domenica 7 febbraio 2010

Ho solo fatto a pezzi mia moglie di Alfonso Arau

Continua il mio excursus sui film di Woody Allen. Per la verità quest'ultimo è con Woody Allen e non di Woody Allen ma non vi è alcun dubbio sui motivi che hanno spinto il regista newyorkese ad accettare la parte. In "Ho solo fatto a pezzi mia moglie", infatti, c'è tutta la sottile ironia di cui è permeato il suo cinema, con un'unica importante differenza sull'ambientazione: New York non si vede neanche in cartolina e la trama si dipana tra il Texas e il Messico.

Tex (interpretato da Allen) è un macellaio cornificato impunemente e, a dir poco, frequentemente dalla bellissima moglie Candy (Sharon Stone). Tex e Candy sono di New York (naturalmente la città doveva almeno essere nominata) ma sono costretti a vivere in Texas per sfuggire ad un boss malavitoso con cui Candy ha avuto la sua ennesima avventura extraconiugale. Un giorno, stanco di questa situazione, Tex uccide la moglie, la taglia in sette pezzi e la seppellisce vicino allo sperduto villaggio di El Nino, in Messico. Una donna del villaggio, cieca dalla nascita, inciampa nella mano della defunta, sfuggita al seppellimento, e riacquista la vista. Da quel momento la mano di Candy diventerà ironicamente "la mano della Vergine" e il piccolo e sconosciuto villaggio di El Nino si trasformerà in meta di pellegrinaggi e potenziale fonte di business per i suoi abitanti. Sacro e profano si mescoleranno mentre Tex tenterà, ad ogni costo, di recuperare la mano della moglie, cercando nel contempo di non essere arrestato.

Al di là della sottile critica verso la Chiesa e verso la gestione dei luoghi di culto, sempre più spesso centri di affari e speculazione, "Ho solo fatto a pezzi mia moglie" si distingue per la regia ironica e divertente di Alfonso Arau (che si era già fatto conoscere per "Il profumo del mosto selvatico") . Il villaggio di El Nino è dipinto come uno spassoso e teatrale circo di personaggi assurdi e surreali. Non manca nessuno: dal prete del paese, devoto ma incapace di resistere alle tentazioni della carne, al sindaco corrotto e pronto ad approfittare economicamente dell'arrivo della mano, dalla prostituta locale, una siciliana che si guadagna il pane con la maggior parte degli uomini del villaggio, compreso il prete (interpretata da Maria Grazia Cucinotta), allo storpio venditore ambulante, per finire con il cantastorie del villaggio che, con in mano la sua chitarra elettrica, dispensa perle di saggezza a chi è in difficoltà. Termino questa recensione con una delle migliori: "O salvi il culo o salvi l'anima. Tutti e due non li salvi!".