sabato 13 marzo 2010

Non funziona così neanche nello Zimbabwe

Stavo facendo una piccola pausa dal lavoro e un lavoratore medio che lavora a casa e fa la sua meritata pausa dopo ore davanti al computer di solito cosa fa? Semplice: accende la TV. Purtroppo in questo paese non si può fare neanche questo. Infatti se accendi la TV rischi che la tua pausa si trasformi in un inferno. Soprattutto se ancora non ti sei rassegnato alle cose assurde che vedi in giro.

Dicevo, accendo la TV e faccio un po' di zapping tra SkyTG24 e Rai Tre: gli unici due canali che guardo in questo periodo. Mi appare la seguente citazione a tutto schermo: "Non funziona così neanche nello Zimbabwe" (Mauro Masi, direttore generale della Rai). Vado a cercare di che programma si tratta e vedo che è l'anteprima di "Che tempo che fa". In questo momento mentre scrivo Fabio Fazio sta intervistando l'attuale direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli.

Lasciando perdere il fatto che intervistare Ferruccio De Bortoli sull'argomento del momento, ovvero l'indipendenza dell'informazione dalla politica, mi sembra assolutamente appropriato (il Corriere della Sera si mette in evidenza per la sua indipendenza così tanto che Travaglio ad esempio lo chiama Pompiere della sera) mi incuriosisce la frase di cui sopra quindi vado a dare un'occhiata su Internet per capire cosa mi sono perso. Becco subito questo articolo di Repubblica che vi incollo. Leggete e fatevi una pausa anche voi:

"Voglio una lettera, bloccate tutto" E a Santoro: "Per te una multa del 3%"

TRANI - Silvio Berlusconi non ne poteva più. "Basta con i processi che si tengono in televisione. Sono inaccettabili". C'era bisogno di fermare quei "pollai". Parlava così il presidente del consiglio al telefono con il commissario dell'Agcom, Giancarlo Innocenzi, ascoltato dai finanzieri baresi. Il premier era su tutte le furie con l'Authority, incapace di bloccare Annozero come invece lui pretendeva.

Un pressing continuo, asfissiante. Il premier, in base alle carte, chiede a Innocenzi di attivarsi con il presidente dell'Agcom Corrado Calabrò : "Devi convincerlo a scrivere una lettera a Michele Santoro", insiste, che sottolinei i rischi insiti in una trasmissione che parli del processo Mills senza sufficiente contraddittorio. Innocenzi esegue, ed informa il presidente del consiglio dei progressi che sta facendo. Progressi scarsi, in verità, perché alla fine Calabrò la famosa lettera di avvertimento a Santoro non la firmerà mai. Berlusconi è irritato, e con Innocenzi non è diplomatico: azioni inutili. Allora cambia strategia e fa intervenire il direttore generale della Rai Mauro Masi. Sarà lui , pur sbottando ("Queste cose, nemmeno in Zimbabwe") a parlare con Santoro, agitando lo spettro di una supermulta: " Se saremo querelati, avrai una sanzione pari al 3% del risarcimento che la Rai sarà costretta a pagare". Missione inutile anche questa, la trasmissione andrà comunque in onda.

Secondo il sostituto procuratore di Trani, Michele Ruggiero, Innocenzi avrebbe violato i doveri di imparzialità di un pubblico ufficiale. Da qui la richiesta di interdizione, firmata ieri, che però ha aperto l'ennesima ferita nel suo rapporto con il procuratore capo, Carlo Maria Capristo. Non è un mistero che questa inchiesta abbia fortemente incrinato i rapporti tra i due. Capristo - che ieri si è trincerato in un secco e cortese "no comment" - non era d'accordo sull'impostazione dell'inchiesta: aveva sollevato problemi di competenza e sulla classificazione del reato. Il problema non sarebbe soltanto la posizione di Innocenzi. Nell'ufficio del sostituto procuratore negli scorsi giorni sarebbe rimbalzata la possibilità di chiedere una misura interdittiva anche per il presidente del Consiglio, sulla base delle intercettazioni telefoniche definite "pesantissime" dagli investigatori. Un'ipotesi questa definita come "impensabile" da Capristo che avrebbe dovuto controfirmarla.

Il discorso era comunque aperto, anche perché l'indagine aveva un altro calendario: qualsiasi decisione doveva arrivare dopo le elezioni regionali. Ieri, però, la fuga di notizie (è stato aperto un fascicolo parallelo) ha cambiato le carte in tavola. Imponendo una rapidissima accelerata all'indagine. Alle nove della mattina è arrivata dalla cancelleria di Ruggiero sul tavolo del gip, Roberto Oliveri del Castillo, in busta chiusa, una richiesta dall'ufficio del pm. Dopo c'è stato un vertice di quasi due ore tra Ruggiero e Capristo al termine del quale il procuratore è andato via mentre il suo sostituto è tornato in stanza dove lo aspettava la Guardia di finanza.

Per tutta la giornata, nella caserma di Bari, i finanzieri hanno trascritto decine e decine di intercettazioni telefoniche (oggi esistono soltanto i brogliacci) e preparato le informative che verranno depositate a breve. La prossima settimana ci saranno anche nuovi interrogatori: martedì è fissato quello di Michele Santoro, chiamato come persona informata sui fatti. E probabilmente non sarà il solo.

Intanto - ma forse è soltanto un caso - nei giorni scorsi il procuratore Capristo ha cambiato a sorpresa i pool di lavoro dei sostituti procuratori: Ruggiero dal 15 marzo non si occuperà più di pubblica amministrazione ma di reati finanziari. Ruggiero è a Trani da quattro anni all'incirca. È considerato un pm rigoroso ma aggressivo: negli ultimi anni ha condotto indagini che hanno fatto molto parlare come quelle sulla corruzione nell'ispettorato del lavoro o sulla sofisticazione degli oli.

Capristo - un passato da pm a Bari dove, tra le altre cose, condusse l'accusa nel processo per il rogo del teatro Petruzzelli - è invece a Trani da poco più di un anno. La sua nomina è stata al centro di un'inchiesta della procura di Roma e del tribunale dei ministri, poi conclusasi con un'archiviazione. Furono indagati il ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto e il Guardasigilli, Angelino Alfano.

GIULIANO FOSCHINI