venerdì 29 gennaio 2010

Come funziona il cervello di Berlusconi?

Pochi giorni fa:

"Sono profondamente ferita". Il segretario di Stato, Hillary Clinton, non ha ancora digerito le critiche sulle operazioni di soccorso ad Haiti e, nonostante gli interventi del ministro degli Esteri Frattini e del presidente Berlusconi, continua a manifestare al mondo intero tutta la sua delusione e amarezza. Nel discorso pronunciato a Washington, al forum col personale del Dipartimento di Stato, il riferimento a Bertolaso, pur non essendo esplicito, è evidente: "Sono profondamente ferita da coloro che criticano il nostro Paese, la generosità del nostro popolo e l'impegno del nostro presidente nel cercare di rispondere ad un disastro di proporzioni storiche".
(da libero-news.it)

Ancora:

Il ministro Frattini lo ha ripetuto più volte: "L'Italia riconosce il ruolo di leadership degli Stati Uniti e del suo presidente Obama" sul coordinamento degli aiuti ad Haiti. Il capo della diplomazia italiana ha insistito, cercando di rassicurare gli interlocutori di Oltreoceano: "Se ci sono state parole apparse come una critica, si sappia che questa non era intenzione del governo italiano". Ma le critiche che Guido Bertolaso ha rivolto a Stati Uniti e Onu sulla gestione degli aiuti ai superstiti del terremoto del 12 gennaio hanno rischiato di aprire un caso diplomatico tra i due paesi. E sono andate di traverso a Hillary Clinton, che con pacata e risoluta fermezza le ha catalogate tra le chiacchiere da bar, polemiche "da processo del lunedì".
(da apcom.net)

Oggi:

Berlusconi: presto Bertolaso ministro. L'annuncio del Premier a L'Aquila: "E' il minimo dopo ciò che ha fatto"
(da lastampa.it)

Post dedicato a Fabrizio e ispirato dalla seguente conversazione su msn:

fabri.crisafulli:
2010-01-29 21:09:39 invece pensa bertolaso
2010-01-29 21:09:45 che sta per diventare ministro
MiZaR :
2010-01-29 21:10:20 si veramente meraviglioso
fabri.crisafulli:
2010-01-29 21:11:00 dopo che stava facendo scoppiare un caso diplomatico con l'america
MiZaR :
2010-01-29 21:11:28 appunto ha superato l'esame
fabri.crisafulli:
2010-01-29 21:11:45 esatto
MiZaR :
2010-01-29 21:11:47 minchia questa è una intuizione geniale
2010-01-29 21:11:51 ora ci scrivo un post
fabri.crisafulli:
2010-01-29 21:12:14 ringraziami nel post
2010-01-29 21:12:16 :D
2010-01-29 21:12:20 dedicamelo
2010-01-29 21:12:22 ahahaahahaahaha

giovedì 28 gennaio 2010

30 Gennaio: Sit-in in difesa della Costituzione

Anche a Messina si terrà il Sit-in in difesa della Costituzione organizzato dal Popolo Viola per sabato 30 Gennaio. L'associazione Energia Messinese desidera fortemente che anche la nostra città dica il suo si ad una politica "fatta con le mani pulite" e il suo no ad una manipolazione ad-personam della carta su cui si fonda il nostro vivere civile. Per questo Energia Messinese si è fatta promotore, insieme a numerose altre realtà cittadine, dell'organizzazione dell'evento.

Ecco la locandina:






















A Messina il sit-in si terrà di fronte al Tribunale alle ore 17.00. Raccomandiamo che sia un corteo civile e soprattutto... viola!
Diffondete a più non posso la locandina.

Noi amiamo Silvio

Va beh ma stiamo scherzando. Deve essere certamente così. Si, dai stiamo scherzando! Vi prego ditemi che stiamo scherzando!!!

Mi dicono (io non guardo mai la televisione e men che meno i canali Mediaset) che da un paio di giorni le reti del biscione sono tempestate dalla pubblicità di un nuovo, meraviglioso, eccezionale, imperdibile prodotto editoriale di prima qualità. Ebbene si ho l'onore di presentarvi:

























Il problema è che non stiamo per niente scherzando. E' tutto vero! E' uscito in edicola oggi ed altro non è che una raccolta di immagini del nostro amatissimo Presidente del Consiglio (che non c'è) con tanto di biografia (autorizzata?). Il tutto in edizioni Peruzzo.

I più potrebbero pensare: ecco come si fa campagna elettorale in Italia. A pochi mesi dalle regionali arriva l'ennesima dimostrazione che siamo il paese delle icone, delle immagini, e, in generale, dell'infinitamente bi-dimensionale (tutto ruota intorno alla tv, alle foto-scandalo-e-non, ai cartelloni pubblicitari da vendere, comprare, abusivizzare e chi più ne ha più ne metta). Io non sono molto d'accordo. Non penso che questa sia stata una trovata di Silvio Berlusconi. Lui non ha bisogno di inventarsi queste cose. C'è già qualcuno che pensa per lui. C'è già qualcuno che "a titolo di omaggio ad un amico" (come ha dichiarato lo stesso Alberto Peruzzo) spende i propri soldi e la propria faccia per mandare in tutte le edicole d'Italia un prodotto editoriale che, diciamocelo, non penso avrà tutto questo successo (dato anche il prezzo: 10 euro). Ma il trucco non è vendere. L'obbiettivo è mandare in televisione lo spot, fare in modo che se ne parli. Ma soprattutto far vedere che si è a disposizione del potente perchè si ricordi di noi al momento opportuno. Siamo un paese di schiavi. Lo siamo sempre stati e lo saremo sempre. Purtroppo.

Approfitto comunque per ringraziare pubblicamente la Peruzzo Editore per la trovata geniale. Non avrei potuto trovare niente di meglio da bruciare al sit-in per la difesa della Costituzione questo sabato. Grazie Alberto e alla prossima.

martedì 26 gennaio 2010

Negri, froci, giudei & Co ...ma non solo

Ieri, nell'aula magna dell'Istituto Tecnico Jaci, si è tenuta la presentazione del libro "Negri, froci, giudei & Co." di Gian Antonio Stella, già co-autore di due best seller molto interessanti come "La casta" e "La deriva", scritti con Sergio Rizzo. La presentazione è stata organizzata dai club Rotary e Lions di Messina. Dopo una forse troppo lunga introduzione da parte di Francesco Providenti e dei presidenti dei club organizzatori, la parola è stata lasciata a Gian Antonio Stella che ha scelto di essere il più breve possibile per lasciar spazio alle domande. Trovate una parte della presentazione su Tempostretto TV (grazie a www.tempostretto.it per la solita puntuale diretta sul web):



Gli argomenti principali di cui si è dibattuto sono stati l'immigrazione e le implicazioni che il razzismo ha su questo problema, che in questi giorni si è manifestato come più attuale che mai. Senza anticipare nulla voglio solo precisare che il giornalista del Corriere della Sera è stato molto interessante e si è lasciato seguire molto facilmente. Stella ha cercato di sostenere una tesi abbastanza semplice ma, proprio per questo motivo, molto vera e pragmatica (in italia le cose semplici e pragmatiche non hanno molto successo in ambito politico purtroppo): è impossibile accettare tutti, si deve certamente regolamentare l'ingresso degli stranieri nel nostro paese. Ma per farlo è per prima cosa necessario "sgomberare il tavolo dal razzismo". Stella suggerisce di accettare "tutti ma proprio tutti" coloro che vengono da storie di persecuzione politica e/o religiosa, ovvero coloro che chiedono asilo politico nel nostro paese, mentre sarebbe utile regolamentare l'ingresso di chi non fugge da situazioni di questo tipo. Probabilmente, secondo Stella, è utile inserire dei tetti, delle soglie, non solo per quanto riguarda l'ingresso nel nostro paese, ma anche in ambito scolastico e abitativo. La motivazione principale è cercare di evitare gli errori che sono stati compiuti nei paesi che hanno accolto i nostri immigrati quando questi lasciavano l'Italia in cerca di fortuna. Le cosiddette "Little Italy", infatti, si sono rivelate deleterie per l'integrazione degli italiani negli Stati Uniti o negli altri paesi anglosassoni (dove anche la differenza di lingua aveva un grosso peso) e hanno lasciato il campo aperto alla nascita e allo sviluppo della criminalità organizzata.

Al di la della validità delle opinioni di Stella (l'argomento è complesso e andrebbe analizzato più nel dettaglio) posso dire che su una cosa certamente non sono stato molto d'accordo. E qui si arriva al "...ma non solo" del titolo del post. Una delle domande che è stata rivolta al giornalista del Corriere della Sera ha riguardato naturalmente i fatti recenti di Rosarno. Stella ha dichiarato, in merito alle discussioni sul presunto razzismo degli abitanti di Rosarno, che probabilmente questi ultimi sono in maggioranza delle brave persone "innocenti e perbene"che si "sono trovate in mezzo a questo odio reciproco" tra immigrati e criminalità organizzata che li sfrutta. Ecco io questa cosa non la condivido moltissimo. Non riesco proprio a definire brave e innocenti delle persone che giorno per giorno vedono intorno a loro continue ingiustizie e non fanno nulla per porvi rimedio. Sarà la mia una visione semplicistica e utopistica della vita ma se io mi trovo in mezzo ad un clima di odio reciproco quanto meno cerco di denunciarlo. Di renderlo visibile. Quando mi intervistano per chiedermi se io sono razzista non rispondo semplicemente "ma quale razzisti, noi li abbiamo sempre accolti". Rispondo dicendo "qua il fatto che noi siamo o non siamo razzisti non c'entra niente, qua c'è il più forte che uccide il più debole e nessuno muove un dito" (per citare Avatar).

