Se, per quanto riguarda le tabelle, questo risultato è semplice da ottenere (dato che le tabelle si realizzano comunque in latex), per le figure si potrebbe anche uscire pazzi.

Solitamente, per realizzare le figure da inserire nei miei articoli, utilizzo Inkscape. La versione che ho attualmente installata sulla mia Sabayon è la 0.47. In questa versione, non risulta attivo il supporto al randering di formule latex all'interno delle immagini. Questo strumento è invece utilissimo proprio per ottenere il risultato suddetto. Inserendo direttamente nell'immagine il codice latex utilizzato nel corpo del testo, siamo assolutamente certi che la formula o il simbolo saranno perfettamente uguali anche nell'immagine che stiamo creando. Ci sono due metodi per inserire in Inkscape questa nuova funzionalità.

Il primo metodo, che è quello che io ho utilizzato finora, consiste nel ricompilare Inkscape con la USE flag postscript attivata. E' inoltre necessario ricompilare pstoedit con la USE flag plotutils attivata e python con la USE flag tk attivata:
$ sudo echo media-gfx/inkscape postscript >> /etc/portage/package.use
$ sudo echo media-gfx/pstoedit plotutils  >> /etc/portage/package.use
$ sudo echo dev-lang/python tk >> /etc/portage/package.use
$ sudo emerge python && emerge inkscape
Fatto ciò, riavviando Inkscape, troveremo la nuova voce "Latex formula" nel menu Extension->Render. Cliccandoci, si aprirà una finestra nella quale potremo inserire il nostro codice latex. Inkscape provvederà a farne il rendering e a inserire la formula o il simbolo definito nell'immagine in forma vettoriale. Da quel momento in poi, potremo manipolarla come un qualunque altro oggetto della nostra immagine.

Uno dei problemi di questo approccio è che non è possibile modificare la formula latex ,una volta che questa è stata inserita. Dobbiamo cancellare e rifare tutto da capo. Il secondo metodo che vi propongo risolve anche questo problema e consiste semplicemente nell'installare una estensione di Inkscape, di nome TexText, che trovate qui. Scaricate l'ultima versione del pacchetto, scompattate il suo contenuto in ~/.config/inkscape/extensions e assicuratevi sempre di aver compilato pstoedit con la USE flag plotutils attivata. In questo caso, riavviando Inkscape, troverete una nuova voce TexText nel menu Extension, dal quale inserire il vostro codice latex. L'oggetto ottenuto dal rendering può essere modificato selezionandolo e richiamando nuovamente la funzionalità TexText. Meglio di così?