sabato 16 ottobre 2010

La vita in diretta

Sto seguendo il dibattito su TVTalk, ovviamente su Rai3 (sulle altre reti non fanno analisi così interessanti). Stanno parlando dell'ultima settimana televisiva italiana. Per combinazione, stavo proprio pensando di scrivere su questo argomento. E' da quando sono tornato a casa dagli Stati Uniti che penso di scrivere qualcosa sulla televisione in Italia. Direte: certo sei appena tornato dall'America, chissà che programmi interessanti ci sono sugli infiniti canali della TV via cavo made in U.S.A. Ebbene, è proprio tutto il contrario. Sono tornato e mi sembra di essere ancora lì. Quando sono arrivato negli Stati Uniti una delle prime cose che ho fatto è cercare di procurarmi una televisione. Ovviamente, la TV è uno degli strumenti migliori se vuoi abituare l'orecchio all'accento americano ma, onestamente, la mia scelta era motivata anche da un'altra componente: la curiosità. Volevo vedere con i miei occhi quello che ogni giorno gli "Omer Simpson" americani guardano in TV spiaggiati sui propri divani. Ecco, come qualunque altra cosa che ho visto negli Stati Uniti anche la TV mi ha profondamente deluso. In pratica non c'è nessuna differenza sostanziale con la televisione italiana: telegiornali che riempiono il cervello delle persone con quintali di cronaca nera, rosa, gialla,blu (e di qualunque altro colore si gradisca), programmi di approfondimento imbarazzanti e privi di qualunque ragione d'esistere, sport, sport e ancora sport.

Ieri ho avuto una discussione piuttosto accesa con alcuni amici. Sono molto contento di averla avuta perché è sintomo che ogni tanto siamo in grado di parlare di qualcosa di sensato. Dicevo, ho avuto questa discussione incentrata sull'argomento degli ultimi giorni: il caso Sarah Scazzi. In queste ultime settimane non si è parlato praticamente di nient'altro: girando tra i 7 principali canali della nostra TV generalista (ma preferirei utilizzare l'aggettivo qualunquista) c'è solo l'imbarazzo della scelta. Si passa dall'analisi pseudo sociologica a quella para psicologica, dalle interviste al fruttivendolo di fiducia alle lacrime in diretta degli amici e dei parenti, fino ad arrivare ai bocconcini per i palati più sopraffini: particolari e dettagli macabri su cosa indossava la ragazza al momento della morte o su cosa avrebbe fatto lo zio dopo averla uccisa (addirittura ieri comunicavano agli interessatissimi spettatori che lo zio, una volta seppellita la ragazzina, aveva avuto la sensibilità di dire due o tre Ave Maria).

Ora, nel momento in cui io sento cose di questo genere esco completamente fuori di testa. Non ci vedo più proprio. Mi chiedo: è così difficile capire che questo è solo fumo negli occhi? Esattamente, non più e non meno, ad esempio, del calcio? Siamo proprio sicuri che queste siano le cose di cui si dovrebbe parlare con questo livello di approfondimento? Siamo sicuri che la giustificazione "gli italiani sono stati sempre un po' guardoni" sia sufficiente per lasciar correre o addirittura appassionarsi a questo genere di cronaca?

Vi faccio alcune domande:

- Chi ricorda il nome del sindaco di Pollica ucciso dalla Camorra poco più di un mese fa?
- Chi ricorda il nome del vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria della cui uccisione, avvenuta a Locri, ricorre oggi l'anniversario?
- Chi conosce qualche particolare della legge Finanziaria 2010-2011 appena approvata al Consiglio dei Ministri?
- Chi sa, esattamente, perché oggi a Roma ci sono circa 700 mila persone a manifestare insieme ai lavoratori della FIOM?

Ed eccoci all'ultima domanda, quella che da senso alle altre:

- Chi si ricorda il nome della ragazzina quindicenne di Avetrana uccisa dallo zio circa un mese fa e il nome di sua cugina che oggi è stata arrestata per concorso in omicidio.

Ecco le vostre probabili risposte danno il succo del mio discorso.

Aggiornamento del 17/10/10: Intervista  su SkyTG24 a un uomo che visita la tomba di Sarah Scazzi: "Venire qui, in diretta, è tutta un'altra cosa".