Non so come la pensate voi ma vi lascio con questo post di Beppe Grillo che, con il suo essere banale, semplicistico e utopistico, rispecchia perfettamente come la penso sulla nostra società:

Mattino. Scendi le scale. Porti la spazzatura nei bidoni differenziati. In ognuno ci sono rifiuti di ogni tipo. Esci in strada. Le strisce pedonali occupate da un Suv. Lo aggiri. Attraversi. Fermata dell'autobus. Macchine parcheggiate sull'area di sosta del mezzo pubblico. 15 metri a destra per trovare un varco e salire. Un fumatore in attesa butta il pacchetto vuoto sul marciapiede. Nell'autobus rubano un portafoglio a una signora. Osservi, taci (e se avesse un coltello?). Attraversi una piazza. Cani che cagano su un prato riservato ai bambini. Semaforo rosso, in mezzo alla strada una buca. Un motociclista potrebbe ammazzarsi. Qualcuno avvertirà i vigili. Bar. Frasi nell'aria: "Berlusconi e la giustizia a orologeria", "Di Pietro terrorista". Perché discutere? Tossisci, l'aria è irrespirabile. Qualcuno ci penserà. Apri una busta della banca. Il tasso di interesse è ridotto allo 0,1%. Per il mutuo sull'appartamento il tasso è invariato al 9%. In ufficio non hanno rinnovato il contratto a venti colleghi a tempo determinato. I dirigenti sono al loro posto. Il Senato approva il processo breve. Napolitano scrive una lettera alla vedova Craxi: "Pagò con durezza senza eguali". Latitante, non un giorno di prigione e miliardi rubati agli italiani: durezza senza eguali? Un tuo conoscente è morto sul lavoro, scivolato da un tetto. Nessuno lo ricorda, era solo una brava persona. Poste, coda di mezz'ora. Un pagamento alla Agenzia delle Entrate di 35 euro per una contestazione sul calcolo delle tasse di tre anni prima. Dal vetro, sporco, degli uffici postali intravedi una Ferrari. Un pensionato spiega a un altro che lo Scudo Fiscale ha fatto rientrare i capitali in Italia. Loda Tremonti. Sai che i soldi non sono rientrati, che sono capitali di mafiosi, di corrotti e di evasori totali ripuliti con il 5% allo Stato. Guardi avanti a te. Paghi. Metropolitana. Un bambino di forse cinque anni suona il violino. Chiede la carità. La gente guarda sopra. Domani ci sarà un altro bambino schiavo al suo posto e nessuna autorità in giro. Cammini verso casa. Costeggi il fiume a piedi. Sulle rive, cassette di frutta e sacchetti di plastica. L'acqua di colore nero brunastro. Chi sarà ad inquinare? Qualcuno interverrà. Uno scivolo per portatori di handicap è occupato, come tutti gli altri a vista d'occhio. Nel prato di fronte a casa ci sono delle gru. Uno stabile di venti piani. La luce non entrerà più dalla tua finestra. Accenderai la luce. Ora la spegni, è tardi. La tua giornata di ordinario silenzio/assenso è finita.

lunedì 25 gennaio 2010

Cineforum "Misteri d'Italia": Pasolini – Un delitto italiano

Ormai in Italia di intellettuali non se ne vede più da tempo. Il mio grande "amico" Olivero Beha aveva cercato di esprimerlo nel suo libro "I nuovi mostri" anche se in realtà si era limitato a raccontare la sua storia personale e a giustificare la sua completa sparizione dalla scena. In ogni caso, il dato resta: in Italia la categoria degli intellettuali è in via di estinzione. Non c'è più nessuno che esprima una opinione vera e sentita su nulla. Non c'è più nessuno che sia in grado di leggere la realtà, spiegarla e criticarla. Non c'è più nessuno che si oppone al potere dell'ignoranza e della superficialità. Non c'è più nessuno che dica semplicemente le cose come stanno. Ecco, Pierpaolo Pasolini probabilmente è stato l'ultimo.

L'associazione Energia Messinese continua nel suo impegno civile sul territorio con gli appuntamenti del cineforum "Misteri d'Italia". L'obiettivo del ciclo di proiezioni è quello di spingere i cittadini della nostra città a informarsi su alcuni degli aspetti poco chiari della storia italiana: delitti che non hanno mai visto la luce della verità, personaggi poco noti ai più ma con ruoli decisivi in momenti storici delicati, episodi coperti da una coltre di nebbia che non lascia intravedere il loro reale significato. Reputiamo che sia dovere di ogni cittadino, per quanto possibile, cercare tutte le informazioni necessarie a formarsi una opinione chiara e precisa su ciò che riguarda la vita pubblica del nostro paese. Insieme alla Rete, il cinema d'autore può essere utile allo scopo. Oltre a essere un piacevole modo di passare le serate.

Mercoledì 27 Gennaio verrà proiettato "Pasolini - Un delitto italiano" di Marco Tullio Giordana, film-inchiesta che dà ampio risalto alla figura di Giuseppe Pelosi, assassino di Pier Paolo Pasolini. Più che un ricordo del regista e scrittore, un’analisi della pista alternativa sul caso Pasolini: non si sarebbe trattato di un delitto passionale tra omosessuali, bensì dell’ultimo atto di un complotto ordito dal potere per eliminare un personaggio scomodo, voce critica nei confronti del governo. Ma anche nel film la questione rimane, ovviamente, irrisolta. Ricostruzione, in forma di “docu-drama” con la mescolanza di immagini “finte” e di materiale di repertorio in bianconero, del processo contro Pino Pelosi per la morte di Pier Paolo Pasolini, ucciso nella notte tra il 1° e il 2 novembre 1975 sul lido di Ostia. Giordana e i suoi sceneggiatori Stefano Rulli e Sandro Petraglia non pretendono di raccontare la verità su quella morte, ma di spiegare perché quella verità non s’è mai saputa e perché la prima sentenza che condannò Pelosi per omicidio “con il concorso di ignoti” sia stata cassata nelle sentenze successive, rimossa dall’opinione pubblica, dimenticata. Nel film, montato con accorta efficacia da Cecilia Zanuso, di Pasolini si vede il volto, e si ascolta la voce, soltanto nei frammenti di repertorio. Qualcuno gli ha prestato un corpo, ma non il viso, nelle convulse e notturne sequenze dell’omicidio. Si risolve in un atto di accusa contro la putrefazione, l’indegnità, le pesanti responsabilità di una classe dirigente contro la quale in vita Pasolini s’era rivolto nei suoi scritti corsari.

Ricordo che la proiezione avverrà presso il salone della Chiesa di Porto Salvo di fronte all'ingresso laterale della Fiera alle 20.45 circa. Fate attenzione al cambio di orario rispetto alle proiezioni precedenti. Cercheremo in questo modo di dare più spazio al dibattito e contemporaneamente di "non fare troppo tardi". Qui trovate una mappa che indica la posizione corretta del posto. L'ingresso è assolutamente gratuito.

sabato 23 gennaio 2010

Altro cannolo per Cuffaro

Ieri i giudici si erano riuniti in Camera di Consiglio. Oggi la sentenza. Si vede che non avevano molti dubbi. Salvatore Cuffaro, attuale Senatore della Repubblica nelle file dell'Udc, è stato condannato a 7 anni di reclusione per favoreggiamento aggravato e rivelazione di segreto istruttorio. L'aggettivo "aggravato" si riferisce al fatto che Cuffaro non avrebbe favorito un pinco pallino qualunque bensì Giuseppe Guttadauro. E si da il caso che Guttadauro altri non sia se non l'ex boss di Cosa Nostra di Brancaccio. La sentenza di primo grado aveva escluso l'aggravante mafiosa.

Secondo la terza sezione della Corte d'appello di Palermo, invece, Cuffaro si sarebbe incontrato con Michele Aiello, ritenuto un prestanome di Provenzano, nel retrobottega di un negozio di Bagheria e gli avrebbe fatto sapere che nell'abitazione di Guttadauro erano state installate delle microspie. Naturalmente questa informazione da niente aveva fatto saltare tutta l'inchiesta. Secondo Cuffaro l'incontro aveva avuto come tema il tariffario regionale dei farmaci. Come se questa fosse una giustificazione. E come se il Presidente della Regione Sicilia, se deve avere un incontro lecito con una persona, gli da appuntamento nel retrobottega di un negozio di abbigliamento. Ovvio no?

Cuffaro ha dichiarato: "So di non aver mai voluto favorire la mafia e di essere culturalmente avverso a questa piaga, come la sentenza di primo grado aveva riconosciuto. Prendo atto però della sentenza della corte di appello. In conseguenza di ciò lascio ogni incarico di partito. Mi dedicherò con la serenità che la Madonna mi aiuterà ad avere alla mia famiglia e a difendermi nel processo, fiducioso in un esito di giustizia".
Lorenzo Cesa, segretario dell'Udc, ha commentato la notizia in questo modo: ''Le dimissioni di Cuffaro da ogni incarico di partito sono sul piano politico piu' eloquenti di ogni nostra parola. Sul piano personale e' per noi il momento dell'affetto e della vicinanza a lui e alla sua famiglia''.

Quello che non dice nessuno, tranne stranamente il Corriere della Sera, però, è il fatto che in primo grado il nostro Totò era stato condannato anche all'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Interdizione che sarebbe divenuta effettiva solo se la sentenza fossa stata confermata anche in secondo grado. Ciò è avvenuto. Teoricamente quindi, sarebbe il momento per l'ex Presidente della Regione Sicilia, di dimettersi dal suo incarico di Senatore o, addirittura, le dimissione dovrebbero scattare automaticamente. Oppure la sentenza deve essere definitiva e quindi deve prima passare dalla Cassazione? Devo aspettare il Passaparola di lunedì per sapere, da un giornalista con i coglioni, se le mie supposizioni sono giuste? O forse, finalmente, in questo paese di lombrichi qualcuno avrà il coraggio di dire come stanno le cose?

