lunedì 18 gennaio 2010

Avatar di James Cameron

Come non andare a vedere l'evento cinematografico dell'anno, l'ennesima prova del visionario James Cameron, il film che fu concepito 15 anni fa ma completato negli ultimi 4 anni perchè la tecnologia non era ancora pronta, il "capolavoro" come lo ha definito Steven Spielberg?
Beh, sono andato a vederlo e sono rimasto affascinato ma al contempo stordito. Il film è sicuramente molto bello ma per capirlo a fondo bisogna studiarlo meglio e più approfonditamente.

Cominciamo con la storia che potrebbe, a prima vista, sembrare banale: la solita guerra senza quartiere tra i gli avidi e spietati conquistatori e gli indigeni che difendono la propria vita e il proprio mondo dall'invasione "aliena". Il solito invasore che impara a conoscere il "nuovo" mondo e diserta decidendo di combattere contro i suoi simili, spinto dall'amore per una giovane indigena. Quante volte lo abbiamo visto? Balla coi lupi, Pocahontas, L'ultimo samurai, ...devo continuare? Questa volta il plot standard viene trasportato in un futuro non troppo lontano: il nuovo mondo da conquistare è il pianeta Pandora, sul quale alcune società private terrestri stanno estraendo un raro materiale, irreperibile sul nostro pianeta, che dovrebbe risolvere definitivamente i problemi energetici in cui l'umanità è caduta, dopo aver completamente distrutto e prosciugato la Terra. Il marine Jake Sully, finito sulla sedia a rotelle durante un'operazione militare, viene inviato sul lontano pianeta per sostituire il fratello morto. L'aria di Pandora è irrespirabile per gli essere umani e per questo è stato creato il progetto Avatar che consiste nella creazione e nell'utilizzo di ibridi umani-alieni pilotati a distanza che possono sopravvivere sul pianeta e che sono del tutto simili nell'aspetto ai nativi del luogo, i Na'vi. Jake è l'unico a poter pilotare l'Avatar del fratello, perché possiede un DNA quasi perfettamente identico. Grazie all'Avatar Jake può camminare nuovamente e durante una delle ricognizioni del pianeta viene salvato da una giovane Na'vi, Neytiri, di cui si innamorerà. Immancabile il lieto fine in cui i cattivi vengono rispediti a casa dopo una battaglia apocalittica mentre Jake deciderà di rimanere nel nuovo mondo ormai in pace.

Se si guarda semplicemente alla storia, quindi, Avatar dovrebbe beccarsi una solenne bocciatura. Sono convinto che un regista bravo come James Cameron non avrebbe mai fatto l'errore di far uscire nelle sale cinematografiche un film già vecchio, soprattutto dopo una colossale campagna pubblicitaria durata anni, puntando semplicemente sull'effetto sorpresa. Bisogna, quindi, guardare più approfonditamente. Non ci si può fermare alla storia banale. Non ci si può, neanche, lasciare ingannare dagli effetti speciali che non sembrano un gran che, se paragonati a quelli di precedenti film 3D, che ti "fanno arrivare gli oggetti di sopra" e quindi sono necessariamente più fighi nell'opinione comune della gente (da questo punto di vista credo, invece, che il film sia molto elegante con un 3D utilizzato molto sapientemente senza esagerazioni). Ci si deve spingere oltre per capire quello che il film vuole trasmettere.

No, non sto assolutamente parlando della metafora morale ed ecologista che chiunque è in grado di vedere dietro il film. Certo questa è sicuramente presente: gli essere umani hanno distrutto la terra, Pandora è un mondo perfetto dove i suoi abitanti vivono in perfetta simbiosi con la natura, gli essere umani non si fermano di fronte a nulla e sono disposti ad uccidere pur di raggiungere il loro scopo, i Na'vi quando uccidono un essere vivente pregano per la sua anima e lo ringrazio per il sostentamento che gli fornirà, e così via, potrei continuare all'infinito.

No, no, c'è qualcosa di più profondo che forse non cade direttamente all'occhio. E' necessario conoscere un po' i dettagli tecnologici che stanno dietro al film per capire anche il suo senso. C'è un parallelo entusiasmante tra la tecnica con cui gli attori hanno dato vita ai personaggi digitali sullo schermo e il progetto Avatar stesso grazie al quali i piloti umani entrano fisicamente in Pandora. All'inizio della lavorazione del film, è stata effettuata una scansione approfondita di tutti i tratti somatici degli attori per riprodurre i loro avatar digitali in maniera perfetta nel minimo dettaglio. Successivamente, durante le riprese, sono state utilizzate delle tute dotate di sensori e telecamere piazzate su tutto il corpo, per registrare ogni minimo movimento del corpo. Anche il viso è stato perfettamente riprodotto, in maniera digitale, e gli attori hanno avuto la possibilità di recitare in piena libertà dato che qualunque espressione facciale avrebbero reputato più adatta alla scena sarebbe stata perfettamente registrata e avrebbe fatto parte del film. In pratica, l'avatar digitale che noi vediamo sullo schermo è la perfetta riproduzione del corpo dell'attore e conseguentemente della sua performance artistica. E così come gli attori hanno dato vita ai loro avatar digitali sullo schermo così, dentro lo schermo, gli esseri umani entrano in link con il proprio avatar Na'vi per andarsene in giro su Pandora. Già questo è un primo livello di dettaglio interessante: chi non ha mai sognato di poter uscire dal proprio corpo per entrare in un corpo più forte, più agile, magari indistruttibile con il quale poter fare quello che si vuole? Anche se questo tema è stato affrontato molte volte (vedi Il Tagliaerbe, Nirvana, lo stesso Matrix e vari altri) esso non è stato mai elaborato a questo livello. Il nuovo corpo non è più esclusivamente virtuale. Il mondo da esplorare non si concretizza esclusivamente nella memoria elettronica di un calcolatore. Non è una gabbia per la mente che non ha sbarre, forma o odore, come in Matrix, ma è qualcosa di reale e tangibile, in cui la mente del navigante può anche definitivamente trasferirsi come vedremo accadere a Jake nella scena finale.

Ma non è finita qui. Sul pianeta Pandora ogni essere vivente è dotato di un mezzo di connessione verso il resto del mondo. I Na'vi ce l'hanno nella coda dei capelli: praticamente è un cavo che li può collegare a qualunque cosa vivente sul pianeta. E quando un Na'vi si collega con un nuovo essere vivente, solitamente per cavalcarlo, (volante o terrestre che sia) i due corpi e le due menti diventano un tutt'uno. Basta che il Na'vi pensi di girare a destra ed ecco che la sua cavalcatura esegue come se lo avesse pensato essa stessa. L'intero pianeta Pandora è un unica rete neurale densamente connessa, in cui anche la morte non è che un passaggio da una forma ad un altra di comunicazione e di simbiosi con il resto dell'ambiente. E allora come non vedere in Avatar una perfetta metafora dei desideri più ancestrali dell'uomo: quello di far parte di un pan, di un tutto (vi dice niente Pan-dora?) e quello di sfuggire definitivamente alla morte e alla separazione dai propri cari?

E allora ecco che un film che è stato superficialmente etichettato come scontato o vecchio o sopravvalutato in realtà sta parlando al cuore più intimo di ognuno di noi. Sta evocando in noi un ricordo che ogni tanto, presi come siamo dalle nostre sopravvalutate vite, perdiamo dentro qualche anfratto di caos. E cosa dovrebbe fare il cinema se non questo?