lunedì 15 agosto 2011

Il giorno della civetta di Leonardo Sciascia

"Al di là della morale e della legge, al di là della pietà, era una massa irredenta di energia umana, una massa di solitudine, una cieca e tragica volontà: e come un cieco ricostruisce nella mente, oscuro ed informe, il mondo degli oggetti, così don Mariano ricostruiva il mondo dei sentimenti, delle leggi, dei rapporti umani. E quale altra nozione poteva avere del mondo, se intorno a lui la voce del diritto era stata sempre soffocata dalla forza e il vento degli avvenimenti aveva soltanto cangiato il colore delle parole su una realtà immobile e putrida?"
Ho trovato questo libro alla Fiera di Messina circa una settimana fa. I libri mi si presentano sempre casualmente. Sono loro a trovare me e non viceversa. Avevo appena finito di leggere "A ciascuno il suo" e avevo intenzione di comprare anche questo. E, come sempre accade, eccolo lì ad aspettarmi, unico libro di Sciascia su tutto il bancone. 
Lo leggo in un periodo particolare. Non che nella mia vita non ci siano periodi particolari. Forse è solo il fatto che in questo tempo di "dolce far niente" sono più ricettivo rispetto al normale. Qualunque sia la causa, non posso non notare un parallelismo tra la mia vita personale e la storia della Sicilia. Credo, che in fondo, ognuno di noi possa sentire che, nelle parole di Sciascia, si sta parlando anche un po' di lui e della sua vita. Le nostre esperienze, il nostro modo di crescere, la nostra educazione, ci condizionano a tal punto che a volte noi stessi siamo i primi a gettare via la speranza di riscatto, di felicità (o almeno di serenità) che, mi dicono, dovrebbe toccare a tutti.
Parlando della storia della Sicilia con le persone più disparate, ho sempre criticato l'atteggiamento del siciliano medio e soprattutto dei cosiddetti "sicilianisti". Il loro principale cavallo di battaglia è: "lo statuto siciliano non è mai stato veramente attuato a causa di ben precise ed opportunistiche scelte politiche che hanno sempre impedito alla Sicilia di rifiorire e che hanno provocato il continuo perpetrarsi del disagio e dell'arretratezza in cui ci ritroviamo adesso" o anche "non si può non guardare indietro per spiegare quello che viviamo adesso, le cause della attuale situazione siciliana vanno cercate in una storia di soprusi, di sfruttamento e in una ben pianificata strategia politica". Ho sempre risposto a queste argomentazioni in maniera critica e, in occasione dell'incontro con Donato Di Donna, ho riscontrato che non sono il solo a dire: "sono tutte scuse, rimbocchiamoci le maniche". 
Come mai non riesco a fare lo stesso con me?

P.S.
O anche un più banale:
"Damn my situation and the games I have to play
With all the things caught in my mind
Damn my education I can't find the words to say
About all the things caught in my mind"
(Don't go away - Noel Gallagher)