Dato che mi secco di aspettare lunedì ho utilizzato l'unico mezzo di conoscenza a mia disposizione per cercare la risposta ai miei dubbi, ovvero la rete. L'unica risposta che ho trovato è da parte di una ragazza su Yahoo Answer. Risponde a chi, sconcertato, si chiedeva come Cuffaro potesse essere stato eletto in Senato essendo stato condannato in primo grado all'interdizione dei pubblici uffici. Questa ragazza sostiene che si deve attendere la sentenza definitiva (quindi in Cassazione) ed inoltre questo non sarà sufficiente: egli, infatti, non decadrebbe automaticamente ma solo in seguito ad un voto del Parlamento seguito ad un procedimento in Commissione. Per Previti ci misero più di un anno. Ecco perchè Totò è così sereno. Assurdo che io debba cercare le risposte ai miei dubbi su Yahoo Answer vero? Non esiste un solo giornalista che oggi abbia scritto di questa cosa e abbia spiegato bene ed in modo esauriente la situazione.

Intanto, sempre per una questione di amore per la cultura, incollo qui un pezzo del Codice Penale:

Capo III – DELLE PENE ACCESSORIE, IN PARTICOLARE

Art. 28 – Interdizione dai pubblici uffici

L’interdizione dai pubblici uffici è perpetua o temporanea.

L’interdizione perpetua dai pubblici uffici, salvo che dalla legge sia altrimenti disposto, priva il condannato:

1) del diritto di elettorato o di eleggibilità in qualsiasi comizio elettorale, e di ogni altro diritto politico;
2) di ogni pubblico ufficio, di ogni incarico non obbligatorio di pubblico servizio, e della qualità ad essi inerente di pubblico ufficiale o d’incaricato di pubblico servizio;
3) dell’ufficio di tutore o di curatore, anche provvisorio, e di ogni altro ufficio attinente alla tutela o alla cura;
4) dei gradi e delle dignità accademiche, dei titoli, delle decorazioni o di altre pubbliche insegne onorifiche;
5) degli stipendi, delle pensioni e degli assegni che siano a carico dello Stato o di un altro ente pubblico;
6) di ogni diritto onorifico, inerente a qualunque degli uffici, servizi, gradi, o titoli e delle qualità, dignità e decorazioni indicate nei numeri precedenti;
7) della capacità di assumere o di acquistare qualsiasi diritto, ufficio, servizio, qualità, grado, titolo, dignità, decorazione e insegna onorifica, indicati nei numeri precedenti.

L’interdizione temporanea priva il condannato della capacità di acquistare o di esercitare o di godere, durante l’interdizione, i predetti diritti, uffici, servizi, qualità, gradi, titoli e onorificenze.
Essa non può avere una durata inferiore a un anno, ne superiore a cinque.
La legge determina i casi nei quali l’interdizione dai pubblici uffici è limitata ad alcuni di questi.

venerdì 22 gennaio 2010

Anything else di Woody Allen

















Per adesso sono intrippato con i film di Woody Allen. L'ultimo che ho visto è Anythig else. Il titolo (che significa "tutto il resto") si riferisce ad una conversazione del protagonista, Jerry Falk (Jason Biggs), un giovane aspirante scrittore di spettacoli comici che naturalmente vive a New York, con il tassista che lo sta accompagnando in aeroporto:

Jerry: La battuta perfetta su Dobel è quella vecchia freddura che anche un orologio fermo due volte al giorno dice l'ora esatta. Dobel era dotato di ironia e avrebbe apprezzato molto che io avessi una, per usare una sua parola, fortuita visione di Amanda lasciando la città andando all'areoporto. Eh il medico... sapevo che il medico era pazzo di lei...
Tassista: Che ha detto?
Jerry: Eh... Uh... Stavo solo dicendo come è strana la vita e quanto è piena di inesplicabile mistero.
Tassista: Beh guardi... è come tutto il resto.

Dobel è un attempato professore di scuola, naturalmente interpretato dallo stesso Allen, con il quale Jarry ha preso l'abitudine di chiacchierare. Durante le loro lunghe passeggiate a Central Park, Dobel istruisce Jerry sulla vita: come affrontare il suo rapporto travagliato con la fidanzata (interpretata da Christina Ricci), come liberarsi del suo agente inetto (un grandioso Danny De Vito), come prendere in mano il proprio futuro e il proprio lavoro.

Ho deciso di iniziare con una citazione dal film non a caso. Anything else infatti è un pentolone pieno di freddure e citazioni che vanno dalla filosofia, al cinema passando per la storia e la politica. Ecco qualche altra battuta geniale:

"Ho litigato con due vigili. Stavano insinuando che Auschwitz fosse solo un Parco a tema."

"Ti masturbi? Io lo preferisco a fare sesso. Ieri sera mi sono messo su una cosetta a tre: io, Marilyn Monroe e Sophia Loren. Credo, tra l'altro, che fosse la prima volta che le due grandi attrici apparissero insieme."


"Secondo te la fisica quantistica ha la risposta? Scusa, ma a che cosa mi può servire che tempo e spazio siano esattamente la stessa cosa? Cioè, chiedo a uno che ora è e lui mi risponde "6 chilometri". Ma che roba è?"

Ma la più geniale è questa:

"Nel corso della vita, Falk, non ci sarà certo penuria di gente che ti dice come vivere, avranno tutte le risposte, cosa dovresti fare, cosa non dovresti fare. Non ci discutere mai, tu di' sempre: «Ah sì? è un'idea davvero brillante» e poi fai come ti pare."

mercoledì 20 gennaio 2010

Padre Nostro

Life Itself di George Harrison

You are the One
You are my love
You send the rain and bring the sun
You stand alone and speak the truth
You are the breath of life itself, oh yes you are
You are the One

You're in my dream
I hold you there in high esteem
I need you more each step I take
You are the love in life itself, oh yes you are
You are the One

You are the one that I'd die for
And you're all that is real
You are the essence of that which
We taste, touch and feel

You are the One
No matter what
You are the real love that I've got
You are my friend and when life's through
You are the light in death itself, oh yes are
You are the One

They call you Christ, Vsnu, Buddha, Jehovah,
Our Lord
You are, Govindam, Bismillah, Creator of All

You are the One
No matter what
You are the real love that I've got
You are my friend and when life's through
You are the light in death itself, oh yes are
You are the One
You are my love
You send the rain and bring the sun
You stand alone and speak the truth
You are the breath of life itself, oh yes you are
You are the breath of life itself, oh yes you are
You are the One

martedì 19 gennaio 2010

Miscellanea sulle sentenze di Strasburgo su Craxi

In questi giorni ho sentito parlare delle sentenze che la Corte di Strasburgo ha emesso nel corso degli anni in risposta ai ricorsi di Craxi e dei suoi familiari. Non ne sapevo molto. Ecco a cosa serve la rete:

SENTENZA / La Corte europea dei diritti dell' uomo


Strasburgo boccia il ricorso di Craxi «Processi giusti, non fu perseguitato»

SENTENZA / La Corte europea dei diritti dell' uomo Strasburgo boccia il ricorso di Craxi «Processi giusti, non fu perseguitato» MILANO - «E' opportuno ricordare che Bettino Craxi è stato condannato per corruzione e non per le sue idee politiche. La Corte ritiene che gli elementi prodotti da Craxi non possano indurre a pensare che i rappresentanti della Procura abbiano abusato dei loro poteri al fine di nuocere alla sua immagine pubblica o al Psi». Con questa risposta la «Corte europea dei diritti dell' uomo» di Strasburgo ha respinto il ricorso «Craxi contro l' Italia» del 15 ottobre 1999, nel quale l' ex presidente del Consiglio e segretario del Psi - scomparso il 19 gennaio 2000 in latitanza ad Hammamet dopo essere stato condannato sino in Cassazione per le tangenti sugli appalti della Metropolitana - aveva formulato rilievi analoghi a quelli mossi anche oggi ai magistrati milanesi: tesi secondo le quali i «rappresentanti dell' accusa hanno perseguito scopi di natura politica», «fatto un uso politicamente orientato dei loro poteri istituzionali», «influenzato le dichiarazioni non spontanee dei testimoni d' accusa», «sfruttato campagne di stampa per ottenere un verdetto di colpevolezza». Ma la Corte di Strasburgo, tante volte invocata quando censura i casi di malagiustizia in Italia, ha risposto («all' unanimità» dei sette giudici) di non ravvisare nell' iter delle inchieste su Craxi alcuna «iniquità» o «assenza di imparzialità». Il fatto ad esempio che in appello il giudice Renato Caccamo abbia fissato a tempo di record il processo, per evitarne la prescrizione, per Strasburgo «non rivela alcun segno di parzialità», anzi «sembra conforme a una buona amministrazione della giustizia e all' esigenza del rispetto della "ragionevole durata" dei processi». Craxi, nel ricorso patrocinato dopo la sua morte dai difensori Giannino Guiso e Vincenzo Lo Giudice, aveva anche lamentato che le principali prove a suo carico fossero le dichiarazioni rese da Silvano Larini durante le indagini preliminari; e che esse, in base alla legge allora vigente, fossero state direttamente acquisite agli atti dei processi, «privandolo del diritto di controinterrogare il suo accusatore». Ma la Corte ricorda che, quando il Parlamento cambiò la legge, Craxi «ebbe la possibilità di domandare la convocazione di Larini: tuttavia il ricorrente non ha presentato la domanda nei termini previsti, ossia al momento della prima udienza» successiva all' entrata in vigore della nuova legge, e cioè il 14 luglio 1998. Strasburgo «assolve» infine anche i mass media. Sia nel senso che «nulla nel fascicolo permette di pensare che i giudici di professione siano stati influenzati dalle affermazioni di stampa», sia perché «la Corte ritiene inevitabile che in una società democratica la stampa faccia commenti talvolta severi su un caso sensibile» come il caso di Craxi, «che metteva in discussione la moralità degli amministratori pubblici e i rapporti tra mondo della politica e degli affari». Luigi Ferrarella lferrarella@corriere.it LE CONDANNE Bettino Craxi è morto il 19 gennaio 2000 ad Hammamet: era stato condannato definitivamente per corruzione e illecito finanziamento nei processi «Metropolitana milanese» ed «Eni-Sai». IL RICORSO Esauriti tutti i gradi di giudizio in Italia, il 15 ottobre 1999 Craxi aveva fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell' uomo, lamentando una «persecuzione politica». LA SENTENZA Ma la Corte di Strasburgo respinge il ricorso: niente nelle inchieste «può far pensare che i pm abbiano abusato dei loro poteri per nuocere all' immagine pubblica di Craxi o del Psi». Ferrarella Luigi

