venerdì 15 gennaio 2010

Io, loro e Lara di Carlo Verdone

Con un po' di ritardo, dovuto al ritorno al lavoro che non mi ha lasciato un attimo di tempo, torno a scrivere. Martedì sono andato a vedere Io, loro e Lara di Carlo Verdone, rigorosamente all'Iris e rigorosamente a 4 euro.
Penso che sia il primo film di Verdone che vado a vedere al cinema. Anzi, ora che ci penso, ne sono quasi sicuro. Ho sempre pensato che non valesse la pena andare a vedere film comici al cinema (tranne per qualche film di Aldo, Giovanni e Giacomo che è capitato di vedere con gli amici). Nell'ultimo periodo, però, ho pensato un po' alla funzione del cinema stesso e mi sono ricreduto. In fondo, cosa c'è di meglio di una sala gremita fino all'inverosimile di gente venuta per fare la stessa cosa per cui sei venuto tu? Il cinema non è solo effetti speciali o scene spettacolari. C'è anche la componente umana, che a volte si trascura. Un cinema pieno di gente che ride all'unisono per la stessa battuta, che parla con il vicino (magari disturbando) commentando l'ultima scena, che si alza, si muove, mangia popcorn, ognuno con la sua voce, con il suo modo di ridere particolare e diverso dagli altri è qualcosa che, se ci pensiamo bene, non capita più spesso. "Sentire" le persone che ci stanno attorno, non è il nostro forte. Il cinema è un'esperienza catartica, nel vero senso del termine, perché ti fa uscire un attimo dalla vita normale per metterti nella condizione di fare qualcosa con un sacco di gente, che magari non conosci, ma che in fondo ti appartiene perché vive con te, nella tua stessa città, nel tuo stesso paese.

E Io, loro e Lara, proprio di questo parla, del nostro paese. E per parlare del nostro paese non si può che parlare della Chiesa. Il protagonista, don Carlo, è un sacerdote missionario che torna a Roma perché crede di aver perso la fede. Come racconta ad un suo amico (che naturalmente non lo ascolta per niente) in Africa era costretto ad essere prete, preside, idraulico, sciamano: in fondo non sa più chi è. Ma, tornato a casa, non trova una situazione migliore: il fratello è un cocainomane operatore di borsa, la sorella è una psicologa separata con una figlia "emo", il padre si è risposato con una immigrata moldava. I figli non vedono la nuova "matrigna" di buon occhio: sono troppo preoccupati che possa rubargli l'eredità. In questo calderone, non c'è nessuno che abbia un attimo di tempo per ascoltare ciò che Carlo ha da dire e, anzi, sarà lui a dover ascoltare tutti, dispensare consigli e cercare di mettere in ordine la situazione. Situazione che si complicherà ancora di più con l'arrivo di Lara.

Io, loro e Lara è un ritratto perfetto della nostra società, formata da persone sole, che pensano al denaro, al lavoro, al sesso, che non hanno un attimo di tempo per parlare e ridere con gli altri. Gente travolta dai suoi stessi vizi, gente che non sa chi è o cosa vuole. C'è tutto nel calderone: immigrati, anziani, drogati, adolescenti alla deriva, avvocati senza scrupoli, prostitute. In tutto questo, Carlo Verdone non si risparmia qualche considerazione sulla Chiesa e sulla vita e la condizione dei sacerdoti. Mi è capitato di risentire tutto quello di cui abbiamo discusso nel gruppo di AC nell'ultimo periodo. Proprio le stesse frasi. Ad esempio il padre di Carlo che gli dice: "Ma tu cosa ne vuoi capire? Non sei mai stato innamorato!". Oppure, Carlo che spiega a sua sorella come in Africa ci vorrebbe più la protezione civile che quella spirituale.

Io, loro e Lara potrebbe sembrare scontato. Il finale è un po' sdolcinato e sicuramente non è un film "serio". Ma come mi è capitato di dire, sempre al gruppo di AC, penso che sia un film molto più serio di tante altre pellicole "serie". In fondo, se ci pensiamo bene, la nostra vita è abbastanza banale. Pensiamo di essere seri, impegnati, divertenti ma in fondo quando ci capita di vedere un film che rappresenta perfettamente il modo in cui viviamo l'aggettivo che ci viene in mente è banale. Forse, allora, per raccontare perfettamente di noi, molto meglio un film comico che mille film "intellettuali", "profondi", "seri", che in fondo, però, raccontano solo il mondo dei sogni.