Pagina 12
(1 novembre 2001) - Corriere della Sera


Violato il “diritto alla difesa”

da Il Messaggero - 7/12/2002

Vittoria postuma anche se simbolica, ieri a Strasburgo, per Bettino Craxi e la sua famiglia. La Corte europea dei diritti umani ha accolto parzialmente il ricorso che l'ex-premier socialista aveva presentato contro lo stato italiano nel 1997 e ha condannato l'Italia per violazione dell'articolo sei della convenzione di Strasburgo sull'equo processo. In particolare i giudici europei hanno ritenuto in contrasto con i comma 1 e 3b dell'articolo 6 il fatto che nel processo Eni-Sai Craxi sia stato condannato, a 5 anni e 6 mesi nel dicembre 1994, sulla base di deposizioni scritte rese da testimoni o da coimputati che non furono chiamati a deporre durante il processo. Una facoltà consentita allora dalla legge italiana, e che in seguito è stata abolita. L'articolo sei della Convenzione europea dei diritti umani sancisce il principio che ogni imputato ha il diritto di interrogare o di fare interrogare dai propri legali le persone che lo accusano. Questo diritto, per i giudici di Strasburgo, è stato violato ai danni di Craxi nel processo Eni-Sai. La Corte ha sottolineato in particolare come la stessa Corte di Cassazione italiana in una sentenza del novembre 1996 abbia rilevato che Craxi è stato «condannato esclusivamente sulla base delle dichiarazioni pronunciate prima del processo da coimputati (Cusani, Molino e Ligresti) che si sono astenuti dal testimoniare e di una persona poi morta (Cagliari)». I difensori di Craxi «non hanno potuto contestare le dichiarazioni che hanno costituito la base legale della condanna», hanno aggiunto i giudici europei. La corte di Strasburgo ha invece respinto gli altri due punti del ricorso di Craxi, nel quale l'ex-premier aveva denunciato di non avere potuto organizzare adeguatamente la propria difesa e di essere stato condannato anche a causa di una campagna di stampa condotta nei suoi confronti che avrebbe influenzato i giudici. La sentenza della Corte non prevede sanzioni o risarcimenti specifici. La causa davanti alla giustizia europea era stata avviata da Craxi, allora ad Hammamet, nel ’97. Dopo la sua morte, nel gennaio 2000, la famiglia aveva deciso di portare avanti il ricorso. L’ex pm Antonio Di Pietro, che non si occupò della vicenda Eni-Sai, difende ugualmente i suoi ex colleghi del pool di Mani Pulite: «I magistrati si limitarono ad applicare la legge che c'era».


ROMA - Si chiude dopo nove anni il caso "Craxi contro Italia" alla Corte europea dei diritti umani. Ieri, infatti, è stato accolto il ricorso presentato dall' ex presidente del Consiglio (e portato avanti, dopo la sua morte, dai familiari) contro lo Stato, condannato per violazione dell' articolo 8 della Convenzione europea dei diritti umani, che sancisce il diritto al rispetto della vita privata. Si tratta della seconda vittoria postuma per Bettino Craxi a Strasburgo. La vicenda in questione riguarda le intercettazioni telefoniche tra la residenza tunisina di Craxi, ad Hammamet, e l' Italia, disposte dalla magistratura milanese nel 1995, nel quadro del processo "Metropolitana Milanese". Su questo episodio la Corte ha emesso una duplice condanna. I giudici europei, all' unanimità, hanno constatato che «le autorità italiane non hanno seguito le procedure legali», quando, durante un' udienza del processo, furono letti dal pm milanese Paolo Ielo degli estratti delle intercettazioni. Infatti, «non c' è stata un' udienza preliminare nel corso della quale le parti e il giudice avrebbero potuto escludere i passaggi delle conversazioni intercettate privi di rapporto con la procedura». La seconda condanna riguarda le indiscrezioni apparse sui giornali. Con sei voti a favore e uno contrario (quello del giudice italiano Vladimiro Zagrebelsky), la Corte ha rilevato che «spettava al Governo dare una spiegazione plausibile su come queste informazioni fossero giunte in possesso della stampa, ma non l' ha fatto». Lo Stato, quindi, non ha rispettato l' obbligo di garantire l' effettiva protezione del diritto sancito nel primo paragrafo dell' articolo 8 della Convenzione, secondo cui «tutti hanno diritto al rispetto della propria vita privata e della propria corrispondenza». Inoltre, la Corte non ha riscontrato l' eccezione al diritto garantita all' autorità pubblica (paragrafo 2) «nell' interesse della sicurezza nazionale». La Corte non ha accolto la richiesta, avanzata dai legali, di un risarcimento per i danni materiali subiti da Craxi fino alla sua morte. Per i danni morali, invece, lo Stato italiano è stato condannato a una pena pecuniaria di 6.000 euro, da dividere tra gli eredi. «Il pronunciamento della Corte - ha affermato emozionato il figlio Bobo - è la conseguente condanna del nostro Paese in materia di violazione dei diritti umani. Risulta ormai evidente - ha continuato - il carattere persecutorio e politico dell' azione giudiziaria che costrinse mio padre a riparare in esilio». Il presidente della commissione Giustizia della Camera, Gaetano Pecorella, ha commentato: «Questo dimostra ancora una volta che ci sono stati degli eccessi durante Tangentopoli». E ha aggiunto: «L' obiettivo era buono, ma i mezzi spesso sono stati ingiusti». Nel dicembre scorso era arrivata la prima vittoria: lo Stato fu condannato per violazione dell' articolo 6 (sul giusto processo), in quanto durante i processi a carico di Craxi, i suoi legali non avevano potuto interrogare in aula tutti i testimoni. Nel 2001, invece, la Corte aveva respinto il ricorso presentato contro la condanna per corruzione e illecito finanziamento dei partiti, pronunciata nel 1998 dalla Corte d' Appello di Milano in merito al caso «Metropolitana Milanese», per la quale Craxi aveva parlato di "persecuzione". La Corte riconobbe che l' onorevole fu condannato per corruzione e non per le sue idee politiche. - PATRIZIO CAIROLI

19-01-10
CRAXI: BORRELLI, UNA SPECULAZIONE SUA RIABILITAZIONE. ERA UN LATITANTE

(ASCA) - Roma, 19 gen - L'ex procuratore capo di Milano Francesco Saverio Borrelli, capo del pool di 'Mani pulite' che nel '92 avvio le inchieste di Tangentopoli definisce ''sconveniente'' l'intitolare una strada di Milano a Bettino Craxi e trova ''offensivo'' che ''a breve distanza di tempo e per ragioni meramente speculative si voglia riabilitare un cittadino che si sottrasse alla giustizia del proprio Paese e si rese latitante''. Della sua personalita', ''sicuramente piu' complessa e politicamente sfaccettata di cio' che raccontano gli atti giudiziari'', si potra' discutere, dice in un'intervista a La Stampa, solo ''quando la distanza sara' tale da garantire una prospettiva storica e non solo politica''.
Borrelli non crede poi che il Capo dello Stato Giorgio Napolitano abbia ieri, con la sua lettera alla vedova Craxi, ''rivolto una bacchettata a noi''. In un passaggio della lettera, Napolitano ricordava come la Corte dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo ritenne nel 2002 che in una delle sentenze di condanna dell'ex leader socialista, ''pur nel rispetto delle norme italiane allora vigenti'' fosse stato violato ''il diritto a un processo equo''. Il magistrato ricorda che ''vi furono tre sentenze della Corte di Strasburgo sui processi a Craxi'' e non tutte negative. ''La sentenza del 2002 - prosegue - ritenne violata la convenzione dei diritti dell'uomo sul giusto processo, in relazione alla sentenza di condanna Eni-Sai.
Ma la Corte non entro' nel merito dell'imputazione - precisa Borrelli - bensi' della legge italiana che non si era conformata ai dettami europei''. Quindi nessun ''dolo'' da parte dei giudici, ''del resto la Corte di Strasburgo scrisse anche che non era possibile pensare che i rapprsentanti della Procura avessero abusato dei loro poteri''.

Ora fatevi la vostra opinione.

lunedì 18 gennaio 2010

Napolitano e Travaglio a confronto su Craxi

Oggi i telegiornali non fanno altro che parlare della lettera che Giorgio Napolitano ha inviato, in qualità di Presidente della Repubblica, alla vedova di Bettino Craxi, Anna. Era prevedibile che gli venisse dato ampio spazio dato il suo contenuto. Qui la trovate quasi integralmente. In breve, Napolitano dichiara che, poiché esiste un "complesso di luci e ombre", poiché non si può tralasciare l'importante attività politica e istituzionale di Craxi che (a dire di Napolitano) avrebbe, ad esempio in tema di politica estera, contribuito enormemente "al patrimonio della collocazione e funzione internazionale dell’Italia" e, infine, poiché "il peso della responsabilità per i fenomeni degenerativi ammessi e denunciati in termini generali e politici dal leader socialista era caduto con durezza senza eguali sulla sua persona" allora, come conseguenza automatica, "non può venir sacrificata al solo discorso sulle responsabilità dell’on. Craxi sanzionate per via giudiziaria la considerazione complessiva della sua figura di leader politico, e di uomo di governo".

A Napolitano vorrei rispondere in due modi. Alla considerazione su "luci e ombre" e su "peso della responsabilità" replico semplicemente con una battuta: "con un grande potere viene una grande responsabilità" come ci insegna Spiderman! Sui contributi politici di Craxi vorrei semplicemente precisare che nessuno ha assolutamente intenzione di cancellare in alcun modo la figura di Craxi (anzi dagli errori si può sempre imparare ed è l'unica cosa buona degli errori) e, detto questo, lascio la parola a Marco Travaglio che nel suo Passaparola odierno fa un piccolo excursus di quella che fu la carriera politica e istituzionale di Bettino.





Solo due osservazioni aggiuntive. Primo: l'Italia perde sempre più il senso della realtà ed è sempre più colpa di questi leader politici che sono qui da 40 anni se non di più e non sanno fare altro che cercare di rimanere attaccati alla poltrona peggio di Ciro Ferrara sulla panchina della Juve e dei giornalisti che semplicemente non raccontano i fatti ma agiscono più da megafono del potere che della verità. Secondo: da quello che Travaglio dice mi rendo sempre più conto di come Romano Prodi fosse il miglior uomo politico italiano degli ultimi anni.

Avatar di James Cameron

Come non andare a vedere l'evento cinematografico dell'anno, l'ennesima prova del visionario James Cameron, il film che fu concepito 15 anni fa ma completato negli ultimi 4 anni perchè la tecnologia non era ancora pronta, il "capolavoro" come lo ha definito Steven Spielberg?
Beh, sono andato a vederlo e sono rimasto affascinato ma al contempo stordito. Il film è sicuramente molto bello ma per capirlo a fondo bisogna studiarlo meglio e più approfonditamente.

Cominciamo con la storia che potrebbe, a prima vista, sembrare banale: la solita guerra senza quartiere tra i gli avidi e spietati conquistatori e gli indigeni che difendono la propria vita e il proprio mondo dall'invasione "aliena". Il solito invasore che impara a conoscere il "nuovo" mondo e diserta decidendo di combattere contro i suoi simili, spinto dall'amore per una giovane indigena. Quante volte lo abbiamo visto? Balla coi lupi, Pocahontas, L'ultimo samurai, ...devo continuare? Questa volta il plot standard viene trasportato in un futuro non troppo lontano: il nuovo mondo da conquistare è il pianeta Pandora, sul quale alcune società private terrestri stanno estraendo un raro materiale, irreperibile sul nostro pianeta, che dovrebbe risolvere definitivamente i problemi energetici in cui l'umanità è caduta, dopo aver completamente distrutto e prosciugato la Terra. Il marine Jake Sully, finito sulla sedia a rotelle durante un'operazione militare, viene inviato sul lontano pianeta per sostituire il fratello morto. L'aria di Pandora è irrespirabile per gli essere umani e per questo è stato creato il progetto Avatar che consiste nella creazione e nell'utilizzo di ibridi umani-alieni pilotati a distanza che possono sopravvivere sul pianeta e che sono del tutto simili nell'aspetto ai nativi del luogo, i Na'vi. Jake è l'unico a poter pilotare l'Avatar del fratello, perché possiede un DNA quasi perfettamente identico. Grazie all'Avatar Jake può camminare nuovamente e durante una delle ricognizioni del pianeta viene salvato da una giovane Na'vi, Neytiri, di cui si innamorerà. Immancabile il lieto fine in cui i cattivi vengono rispediti a casa dopo una battaglia apocalittica mentre Jake deciderà di rimanere nel nuovo mondo ormai in pace.

Se si guarda semplicemente alla storia, quindi, Avatar dovrebbe beccarsi una solenne bocciatura. Sono convinto che un regista bravo come James Cameron non avrebbe mai fatto l'errore di far uscire nelle sale cinematografiche un film già vecchio, soprattutto dopo una colossale campagna pubblicitaria durata anni, puntando semplicemente sull'effetto sorpresa. Bisogna, quindi, guardare più approfonditamente. Non ci si può fermare alla storia banale. Non ci si può, neanche, lasciare ingannare dagli effetti speciali che non sembrano un gran che, se paragonati a quelli di precedenti film 3D, che ti "fanno arrivare gli oggetti di sopra" e quindi sono necessariamente più fighi nell'opinione comune della gente (da questo punto di vista credo, invece, che il film sia molto elegante con un 3D utilizzato molto sapientemente senza esagerazioni). Ci si deve spingere oltre per capire quello che il film vuole trasmettere.

No, non sto assolutamente parlando della metafora morale ed ecologista che chiunque è in grado di vedere dietro il film. Certo questa è sicuramente presente: gli essere umani hanno distrutto la terra, Pandora è un mondo perfetto dove i suoi abitanti vivono in perfetta simbiosi con la natura, gli essere umani non si fermano di fronte a nulla e sono disposti ad uccidere pur di raggiungere il loro scopo, i Na'vi quando uccidono un essere vivente pregano per la sua anima e lo ringrazio per il sostentamento che gli fornirà, e così via, potrei continuare all'infinito.

No, no, c'è qualcosa di più profondo che forse non cade direttamente all'occhio. E' necessario conoscere un po' i dettagli tecnologici che stanno dietro al film per capire anche il suo senso. C'è un parallelo entusiasmante tra la tecnica con cui gli attori hanno dato vita ai personaggi digitali sullo schermo e il progetto Avatar stesso grazie al quali i piloti umani entrano fisicamente in Pandora. All'inizio della lavorazione del film, è stata effettuata una scansione approfondita di tutti i tratti somatici degli attori per riprodurre i loro avatar digitali in maniera perfetta nel minimo dettaglio. Successivamente, durante le riprese, sono state utilizzate delle tute dotate di sensori e telecamere piazzate su tutto il corpo, per registrare ogni minimo movimento del corpo. Anche il viso è stato perfettamente riprodotto, in maniera digitale, e gli attori hanno avuto la possibilità di recitare in piena libertà dato che qualunque espressione facciale avrebbero reputato più adatta alla scena sarebbe stata perfettamente registrata e avrebbe fatto parte del film. In pratica, l'avatar digitale che noi vediamo sullo schermo è la perfetta riproduzione del corpo dell'attore e conseguentemente della sua performance artistica. E così come gli attori hanno dato vita ai loro avatar digitali sullo schermo così, dentro lo schermo, gli esseri umani entrano in link con il proprio avatar Na'vi per andarsene in giro su Pandora. Già questo è un primo livello di dettaglio interessante: chi non ha mai sognato di poter uscire dal proprio corpo per entrare in un corpo più forte, più agile, magari indistruttibile con il quale poter fare quello che si vuole? Anche se questo tema è stato affrontato molte volte (vedi Il Tagliaerbe, Nirvana, lo stesso Matrix e vari altri) esso non è stato mai elaborato a questo livello. Il nuovo corpo non è più esclusivamente virtuale. Il mondo da esplorare non si concretizza esclusivamente nella memoria elettronica di un calcolatore. Non è una gabbia per la mente che non ha sbarre, forma o odore, come in Matrix, ma è qualcosa di reale e tangibile, in cui la mente del navigante può anche definitivamente trasferirsi come vedremo accadere a Jake nella scena finale.

Ma non è finita qui. Sul pianeta Pandora ogni essere vivente è dotato di un mezzo di connessione verso il resto del mondo. I Na'vi ce l'hanno nella coda dei capelli: praticamente è un cavo che li può collegare a qualunque cosa vivente sul pianeta. E quando un Na'vi si collega con un nuovo essere vivente, solitamente per cavalcarlo, (volante o terrestre che sia) i due corpi e le due menti diventano un tutt'uno. Basta che il Na'vi pensi di girare a destra ed ecco che la sua cavalcatura esegue come se lo avesse pensato essa stessa. L'intero pianeta Pandora è un unica rete neurale densamente connessa, in cui anche la morte non è che un passaggio da una forma ad un altra di comunicazione e di simbiosi con il resto dell'ambiente. E allora come non vedere in Avatar una perfetta metafora dei desideri più ancestrali dell'uomo: quello di far parte di un pan, di un tutto (vi dice niente Pan-dora?) e quello di sfuggire definitivamente alla morte e alla separazione dai propri cari?

E allora ecco che un film che è stato superficialmente etichettato come scontato o vecchio o sopravvalutato in realtà sta parlando al cuore più intimo di ognuno di noi. Sta evocando in noi un ricordo che ogni tanto, presi come siamo dalle nostre sopravvalutate vite, perdiamo dentro qualche anfratto di caos. E cosa dovrebbe fare il cinema se non questo?

venerdì 15 gennaio 2010

Io, loro e Lara di Carlo Verdone

Con un po' di ritardo, dovuto al ritorno al lavoro che non mi ha lasciato un attimo di tempo, torno a scrivere. Martedì sono andato a vedere Io, loro e Lara di Carlo Verdone, rigorosamente all'Iris e rigorosamente a 4 euro.
Penso che sia il primo film di Verdone che vado a vedere al cinema. Anzi, ora che ci penso, ne sono quasi sicuro. Ho sempre pensato che non valesse la pena andare a vedere film comici al cinema (tranne per qualche film di Aldo, Giovanni e Giacomo che è capitato di vedere con gli amici). Nell'ultimo periodo, però, ho pensato un po' alla funzione del cinema stesso e mi sono ricreduto. In fondo, cosa c'è di meglio di una sala gremita fino all'inverosimile di gente venuta per fare la stessa cosa per cui sei venuto tu? Il cinema non è solo effetti speciali o scene spettacolari. C'è anche la componente umana, che a volte si trascura. Un cinema pieno di gente che ride all'unisono per la stessa battuta, che parla con il vicino (magari disturbando) commentando l'ultima scena, che si alza, si muove, mangia popcorn, ognuno con la sua voce, con il suo modo di ridere particolare e diverso dagli altri è qualcosa che, se ci pensiamo bene, non capita più spesso. "Sentire" le persone che ci stanno attorno, non è il nostro forte. Il cinema è un'esperienza catartica, nel vero senso del termine, perché ti fa uscire un attimo dalla vita normale per metterti nella condizione di fare qualcosa con un sacco di gente, che magari non conosci, ma che in fondo ti appartiene perché vive con te, nella tua stessa città, nel tuo stesso paese.

E Io, loro e Lara, proprio di questo parla, del nostro paese. E per parlare del nostro paese non si può che parlare della Chiesa. Il protagonista, don Carlo, è un sacerdote missionario che torna a Roma perché crede di aver perso la fede. Come racconta ad un suo amico (che naturalmente non lo ascolta per niente) in Africa era costretto ad essere prete, preside, idraulico, sciamano: in fondo non sa più chi è. Ma, tornato a casa, non trova una situazione migliore: il fratello è un cocainomane operatore di borsa, la sorella è una psicologa separata con una figlia "emo", il padre si è risposato con una immigrata moldava. I figli non vedono la nuova "matrigna" di buon occhio: sono troppo preoccupati che possa rubargli l'eredità. In questo calderone, non c'è nessuno che abbia un attimo di tempo per ascoltare ciò che Carlo ha da dire e, anzi, sarà lui a dover ascoltare tutti, dispensare consigli e cercare di mettere in ordine la situazione. Situazione che si complicherà ancora di più con l'arrivo di Lara.

Io, loro e Lara è un ritratto perfetto della nostra società, formata da persone sole, che pensano al denaro, al lavoro, al sesso, che non hanno un attimo di tempo per parlare e ridere con gli altri. Gente travolta dai suoi stessi vizi, gente che non sa chi è o cosa vuole. C'è tutto nel calderone: immigrati, anziani, drogati, adolescenti alla deriva, avvocati senza scrupoli, prostitute. In tutto questo, Carlo Verdone non si risparmia qualche considerazione sulla Chiesa e sulla vita e la condizione dei sacerdoti. Mi è capitato di risentire tutto quello di cui abbiamo discusso nel gruppo di AC nell'ultimo periodo. Proprio le stesse frasi. Ad esempio il padre di Carlo che gli dice: "Ma tu cosa ne vuoi capire? Non sei mai stato innamorato!". Oppure, Carlo che spiega a sua sorella come in Africa ci vorrebbe più la protezione civile che quella spirituale.

Io, loro e Lara potrebbe sembrare scontato. Il finale è un po' sdolcinato e sicuramente non è un film "serio". Ma come mi è capitato di dire, sempre al gruppo di AC, penso che sia un film molto più serio di tante altre pellicole "serie". In fondo, se ci pensiamo bene, la nostra vita è abbastanza banale. Pensiamo di essere seri, impegnati, divertenti ma in fondo quando ci capita di vedere un film che rappresenta perfettamente il modo in cui viviamo l'aggettivo che ci viene in mente è banale. Forse, allora, per raccontare perfettamente di noi, molto meglio un film comico che mille film "intellettuali", "profondi", "seri", che in fondo, però, raccontano solo il mondo dei sogni.

lunedì 11 gennaio 2010

Bastardo negro non mi dire che sono razzista!

Siamo il paese delle contraddizioni in termini. Siamo il paese in cui chiunque, da qualunque posizione e in qualunque veste si può permettere di dire qualunque cosa senza che nessuno controbatta alcunché. Anche se quello che sta dicendo è una evidente assurdità. Anche se in un qualunque altro paese civile dovrebbe dimettersi immediatamente solo per averlo detto. I sottoposti, i dipendenti dell'impero mediatico della classe politica italiana (no non solo quello di Berlusconi) non hanno niente da dire, non sanno come dirlo o nel peggiore dei casi non vogliono dirlo. Giocano la loro parte come i politici giocano la loro. In totale simbiosi.

Siamo il paese in cui il ministro degli Esteri Franco Frattini, quello della Funzione Pubblica Renato Brunetta e quello del Lavoro Maurizio Sacconi possono permettersi di annunciare pubblicamente che si recheranno ad Hammamet, il prossimo 17 Gennaio, in occasione della commemorazione della morte di Bettino Craxi, senza che nessuno dica assolutamente niente. Senza che nessuno (se non i soliti noti sia inteso) sia in grado di dire una cosa semplicissima: "Siamo in uno stato di diritto? Bettino Craxi è stato condannato a 10 anni di reclusione da regolari tribunali in regolari processi e con regolari sentenze (senza contare le sentenze non definitive e i reati prescritti) ? Nessun ministro della Repubblica può permettersi di partecipare alla commemorazione pubblica di un latitante senza implicitamente dichiarare di non ritenere valide quelle sentenze ovvero senza implicitamente dichiarare di non credere che il nostro paese sia uno stato di diritto. Cosa in se assurda. Punto". E' così difficile?

Siamo il paese in cui il ministro dell'Interno, Roberto Maroni può permettersi di dire, di fronte ad un gruppo di schiavi moderni (perché questo sono) che si ribellano alla stato delle cose (dando come sempre lezione di senso civico, di orgoglio e di capacità di prendere in mano la propria vita ai "cittadini" di questo paese di checche), che la colpa della situazione è di chi in passato ha troppo tollerato l'immigrazione clandestina, dicendo implicitamente che la responsabilità della totale sovranità della criminalità organizzata in certe aree del paese (se non ovunque) e del dilagare incontrollato del lavoro nero e delle morti bianche è di quei poverazzi che scappano dal loro paese nell'illusione di trovare qui la possibilità di vivere in maniera civile, e non di una classe dirigente, se non collusa e anch'essa criminale, certamente assolutamente inetta. La colpa non è di chi approfitta della miseria altrui. La colpa è di chi è disperato e per sopravvivere subisce quello che può.

Avete sentito dire qualcosa di sensato, da parte di qualcuno in uno qualunque dei canali televisivi italiani in una qualunque trasmissione, riguardo questi temi? Assolutamente no. Gli italiani vivono di televisione! E quindi da ciò se ne deduce che gli italiani automaticamente riterranno che è giusto commemorare un latitante ed è giusto intitolargli una via a Milano. Riterranno giusto espellere immediatamente gli immigrati clandestini che si sono ribellati anziché affrontare la situazione come qualunque paese serio farebbe ovvero iniziando veramente una lotta senza quartiere a qualunque forma di illegalità. Ecco che la storia del nostro paese e del mondo intero, interi millenni di storia che dovrebbero guidare le scelte per il futuro, è cambiata sotto i nostri occhi.

Il nostro paese è malato e come sempre il primo passo per guarire è accorgersi della malattia. A quando?

Font embedded in immagini eps

Nel post di ieri mi sono occupato di descrivere come inserire i font embedded all'interno di un file pdf prodotto tramite latex. Se però nel file sono presenti delle immagini prodotte con inkscape o gnuplot che presentano del testo probabilmente il comando
$ pdffonts mypdf.pdf
vi risponderà con qualcosa del genere:
name                                 type              emb sub uni object ID
------------------------------------ ----------------- --- --- --- ---------
XUWBUR+NimbusRomNo9L-ReguItal        Type 1C           yes yes no      16  0
YXMBPZ+NimbusRomNo9L-Medi            Type 1C           yes yes no      14  0
XGMSCW+CMSY10                        Type 1C           yes yes no      12  0
LSNASR+NimbusRomNo9L-Regu            Type 1C           yes yes no      10  0
PKDQII+NimbusSanL-Regu               Type 1C           yes yes no       8  0
CVCBUP+CMMI12                        Type 1C           yes yes no      28  0
GQHPRH+CMMI8                         Type 1C           yes yes no      37  0
RHZTYV+NimbusRomNo9L-MediItal        Type 1C           yes yes no      35  0
URIFNC+NimbusSanL-ReguItal           Type 1C           yes yes no      46  0
EKJBZX+CMMI10                        Type 1C           yes yes no      44  0
KNVWMN+NimbusMonL-Regu               Type 1C           yes yes no      53  0
WNGVSG+CMR12                         Type 1C           yes yes no      60  0
OZBJDZ+CMMI6                         Type 1C           yes yes no      72  0
SYGRQK+CMSY8                         Type 1C           yes yes yes     78  0
YICAIF+CMR8                          Type 1C           yes yes no      76  0
VMCEHD+CMEX10                        Type 1C           yes yes yes     74  0
OTJKZH+CMR7                          Type 1C           yes yes no      96  0
YGZXPE+CMSY7                         Type 1C           yes yes no      94  0
QSBHWY+CMR10                         Type 1C           yes yes no      92  0
EHWOBO+CMMI7                         Type 1C           yes yes no      90  0
Helvetica                            Type 1            no  no  no     103  0
dove il font Helvetica viene indicato come non embedded. Questo creerà dei problemi se cerchiamo di sottomettere il pdf al controllo automatico effettuato dal sito IEEE PDF eXpress.
Vediamo una procedura abbastanza veloce che ci permette di fare in modo che all'interno delle nostre immagini eps vengano inseriti i font embedded.

Consideriamo una immagine eps qualsiasi: myimage.eps. Per prima cosa è necessario convertirla in formato pdf in modo che vengano inseriti i font:
$ ps2pdf14 -dPDFSETTINGS=/prepress myimage.eps myimage_with_font.pdf

Possiamo verificare che i font sono stati inseriti sempre con il comando visto nel post di ieri:
$ pdffonts myimage_with_font.pdf

Il risultato sarà:
name                                 type              emb sub uni object ID
------------------------------------ ----------------- --- --- --- ---------
BNMWKJ+Helvetica                     Type 1C           yes yes no       8  0

Ora il font Helvetica è embedded. Se vogliamo compilare il nostro articolo con pdflatex abbiamo finito. Basterà includere nel documento le immagini così convertite in pdf e il documento sarà perfetto. Se invece vogliamo compilare il nostro documento con latex (e non con pdflatex) quello che si deve fare è riconvertire il file in eps:
$ pdftops -eps myimage_with_font.pdf myimage_with_font.eps
e poi eliminare il contorno bianco che inevitabilmente si sarà formato intorno all'immagine:
$ ps2eps myimage_with_font.eps
Questo comando creerà un'immagine myimage_with_font.eps.eps. Rinominiamola come preferiamo, includiamo l'immagine nel nostro documento e poi ricompiliamo il nostro articolo in latex.
Adesso tutti i font saranno embedded:
name                                 type              emb sub uni object ID                                                                                                      
------------------------------------ ----------------- --- --- --- ---------                                                                                                      
XUWBUR+NimbusRomNo9L-ReguItal        Type 1C           yes yes no      16  0                                                                                                      
YXMBPZ+NimbusRomNo9L-Medi            Type 1C           yes yes no      14  0                                                                                                      
XGMSCW+CMSY10                        Type 1C           yes yes no      12  0                                                                                                      
LSNASR+NimbusRomNo9L-Regu            Type 1C           yes yes no      10  0                                                                                                      
PKDQII+NimbusSanL-Regu               Type 1C           yes yes no       8  0                                                                                                      
CVCBUP+CMMI12                        Type 1C           yes yes no      28  0
GQHPRH+CMMI8                         Type 1C           yes yes no      37  0
RHZTYV+NimbusRomNo9L-MediItal        Type 1C           yes yes no      35  0
URIFNC+NimbusSanL-ReguItal           Type 1C           yes yes no      46  0
EKJBZX+CMMI10                        Type 1C           yes yes no      44  0
KNVWMN+NimbusMonL-Regu               Type 1C           yes yes no      53  0
WNGVSG+CMR12                         Type 1C           yes yes no      60  0
OZBJDZ+CMMI6                         Type 1C           yes yes no      72  0
SYGRQK+CMSY8                         Type 1C           yes yes yes     78  0
YICAIF+CMR8                          Type 1C           yes yes no      76  0
VMCEHD+CMEX10                        Type 1C           yes yes yes     74  0
OTJKZH+CMR7                          Type 1C           yes yes no      96  0
YGZXPE+CMSY7                         Type 1C           yes yes no      94  0
QSBHWY+CMR10                         Type 1C           yes yes no      92  0
EHWOBO+CMMI7                         Type 1C           yes yes no      90  0
BNMWKJ+Helvetica                     Type 1C           yes yes no     104  0
AIKPBX+Helvetica                     Type 1C           yes yes no     107  0

domenica 10 gennaio 2010

Font embedded con latex

Se lavorate nel settore della ricerca, può esservi capitato, a volte, di avere la necessità di sottomettere un lavoro ad una conferenza che richiede l'utilizzo del sito IEEE PDF eXpress, per verificare se il vostro pdf rispetta le specifiche di compatibilità del sito IEEE Xplore PDF, nel quale avviene la pubblicazione online dei lavori.
Se vi è capitato, quasi sicuramente vi siete imbattuti in un errore di questo tipo:

Errors were found on pages 1-14. Font Helvetica, Times-Italic, Times-Roman, Times-Bold, Times-BoldItalic, Helvetica-Oblique, Courier is not embedded (1659x on pages 1-14).

Tale errore indica che i font che il vostro pdf richiede non sono inglobati nel pdf stesso. Questo comporta che, se un utente scarica il vostro articolo dal sito IEEE Xplore PDF e non ha installati sulla propria macchina i font che il pdf richiede, non sarà in grado di leggerlo correttamente. Proprio per questo la verifica dei font embedded è una delle prime effettuate dal tool automatico di verifica presente in IEEE PDF eXpress.

Esiste un comando che vi permette di verificare se il vostro pdf presenta dei font embedded o no e quali sono quelli non inclusi:
$ pdffonts mypdf.pdf

L'output è qualcosa del genere:
name                                 type              emb sub uni object ID
------------------------------------ ----------------- --- --- --- ---------
[none]                               Type 3            yes no  no      11  0
Helvetica                            Type 1            no  no  no       8  0
Times-Italic                         Type 1            no  no  no      14  0
Times-Roman                          Type 1            no  no  no       9  0
Times-Bold                           Type 1            no  no  no      13  0
[none]                               Type 3            yes no  yes     26  0
[none]                               Type 3            yes no  yes     35  0
Times-BoldItalic                     Type 1            no  no  no      33  0
Helvetica-Oblique                    Type 1            no  no  no      44  0
[none]                               Type 3            yes no  no      43  0
Courier                              Type 1            no  no  no      51  0
[none]                               Type 3            yes no  yes     62  0
[none]                               Type 3            yes no  no      73  0
[none]                               Type 3            yes no  no     109  0
[none]                               Type 3            yes no  no      93  0
[none]                               Type 3            yes no  no      90  0
[none]                               Type 3            yes no  no      88  0
[none]                               Type 3            yes no  no     154  0
[none]                               Type 3            yes no  no     152  0
[none]                               Type 3            yes no  no     150  0
[none]                               Type 3            yes no  yes    148  0

Tutti i no nella 3° colonna sotto emb sono i responsabili dell'errore che ci infastidisce.

Bando alle ciance come è possibile inserire i font all'interno del pdf in modo che questo errore scompaia? Niente di più semplice. Basta utilizzare il comando updmap per configurare pdflatex e tutti gli altri tool latex in modo da inserire i font all'interno dei file di output generati. In particolare basterà lanciare la seguente serie di comandi:

$ updmap --setoption pdftexDownloadBase14 true
$ updmap --setoption dvipsPreferOutline true
$ updmap --setoption dvipsDownloadBase35 true
$ updmap --setoption dvipdfmDownloadBase14 true

Compilando il vostro sorgente latex e rilanciando il comando

$ pdffonts mypdf.pdf
adesso otterremo un output come il seguente output:

name                                 type              emb sub uni object ID
------------------------------------ ----------------- --- --- --- ---------
XUWBUR+NimbusRomNo9L-ReguItal        Type 1C           yes yes no      16  0
YXMBPZ+NimbusRomNo9L-Medi            Type 1C           yes yes no      14  0
XGMSCW+CMSY10                        Type 1C           yes yes no      12  0
LSNASR+NimbusRomNo9L-Regu            Type 1C           yes yes no      10  0
PKDQII+NimbusSanL-Regu               Type 1C           yes yes no       8  0
CVCBUP+CMMI12                        Type 1C           yes yes no      28  0
GQHPRH+CMMI8                         Type 1C           yes yes no      37  0
RHZTYV+NimbusRomNo9L-MediItal        Type 1C           yes yes no      35  0
URIFNC+NimbusSanL-ReguItal           Type 1C           yes yes no      46  0
EKJBZX+CMMI10                        Type 1C           yes yes no      44  0
KNVWMN+NimbusMonL-Regu               Type 1C           yes yes no      53  0
WNGVSG+CMR12                         Type 1C           yes yes no      60  0
OZBJDZ+CMMI6                         Type 1C           yes yes no      72  0
SYGRQK+CMSY8                         Type 1C           yes yes yes     78  0
YICAIF+CMR8                          Type 1C           yes yes no      76  0
VMCEHD+CMEX10                        Type 1C           yes yes yes     74  0
OTJKZH+CMR7                          Type 1C           yes yes no      96  0
YGZXPE+CMSY7                         Type 1C           yes yes no      94  0
QSBHWY+CMR10                         Type 1C           yes yes no      92  0
EHWOBO+CMMI7                         Type 1C           yes yes no      90  0
Helvetica                            Type 1            no  no  no     103  0

Come vedete i font vengono adesso riconosciuti e abbiamo tutta una serie di yes nella terza colonna sotto emb. Noterete che è presente un solo no in corrispondenza del font Helvetica. Nel mio caso tale font è utilizzato solo all'interno delle immagini inserite nell'articolo. Per fare in modo che le immagini eps o pdf prodotte da tool come gnuplot o inkscape (sono i tool che utilizzo io) presentino anch'esse i font embedded sarà necessario qualche accorgimento che sarà oggetto di un prossimo post.


PS: una procedura più semplice:

$ pdftops mypdf.pdf
$ mv mypdf.ps mypdf_ok.ps
$ ps2pdf -dEmbedAllFonts=true -dPDFSETTINGS=/prepress mypdf_ok.ps

venerdì 8 gennaio 2010

Visualizzare immagini in sequenza con Sabayon

Con le versioni precedenti di Sabayon Linux tra i pacchetti di base installati c'era anche un piccolo programmino per visualizzare in sequenza le immagini contenute in una directory. Con la versione 5.1 forse si sono dimenticati di inserirlo e adesso le immagini vengono aperte automaticamente con GIMP, il che è una seccatura dato che GIMP ci sta una vita ad caricare e soprattutto non permette una visualizzazione in sequenza.

Non ricordavo il nome del programma e sono andato un po' in giro. Ho trovato che per Gnome esiste Eye of Gnome (in Gentoo e Sabayon è media-gfx/eog). Per KDE 4 invece il programma che cercavo è Gwenview (kde-base/gwenview). Se si cerca qualcosa di più sofisticato ci si può orientare per GQview (media-gfx/gqview) che funziona sia per Gnome che per KDE.

Io ho installato Gwenview che era quello presente di default nelle vecchie versioni di Sabayon con KDE e ho notato con piacere che permette anche una semplice anteprima di eventuali filmati presenti tra le immagini.

giovedì 7 gennaio 2010

Cineforum "Misteri d'Italia": Lucky Luciano

L'associazione Energia Messinese continua nel suo impegno civile sul territorio con gli appuntamenti del cineforum "Misteri d'Italia". L'obbiettivo del ciclo di proiezioni è quello di spingere i cittadini della nostra città a informarsi su alcuni degli aspetti poco chiari della storia italiana: delitti che non hanno mai visto la luce della verità, personaggi poco noti ai più ma con ruoli decisivi in momenti storici delicati, episodi coperti da una coltre di nebbia che non lascia intravedere il loro reale significato. Reputiamo che sia dovere di ogni cittadino, per quanto possibile, cercare tutte le informazioni necessarie a formarsi una opinione chiara e precisa su ciò che riguarda la vita pubblica del nostro paese. Insieme alla Rete, il cinema d'autore può essere utile allo scopo. Oltre a essere un piacevole modo di passare le serate.

Mercoledì 13 Gennaio verrà proiettato il film "Lucky Luciano" di Francesco Rosi e con Gian Maria Volontè. Senza entrare troppo nel dettaglio, per non togliere il piacere di vedere il film, basti ricordare che il Time Magazine ha inserito Luciano tra i 20 uomini più influenti del XX secolo. Luciano, inoltre, è una figura importantissima per la storia del nostro paese: si pensa che egli venne rimandato dal governo degli Stati Uniti in Sicilia per coordinare le operazioni della Mafia in vista dello sbarco degli alleati nella nostra isola nel 1945.

Ricordo che la proiezione avverrà presso il salone della Chiesa di Porto Salvo di fronte all'ingresso laterale della Fiera alle 21.30 circa. Qui trovate una mappa che ne indica la posizione corretta. L'ingresso è assolutamente gratuito.

martedì 5 gennaio 2010

Il Partito Unico dell'Amore

Poco prima di Natale, esattamente il 24 Dicembre 2009, il mitico Massimo D'Alema ha rilasciato una intervista al quotidiano L'Unità. L'articolo è questo. Tra le altre cose il leader maximo ha posto la seguente domanda: "Quali sarebbero, in tutti questi anni, gli accordi sottobanco che avremmo fatto con Berlusconi? Sarei curioso di sentire l’elenco". Ciò in risposta alle continue accuse di inciucismo che gli venivano rivolte da un paio di giorni dopo la sue meravigliosa esternazione: "Certi inciuci farebbero bene al paese". Qui il corrispondente articolo di Repubblica.

Naturalmente Marco Travaglio non poteva che cogliere l'occasione per fornire un elenco dettagliato al nostro smemorato. Per questo gli ultimi due Passaparola sono stati dedicati interamente ad un escursus storico sulle leggi "ad personas", "ad aziendam" ed infine "ad personam" che sinistra e destra (ovvero il Partito Unico dell'Amore) si sono allegramente regalate negli ultimi 15 anni di storia repubblicana.

Ecco i due Passaparola in questione:





Se non vi fidate di Marco Travaglio (leggittimo dopotutto) abbiamo una vera e propria confessione che ci giunge direttamente dalla aule parlamentari (spezzone del film "Viva Zapatero!" di Sabina Guzzanti):



Ora queste cose dovrebbe conoscerle anche un bambino ma purtroppo sappiamo che il nostro paese dimentica sempre tutto e non è abituato a leggere e informarsi quindi sempre meglio non lasciarsi sfuggire l'occasione di ripeterle. Non posso inoltre che approvare con grande entusiasmo la provocazione di Piero Ricca che suggerisce qui un bel No D'Alema Day.

lunedì 4 gennaio 2010

Hollywood ending di Woody Allen

Val Waxman è un regista di Hollywood la cui vita è in totale sfacelo. Sua moglie Ellie lo ha lasciato per i suoi problemi di ipocondria e ora sta con Hal, un produttore ricco, bello e di successo. Il figlio, musicista ribelle e anticonformista, non gli parla da anni: troppe differenze nelle loro espressioni artistiche e nel modo di affrontare la vita. La sua attuale fidanzata è un'attrice incapace, priva di talento e di cervello, con la quale vive solo per colmare il vuoto lasciato dalla moglie e per avere qualcuno che possa prendersi cura delle sue paure e nevrosi. Il lavoro va ancora peggio: è ridotto a girare spot pubblicitari in Canada in mezzo alle renne. Un giorno la ex moglie convince il suo attuale compagno ad affidare a Val un nuovo film su New York. Ma Val non si smentisce e nella paranoia di fallire viene colpito da cecità psicosomatica scatenando una serie di gag esilaranti sul set del nuovo film.

Hollywood ending è geniale perché affronta contemporaneamente due tematiche care al regista: la nevrosi e l'insicurezza dilagante nella società moderna e la crisi artistica di Hollywood. Val è il prototipo dell'uomo moderno: insicuro, ipocondriaco, schiavo di medicinali e psicofarmaci, insoddisfatto, incapace di mantenere il rapporto con la moglie che ama ancora e alla quale non perdona di averlo abbandonato. Ma Allen mette sullo schermo anche l'eterna doppia personalità del cinema hollywoodiano diviso tra la necessità di successo commerciale e la voglia di lasciare spazio ad un cinema d'autore che non sbanchi il box office ma abbia comunque qualcosa di interessante da dire.

Si potrebbe pensare che Hollywood ending sia il film più autobiografico di Woody Allen e non si andrebbe lontani dalla verità. Soprattutto è un arma di vendetta verso l'establishment hollywoodiano che Allen ha sempre snobbato e che non lo ha mai ricambiato con quell'amore che invece il regista riceve in Europa e nel resto del mondo.

Non uno dei migliori film di Allen ma comunque da vedere.

domenica 3 gennaio 2010

In 1/2 h su Craxi

Ho appena finito di vedere la puntata di oggi di "In 1/2 h". Lucia Annunziata intervistava la figlia di Bettino Craxi, Stefania. Sono stati inoltre proposti alcuni contributi inediti. In particolare alcune interviste a Bettino durante il periodo della latitanza/esilio (dipende dalle opinioni, come tutto in Italia e questo è proprio uno dei pensieri che vorrei esprimere).

Per prima cosa mi ha colpito proprio il contenuto di alcune delle dichiarazioni di Craxi. Soprattutto quelle riguardanti i suoi ex compagni di partito e il loro atteggiamento di fronte alla "persecuzione" giudiziaria di Bettino. Sono stati definiti tra le altre cose traditori, venduti, becchini. Ora l'unico pensiero che mi viene in mente è: ma a me che me ne frega? Cioè è assolutamente normale, in un paese come l'Italia, che quando inizia la tempesta i marinai cominciano ad abbandonare la nave lasciando solo il capitano. E magari lo rinnegano. Cercano di giustificare se stessi condannando gli altri. Collaborano per cercare vantaggi. C'è qualcosa di cui meravigliarsi? Ma soprattutto: ok gli amici di Craxi lo hanno abbandonato, e allora? Cosa c'entra con il merito della questione? Lui è innocente perchè sono stati gli altri che lo hanno tradito? Direi che è un po' troppo facile mettere così le cose. In merito a questo c'è un interessante articolo di Travaglio: http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/2009/12/31/i_ragazzi_dello_zoo_di_bettino.html su Voglio scendere.

Altra cosa che mi ha colpito è stato il continuo pronunciare la parola "partito". E come ci si nascondesse un po' dietro questa parola. "Se sono stati fatti degli sbagli sono stati fatti per il partito", "Sicuramente tutti hanno fatto quello che pensavano giusto per il partito". Sappiamo bene che non si fanno sbagli di quel tipo per il bene del paese o di un qualunque partito, ma solo per il bene delle proprie tasche.

Infine altra considerazione, quella che accennavo inizialmente. La figlia di Craxi dichiara che la storia si ripete e che ciò che è stato fatto a suo padre viene adesso fatto a Silvio Berlusconi. Solo che c'è una differenza: gli italiani non erano con Craxi ma sono con Berlusconi. Sorge spontanea la domanda: perchè è così? La risposta più facile che mi viene in mente è che Berlusconi ha un potere mediatico che Craxi non aveva e ha avvelenato le menti degli italiani e plasmato i loro cervelli con un unico obbiettivo: quello di renderli ignoranti. E soprattutto quello di renderli simili a lui. E come potrebbero gli esseri inferiori non adorare il loro dio che li ha creati?

Ma la considerazione finale è un'altra. Dall'ignoranza deriva l'incapacità di farsi un'opinione. Gli italiani non prendono posizione con il cervello ma con il cuore. Ragionano a simpatie ed antipatie. Non sono interessati ai fatti, alla Verità. Sono spinti da amore e odio anche quando devono prendere una posizione su qualcosa che non conoscono. Craxi è fuggito ad Hammamet? E' un esule politico perchè i giudici politicizzati lo hanno perseguitato. Qualcuno della mia generazione conosce veramente i fatti? No assolutamente. I fatti non li conoscono neanche quelli che in quegli anni c'erano e hanno visto tutto. Non li conoscono o li hanno dimenticati. E non hanno alcuna intenzione di informarsi per conoscerli. Non c'è niente da conoscere, sono i giudici che sono politicizzati. Ma io dico, ci sono delle sentenze? Ci saranno anche i fatti su cui tali sentenze si basano, ci saranno le prove, le testimonianze. Leggiamo le sentenze, guardiamo ai fatti, facciamoci un'opinione e poi parliamo di Craxi, Berlusconi e di chi volete voi. Ma non parliamo sulla base di simpatie e antipatie, sulla base del nulla. Parliamo sui fatti. Ma gli italiani sono troppo pigri per informarsi attivamente e qui la colpa è sempre della televisione berlusconiana.

Proposito per il nuovo anno: non parlare mai di ciò di cui non si conoscono i dettagli. Cercare sempre di conoscere i fatti prima di formarsi un'opinione. Sentire entrambe le campane e poi forgiarsi la propria. Lasciare le simpatie e antipatie agli ignoranti.